Diciamo addio a Philippe Leroy
‘’In Afghanistan con Philippe Leroy’’, tratto dal libro “Exit Tragedy. Pensare che volevamo la pace per l’Afghanistan’’
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02-06-2024 - Abbiamo perso un caro amico, Philippe Leroy, deceduto l'1 Giugno 2024, dopo lunga malattia.
E' stato un grande attore, un grande gentiluomo, un amico affettuoso e leale.
Volle anche accompagnarci in una delle nostre missioni mediatiche in Afghanistan per porgere la sua stima e il suo affetto ai nostri soldati impegnati nella missione ISAF.
Nell’aprile 2011, eravamo ad Herat, la terza città dell’Afghanistan. Philippe aveva deciso di accompagnarci, anche se pochi giorni prima della partenza aveva avuto un incidente con il suo scooter: ferito, con il polso fasciato, volle partire ugualmente
Ed ecco alcuni passi tratti dal racconto dedicato a Leroy pubblicato nel nostro libro ''Exit Tragedy. Pensare che volevamo la pace per l'Afghanistan'''
Partimmo dunque per l'Afghanistan noi di «Cybernaua», insieme alla collega Carlotta Ricci, giornalista di Rai News e al mitico Philippe Leroy che aveva chiesto di accompagnarci in missione mediatica per realizzare il suo desiderio: portare la propria solidale ammirazione ai nostri soldati impegnati nella missione Isaf.
Con lui, decorato molti anni prima con la massima onorificenza francese, ben due “Legion d’honneur” per il suo impegno nelle campagne di Indocina e di Algeria, trascorremmo un periodo ricco di attività, condividendo anche l'emozionante esperienza a ''Bala Murghab''.
Tra le varie attività, la visita alla Scuola di polizia afghana, in un poligono non lontano dalla base (altri due erano ad Adraskan e Kabul), in cui i nostri carabinieri addestravano gli aspiranti poliziotti locali. Mi permisero anche di provare a sparare con l’A-K47, il famoso Kalasnikov, a me del tutto ignoto.
Philippe Leroy, entrando nel poligono, alla vista dei soldati che sparavano alle sagome, risfoderò i suoi ricordi di quando comandava un plotone in Indocina e in Algeria. Osservando le reclute afghane impegnate nelle esercitazioni al tiro e alla infiltrazione ed esfiltrazione, sotto l’occhio vigile degli addestratori italiani, alla “conquista” di un edificio, allenandosi a “sfondare” porte e ad entrare con mitraglietta alla mano, si appassionò a tal punto che chiese se poteva tenere in mano l’arma che usavano.
Appena gli fu concesso, Philippe si trasformò; da grande attore fu immediatamente quello che aveva comandato il plotone in Indocina, simulando un attacco, con movimenti del corpo perfetti, come testimoniarono gli istruttori presenti. Fu ammirato anche dagli Afghani; ma noi lo portammo via, prima che potesse magari chiedere di arruolarsi nelle loro fila...
Potemmo accertare l’ammirazione degli Afghani per Leroy, anche in altre numerose situazioni di incontri.
Come all’inaugurazione della Scuola intitolata a Maria Grazia Cutuli, nella quale erano numerosi gli anziani presenti che lo ricordavano come Yanez de Gomera, amico di Sandokan.
Anche il mitico generale Petraeus lo accolse con simpatia e rispetto, accettando il libro autobiografico di cui Philippe gli fece dono…
Alcuni giovani nel centro di Herat, invece, lo conobbero sotto un’altra veste.
Stavamo percorrendo un luogo storico della città, quando in un piccolo parco, poco distante dal Museo della Begum, scorgemmo un gruppo di atleti della nazionale afghana di Karate che si stavano allenando con il proprio istruttore. Incuriositi ci avvicinammo, per scambiare qualche parola con loro. Philippe, ad un certo punto, sfidò l’istruttore ad un breve confronto a colpi di arte marziale. Solo che il nostro amico, portando bene i suoi ottantadue anni, scatenò con forza il suo destro, mettendo a terra l’istruttore. Fu un momento di panico tra noi, quasi certi che si sarebbe scatenata una battaglia... ma così non fu! Leroy ricevette i complimenti dall’istruttore di Karate, per nulla offeso dallo smacco subìto; anzi, divertito per l’accaduto, e ritornò dai suoi atleti per proseguire l’addestramento…
Terminata la visita al Museo della Jihad, lungo la strada fummo attratti da un gruppo numeroso di cavalieri che cavalcavano in un grande pianoro. Erano i cavalieri che partecipavano al “Bouzkachi”, lo sport nazionale, durante il quale i concorrenti, cavalieri agili e atletici come principi guerrieri, si contendono, anziché una palla, una carcassa di capra decapitata; i cavalli devono dimostrare coraggio, forza e velocità come coloro che li cavalcano. Potremmo paragonarlo alla corsa che i cavalieri sardi compiono in una gara di coraggio che si chiama “S’ardia”. Volti forti, segnati dal sole e dal tempo quelli dei cavalieri che si stavano allenando, circondati da ragazzi e bambini, figli e nipoti che li ammiravano, sognando forse di diventare un giorno capaci di cavalcare in tal modo. Considerato lo sport dei Re dell’Afghanistan, la partecipazione al torneo che richiede addestramento continuo è molto ambìta.
Per dimostrarci la loro ospitalità, ci invitarono a montare in sella dei loro cavalli. Philippe Leroy accettò immediatamente l’invito, dimostrando a tutti la propria destrezza anche nel cavalcare. Fu un momento memorabile, ricco di parole incomprensibili, ma di gesti che facevano capire la cordialità e la simpatia reciproca.
All’orario stabilito, rientrammo alla base; quindi i nostri amici cavalieri afghani ci accompagnarono per un lungo tragitto galoppando al seguito dell’automobile. Poi ricambiarono il nostro gesto di saluto con le loro grida augurali che ci trasmisero gioia ed emozione…
Nel corso della visita alla Moschea di Herat, ci trovammo nell’ampio piazzale ad assistere all’uscita degli studenti dalla Madrasa, la scuola di religione, situata proprio a lato del sacro edificio. Un grande numero di giovani si sparse nel piazzale e si raccolse intorno a noi anche per la curiosa presenza di un sorridente e affabile Philippe Leroy, con il quale scambiarono alcune parole, parlando correttamente in inglese…
Caro Philippe, resterai nei nostri cuori, amico generoso e fantasioso, dal cuore grande e dalla forza inesauribile. Ti ricorderemo non solo come attore fantastico, come paracadutista appassionato, come compagno di viaggio instancabile, ma anche come simpatico amico conviviale, amante della Amatriciana e del vino dei Castelli!.
Ci mancherai! Cieli blu
Roma 1 Giugno 2024
L'ultimo addio sarà Mercoledì 5 Giugno, alle ore 10,30 nella Chiesa degli Artisti, in piazza del Popola a Roma
Maria Clara Mussa
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