Notizie dal Mondo
Mark Rutte a gamba tesa
Interessante commento del generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione ICSA
20-12-2024 - E da un pò che viene da chiedersi se un giorno l’ambasciatore italiano presso il Comitato Atlantico batterà alla fine un colpo, alzerà il dito chiedendo semplicemente al Segretario Generale i sempre più ineludibili chiarimenti sulle sue esternazioni e su chi lo chi lo abbia autorizzato a fare certe dichiarazioni, palesemente e clamorosamente fuori dalle attribuzioni che il Trattato gli assegna.Appunto anche Mark Rutte, il nuovo titolare dell’incarico, ha mutuato dal suo predecessore la pessima abitudine di avventurarsi in affermazioni di un certo spessore senza averne -immagino- concordato opportunità e testo con i paesi membri.
Giovedì 12 dicembre infatti egli ha lasciato intendere, in un intervento pubblico, che il 3% del Pil da destinare alla difesa possa essere la misura giusta dell’impegno comune, e che ormai il 2% sia largamente superato perché insufficiente.
Tutto questo è inaccettabile. E per molti motivi.
Innanzitutto è ora di smetterla con la trasgressione sistematica della norma, delle regole che noi stessi ci siamo dati, semmai lasciandolo fare agli autocrati, non ad un sodalizio di 32 democrazie.
E la regola -è bene ricordarlo- dice che al Segretario Generale della Nato compete di “guidare le consultazioni ed il processo decisionale e di garantire l’attuazione delle decisioni”, null’altro. Di conseguenza ogni dichiarazione pubblica dovrebbe ricevere luce verde da tutti i paesi membri, ed evidentemente così non è stato.
Un malcostume reiterato come detto, che purtroppo si associa ad altri comportamenti irrituali dell’Alleanza, primo tra tutti quello che la vincolerebbe “a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale nella quale possa essere implicata”. E non sembra aver notato questo atteggiamento da parte di Bruxelles o del Segretario Generale negli ultimi tre anni, anzi.
Ma se proprio Rutte fosse ostaggio della sua incontinenza, perché non metter mano (in maniera per lui informale) alla questione della ripartizione dell’impegno e cercare di individuare un parametro più rappresentativo per funzionamento dell’Alleanza rispetto a quello ingannevole della quota parte del Pil?
Non ha semplicemente senso che un Paese come il nostro sia da anni la pecora nera dell’Alleanza per impegno finanziario, mentre al contempo permane nella parte apicale del ranking in quanto a generosità sul campo, grazie anche alla partecipazione sistematica a tutte le missioni internazionali di ogni tipo.
Altri invece gettano sul tavolo senza batter ciglio centinaia di miliardi di euro (la cui disponibilità sarebbe tutta da verificare) e però la loro capacità di integrarsi in missioni militari complesse sarebbe tutta da verificare.
Un ultimo motivo non banale suggerirebbe la fissazione o il mantenimento di riferimenti certi nel funzionamento della NATO: l’arrivo di Donald Trump. Se a labilità interpretativa della norma si dovessero sommare la certa imperscrutabilità e la probabile bizzarria da parte dell’azionista di maggioranza, allora la confusione sarebbe totale e le prospettive altrettanto preoccupanti.
Leonardo Tricarico
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