Notizie dal Mondo
Putin vincitore?
‘’Tutt’altro’’ ci spiega il generale Tricarico in questa sua considerazione
22-12-2024 - La percezione sempre più diffusa, fondata o meno che sia, di un negoziato alle porte in Ucraina alimenta riflessioni a consuntivo su chi, dopo tre anni di guerra, potrà cantare vittoria o menar vanto degli obiettivi raggiunti.La conferenza stampa di fine anno tenuta da Putin il 19 dicembre sembrerebbe, quantomeno nei toni, incoronare lui come vincitore, ma non è così, tutt’altro.
L’obiettivo di Putin era quello di arrivare con i carri armati a Kiev in pochi giorni e di instaurare in Ucraina un governo compiacente, il gemello di quello Bielorusso.
Il suo esercito invece si è impantanato in una guerra di logoramento nella quale ha dovuto immolare gran parte dei suoi soldati e ricorrere poi a detenuti, bande armate, truppe nord coreane, nonché nuovi contingenti di giovani russi gettati al macello pur di mantenere le posizioni conquistate.
Ha annesso quattro regioni nel Donbass, ma solo su una parte di esse può vantare un controllo soddisfacente del territorio.
E -soprattutto- nella incredulità anche degli esperti, l’esercito russo ha mostrato limiti derimenti in quanto a dottrina, leadership, sistemi d’arma ed addestramento. Non è certo con una manciata di missili ipersonici che si può vincere una guerra.
La Russia quindi, con buona pace delle paure isteriche dei Paesi del nord, non costituirà minaccia seria per alcun Paese militarmente organizzato, segnatamente se membro della Nato. Naturalmente tutto questo al netto del nucleare.
Meno appariscente, ma non per questo meno cocente, la debacle in Siria ed il suo riverbero nell’area mediorientale ed africana.
Dopo l’indecoroso ritiro statunitense dall’Afghanistan, l’abbandono al proprio destino di un regime in via di stabilizzazione sembra essere uno scenario destinato a replicarsi, e comunque è quello che è accaduto in Siria con il fulmineo benservito di Putin ad Assad.
In questo quadro, pare inevitabile il posizionamento in pausa dei disegni espansionistici di Putin, che sono stati certamente una delle cause del conflitto in Ucraina; un atteggiamento quello russo intollerabile agli occhi degli Stati Uniti, irritati perchè si era osato affrancarsi dalla condizione di sconfitto e riempire gli spazi lasciati liberi da altri.
Insomma, da padre padrino per molti regimi, a tigre di carta, ormai impegnata a pietire il mantenimento delle basi militari in Siria, senza le quali salterebbe irrimediabilmente l’hub faticosamente messo a punto dai russi quale indispensabile trampolino di lancio per le attività logistiche ed operative in Africa.
Quell’Africa così ricca di interessi, prelevati dalle mani di Prighozin e consegnate ad un vice Ministro della Difesa appositamente designato.
E proprio in Africa potrebbe migrare il terreno di scontro, dove la Turchia, dopo la Siria, potrebbe approfittare una seconda volta dalla debolezza russa.
In Libia in particolare nei campi avversi, quello tripolino sostenuto da Erdoghan e quello cirenaico del gen Haftar, gli equilibri, precari ma consolidati da anni, potrebbero essere sconvolti dai nuovi rapporti di potere.
Difficile in conclusione, emettere, ora o alla fine del conflitto, un verdetto di vittoria. Per motivi diversi ne escono ambedue con le ossa rotte.
E se Zelenski dovrà accettare condizioni di tregua dolorose, quelle di Putin saranno ancora più dure, perché attestanti il tramonto, forse definitivo, di un preteso ma anacronistico impero.
Leonardo Tricarico
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