Tra due fuochi: la missione unifil in Libano
Interessante disamina del generale Giorgio Battisti sull'attuale situazione del conflitto in Medio Oriente
fotografie di: archivio Cybernaua
30-09-2024 - L’attuale conflitto in Medio Oriente, che ha recentemente coinvolto in modo devastante anche il Libano, ha sollevato nuovamente interrogativi e critiche, a livello politico nazionale ed internazionale, circa il ruolo della missione delle Nazioni Unite UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon).
La missione UNIFIL è nata con la Risoluzione 425 del 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a seguito dell'invasione del Libano da parte di Israele nel marzo 1978. Successive Risoluzioni hanno prorogato sino ad oggi la missione.
In origine la missione era stata costituita per verificare il ritiro israeliano dal Libano, riportare la pace e la sicurezza internazionale ed assistere il governo libanese nel ripristino della sua effettiva autorità nell'area. Il mandato è stato modificato due volte a causa degli sviluppi del 1982 e del 2000.
A seguito di un attacco alle Israeli Defence Force (IDF), avvenuto il 12 luglio 2006, a Sud della Blue Line da parte di miliziani Hezbollah, vennero uccisi otto soldati israeliani mentre altri sei rimasero feriti e due catturati.
La Blue Line è una linea 120 km che si sviluppa lungo la frontiera meridionale del Libano, tra il Mar Mediterraneo a ovest e le alture del Golan e la Siria a est, e che separa il Paese dei cedri da Israele. È stata delineata nel 2000 dall’ONU, dopo il ritiro delle forze israeliane che occupavano alcune aree del sud del Libano a partire dal 1982 (la seconda invasione del Libano).
Al rifiuto della richiesta del rilascio dei due militari, Israele iniziò nel 2006 una intensa campagna aerea contro i siti e le posizioni di Hezbollah in Libano, che provocò in risposta attacchi con razzi e missili contro gli insediamenti civili israeliani nel nord del Paese da parte dell’organizzazione terroristica sciita. L'escalation delle ostilità spinse le IDF a lanciare una operazione terrestre a Nord della Blue Line.
Il conflitto terminò dopo 34 giorni grazie ad una intensa attività diplomatica che portò ad un “cessate il fuoco” a partire dal 14 agosto 2006 ed allo schieramento, con la Risoluzione 1701 dell'11 agosto 2006, di un robusto contingente di peacekeeper, dando origine alla missione UNIFIL 2.
La Risoluzione 1701 prevedeva (e prevede), oltre al mandato originario, che UNIFIL avrebbe monitorato la cessazione delle ostilità, accompagnato e supportato le forze armate libanesi nel loro dispiegamento in tutto il Sud del Paese, anche lungo la Blue Line, mentre Israele ritirava le proprie forze dal Libano, ed esteso l’assistenza per contribuire a garantire l'accesso umanitario alle popolazioni civili ed il ritorno degli sfollati.
In particolare, il mandato più importante di UNIFIL 2 era ed è di:
- assistere le Forze Armate Libanesi (LAF) nel realizzare la creazione, tra la Blue Line e il fiume Litani, di una fascia di sicurezza libera da personale armato, mezzi e armi diversi da quelli del Governo di Beirut e dell'UNIFIL schierati in quell'area, per prevenire la ripresa delle ostilità (art. 8-11);
- agire in supporto alla richiesta del Governo del Libano di dispiegare una forza internazionale per assisterlo nell'esercizio della sua autorità in tutto il territorio libanese (art. 12);
- assistere il Governo del Libano, su richiesta, nella messa in sicurezza delle sue frontiere e dei valichi d’ingresso per impedire l'entrata nel Paese, senza il suo consenso, di armi o altri materiali ed equipaggiamenti militari (art. 14).
Un mandato che non è mai stato portato a termine – o meglio mai iniziato – in quanto le milizie di Hezbollah hanno pesantemente fortificato e costruito innumerevoli siti di lancio di missili e razzi dal 2006 in questa fascia di territorio profonda circa 20 km, tra la Blue Line e il fiume Litani.
