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Difesa e politica estera europea in mano ai Paesi baltici
Non è una buona notizia, secondo il generale Leonardo Tricarico in questa eloquente disamina
16-10-2024 - Dunque, il Commissario per la Difesa e lo Spazio, scelto da Ursula von der Leyen, sarà il lettone Andrius Kubilius.
In via di principio non è una buona notizia, sopratutto se associata al fatto che l’Alto Rappresentante per la Politica Estera, il sostituto di Josef Borrell, sarà l’attuale Primo Ministro estone Kaja Kallas.
Detto in termini grossolani ma comprensibili, la politica estera e di difesa europea sarà in mano ai paesi baltici.
Si potrà obiettare che, una volta assunto l’incarico, la casacca nazionale verrà dismessa per poter servire esclusivamente sotto il vessillo europeo; e tuttavia -sempre in via di principio- il rischio che nei comportamenti dei due Commissari prevalgano, o abbiano un ruolo ineludibile, le ataviche paure per la Russia di Putin è da mettere seriamente in conto.

Un pericolo concreto dunque, quello che la shizofrenia anti Putin dei Paesi baltici prenda il sopravvento sull’imparzialità di visioni e condotta: e’ necessario correre ai ripari. E l’audizione di Kubilius in Commissione, i suoi “esami orali” sono l’unico strumento al momento a portata di mano, quando il 6 novembre egli dovrà rispondere ai quesiti dei parlamentari aventi titolo ad incalzarlo con domande scritte o verbali. Uno stress test dall’esito tutt’altro che certo, come potrà testimoniare il prof Rocco Buttiglione che quegli esami non supero’ nel 2004.
Potranno rivolgere domande a Kubilius, oltre ai componenti, titolari e sostituti, della Commmissione Difesa, anche i membri di altre Commissioni aventi competenze intersecantesi con la Difesa, nel nostro caso, probabilmente Esteri, Industria e Trasporti per un totale di 54 parlamentari italiani titolati ad avanzare quesiti in forma scritta od orale.
Ovviamente, non è dato conoscere quanto la pattuglia italiana a Bruxelles padroneggi i temi della difesa, la loro familiarità con la materia, talche’ siano in grado di porre i giusti quesiti.

Vi è da ritenere che, non fosse altro che per la contaminazione prodotta in tutti dal conflitto russo ucraino, non sfugga loro il pericolo che l’operato di Kubilius si possa concentrare in via preferenziale, se non esclusiva, sul fianco est dell’Europa.
Dimenticando -come fa la NATO da decenni- che il mondo sta cambiando a sud del nostro continente, che l’Africa ed il Medio Oriente dovranno essere -loro si - osservati speciali con tutto quello che ne consegue in materia di politica europea di difesa, dottrina, organizzazione e logistica operativa. Senza dimenticare il Piano Mattei e la necessità di assicurare per ogni iniziativa in esso contenuta, la necessaria cornice di sicurezza.
Le cose poi si complicano quando ci si addentri nella materia alquanto ostica dell’industria della difesa, un settore che avrà un ruolo centrale nelle attività del nuovo organo comunitario, un settore lasciato da sempre dalla politica in mano agli esperti e governato da una competitività aggressiva, senza ritegno, da scenari in cui i colpi bassi sono all’ordine del giorno.
Il tema non è nuovo a Bruxelles dove, se progressi vi sono stati nella messa a punto di una identità comune nella Difesa, essi sono stati realizzati nel solo comparto dell’industria militare; e le battaglie per proteggere la nostra industria e tutelarne gli interessi sono state dure e ricorrenti. Non è stato semplice per i nostri rappresentanti far sì che l’Italia non rimanesse fuori dalla porta, o meglio, non partecipasse alla spartizione della torta quando sono state scritte, ad esempio, le norme per l’accesso ai fondi comuni.

E la torta oggi si presenta particolarmente succulenta, se si possa fin d’ora ipotizzare che una razionalizzazione dei processi di acquisizione, in abbinamento a politiche che privilegino il “buy European”, siano i primi passi obbligati del neo Commissario.
La posta in gioco pertanto si sta facendo alta e non sono ammesse distrazioni.
Ecco perché quei 54 parlamentari italiani dovranno studiare a fondo i dossier a prescindere dalla parte politica che di appartenenza; dovranno semplicemente attrazzarsi al meglio per difendere gli interessi nazionali.

E l’occasione di poter incalzare Andirus Kubilius con domande la cui risposta costituisca per lui un impegno, pare l’ultimo treno utile, almeno per ora, per evitare poi le solite proteste altisonanti e populiste quanto vacue ed inefficaci.
Avevamo tentato con la nostra Fondazione, di attivare un tavolo di confronto in materia con i neo eletti parlamentari, ma l’iniziativa non è andata a buon fine prima ancora di prender corpo.
L’auspicio è che questo scritto possa avere miglior fortuna e sortire l’effetto di sensibilizzare chi poi, a voce o per iscritto, dovrà mettere in guardia il Commissario europeo per la Difesa a fronte dei suoi doveri di equità ed imparzialità, prima che gli si schiudano davanti praterie in cui gli interessi di qualcuno contino più di quelli dagli altri.




Redazione
 
  


 
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