Questa realtà ha portato i contingenti di UNIFIL (circa 10.000 uomini e donne di 50 Paesi, di cui oltre 1.000 italiani) a limitare le proprie attività ad interventi umanitari ed a pattugliamenti (fine a sé stessi) nell’Area di Responsabilità, evitando comunque di entrare nei villaggi sciiti o in aree “vietate” dalle milizie di Hezbollah.
L’Iran, inoltre, in questi 18 anni ha inviato consiglieri militari, consistenti carichi di armamenti in Libano attraverso l’Iraq e la Siria senza nessun impedimento, se non quello delle frequenti incursioni aeree israeliane ai convogli terrestri o sugli aeroporti siriani di arrivo dei voli cargo di Teheran.
È probabile quindi che l’obiettivo dell’offensiva israeliana sia quello di implementare la Risoluzione 1701 che l’ONU con la missione Unifil 2 non è riuscita a conseguire.
Non si tratta quindi di cambiare le Regole d’Ingaggio (disposizioni per l’uso legittimo della forza), come affermato da più parti, che tra l’altro, sono definite dalle Nazioni Unite ed approvate dai governi che partecipano alla missione, ma di far applicare ai peacekeeper i termini del citato mandato, che sono molto chiari nel testo della Risoluzione 1701 e prevedono:
[…] authorizes UNIFIL to take all necessary action in areas of deployment of its forces and as it deems within its capabilities, to ensure that its area of operations is not utilized for hostile activities of any kind, to resist attempts by forceful means to prevent it from discharging its duties under the mandate of the Security Council […] (autorizza UNIFIL a prendere tutte le azioni necessarie nelle aree di schieramento delle sue forze e come ritiene nell'ambito delle sue capacità, garantire che la sua area di operazioni non sia utilizzata per attività ostili di qualsiasi tipo, resistere ai tentativi di impedire con la forza l'adempimento dei suoi compiti nell'ambito del mandato del Consiglio di Sicurezza) (art. 12).
È indubbio che tale “disposizione” debba discendere da una decisione politica comune dei 50 Paesi che partecipano con proprie truppe alla missione, d’intesa con il “Palazzo di Vetro” di New York che dovrebbe poi disporne l’esecuzione sul terreno.
Ovviamente il rispetto di questa disposizione rischierebbe (e rischia) di provocare la reazione armata di Hezbollah e delle altre milizie islamiste nei confronti delle forze dell’ONU.
Alcuni tentativi sono stati prontamente scoraggiati sul nascere per negare l'accesso o limitare la libertà di movimento di UNIFIL con intimidazioni, attacchi ed attentati al personale (tra cui quelli più gravi ai danni dei contingenti spagnolo nel 2007 ed italiano nel 2011) e alle attrezzature e infrastrutture della missione.
Occorre tenere presente che, qualora dovesse procedere secondo quanto previsto dalla Risoluzione 1071, UNIFIL sarebbe verosimilmente costretta – per poter implementare i termini del mandato – a sostenere (con o senza le unità delle Forze Armate libanesi) violenti combattimenti con le milizie sciite, ben arroccate nell’Area di Operazioni della missione in un terreno accidentato che avvantaggia la difesa, avvalendosi anche del supporto di una fitta rete di tunnel (offensivi, difensivi e tattici).
Uno scenario che è risultato problematico per le unità israeliane già nel corso del conflitto del 2006; ora Hezbollah ha avuto 18 anni a disposizione per potenziare il proprio dispositivo difensivo e – seppur indebolita nella leadership dai raid israeliani – dispone di alcune decine di migliaia di agguerriti uomini con una ampia esperienza combat maturata in Siria, in supporto al regime di Assad, nella lotta contro le formazioni dell’ISIS.
I principali contingenti della missione invece sono caratterizzati da diversa e non sempre soddisfacente preparazione professionale ed adeguato equipaggiamento, come evidenziato dalle relazioni commissionate negli ultimi vent’anni dai Segretari Generali delle Nazioni Unite pro-tempore: Brahimi report (2000), HIPPO report (2015) e Carlos Alberto Dos Santos Cruz Report (2017).
Emerge quindi un quesito.
Quale governo che ha personale schierato con UNIFIL sarebbe disposto ad accettare perdite tra i suoi contingenti e giustificarle alla propria società, per assolvere i compiti previsti dalla Risoluzione 1701?
Giorgio Battisti
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