Racconti
Papà castoro
Personaggio dolce e amabile come il suo erede impegnato nel ping-pong polemico fra Italia e Ungheria
20-05-2024 - Ricordo alcuni decenni fa un cartone animato per bimbi piccini picciò, con la canzoncina di Papà-Castoro, personaggio dolce e amabile come il suo erede impegnato nel ping-pong polemico fra Italia e Ungheria. Questi, peraltro, molto forse avrebbe da imparare dal bonario roditore dotato d’ingegneristico talento, unico carattere condiviso, a quanto pare.
A volte temo abbia problemi di comunicazione, un po’ come “ciglia cinguettanti” Ferragni, che per uno scivolone nello specifico settore rischia l’impero costruito a prezzo di tanto sacrificio fra buoni sentimenti e operazioni di fanta-beneficienza.
L’altra volta l’italico Papà-Castoro ha fatto un patatrac elaborando la teoria del manganello “per uso personale”, che ancora desta sorrisi maliziosi, questa volta invece ha messo il selettore a raffica al mitracazzatore galattico in dotazione, saturando l’aere di perle di saggezza (?).
Ha prima chiesto e ottenuto l’intervento dello Stato, ovvero di PdR e Governo, per ottenere gli arresti domiciliari per la giovane erede “globetrotter” del manganello, rea di essere stata pizzicata dalla polizia con il citato gadget a geometria variabile, il numero di telefono di penalista magiaro specializzato in manganellatori di sinistra, e la prenotazione aerea effettuata insieme a italici colleghi “globetrotters” del manganello. L’amabile fanciulla era anche stata ripresa travisata da telecamere durante un pestaggio e, pare, dopo essersi smascherata per confondersi fra la folla, come i compagni di merenda. Non è colpa sua. Forse per un difetto di comunicazione riteneva di aver capito che manganellare preventivamente e concretamente i “manganellatori a prescindere” fosse consentito anche in Ungheria, come avviene in Italia.
Esecrabile sia stata portata in tribunale in catene, come NON facciamo in Italia e negli altri paesi civili, e mostrata in TV. Beh forse ho detto una ca…ta pure io, ma visto che era stato aperto il fuoco, una credo di potermela permettere.
Ora all’improvviso non è stato il Governo, attraverso la diplomazia, a ottenere il risultato di far uscire la donzella dallo Spielberg di Orban. Boh? Vogliamo accusare lo Spirito Santo? Quindi niente grazie al Governo, almeno per seguire la stessa linea di Zaky.
Ora vuole che la giovanotta – candidata alle europee – possa votare. Gli dicono che dovrebbe iscriversi alle liste dei residenti all’estero, e che dice Papà-Castoro? Che non è giusto, in quanto se residente all’estero non potrebbe ottenere i domiciliari in Italia. Già, perché dopo che i giudici italiani non hanno estradato in Ungheria altri “globetrotters” del manganello, lui crede all’eventualità che i giudici magiari facciano questo ulteriore sconto. Soprattutto se giudicata colpevole. In effetti Gesù Cristo morì d’influenza, e a sperare non si paga.
Allora cosa dice? Che è ingiusta la legge che concede il diritto di voto all’estero solo a condizione si sia lì residenti, e quindi va cambiata. Nelle more, chiaramente, a suo avviso va applicata la norma così come Cirio comanda. Ovvero come la riscriverebbe lui con la figliola. E magari i loro mentori parlamentari.
Bene, qui siamo al sovvertimento del sistema delle fonti della produzione giuridica: una norma non è considerata giusta da una esigua minoranza? Bene, intanto che si discute come modificarla, la si disapplica o la si applica come vuole Papà-Castoro. Alla faccia della certezza del diritto. Comprensibile tale posizione in Italia, ove la certezza della pena, e in parte del diritto, è oscurata dall’obnubilazione delle menti di qualche appartenente alla magistratura, che si arroga il potere di ritenere incostituzionale una norma e non applicarla.
Alla faccia della Corte Costituzionale i cui membri son pagati per svolgere questo specifico esame. Il guaio per lui è che in Ungheria la certezza della pena ci sta tutta.
Protesta poi i pericoli che correrà la figliola, ora che andrà agli arresti domiciliari. Ma allora non era meglio se rimaneva in carcere? Si risparmiava la cauzione e l’affitto dell’appartamento. Spiega poi di ritenere responsabile il Governo italiano … non l’inquilino del colle, che aveva interessato e col quale si intrattiene al telefono …, ove qualcuno le torca un capello.
Orbene, che dovrebbe fare il nostro Governo?
L’unico modo concreto per garantire la sicurezza della giovanotta è compiere una bella “operazione militare speciale”, per occupare e presidiare con le italiche truppe il quartiere di Budapest ove sarà allocata. Perché l’Ungheria è uno stato sovrano, e non può consentire che l’Italia schieri una legione di 007 con licenza di uccidere attorno all’abitazione della signorina. Del resto la sicurezza della giovanotta ricade nelle sue responsabilità, e Orban & C. sanno benissimo che qualcuno dei manganellati a sangue – in quanto le ferite guaribili in meno di 5 gg. sono l’ennesima fake news propinata da una parte politica – potrebbero avere amici intenzionati a farle sapere cosa si prova se sottoposti a trattamento con manganelli “ad uso rigorosamente personale”. Quindi l’Ungheria farà di tutto per portarla integra davanti al tribunale che, speriamo, decida in fretta se è colpevole o no. Non vuole correre il rischio di passare per un Paese come l’Italia, e s’è affrettata a far vedere che anche da loro in 2° grado si possono ottenere sentenze più favorevoli.
Invita poi i cronisti a stare alla larga dal portone del carcere. Come se non sia logico che verrà accompagnata presso l’appartamento fittato per la bisogna con regolare furgone cellulare, e che, in quanto rivestente status di detenuta, non possa rilasciare interviste, ricevere visite, telefonare etc.. Pertanto i cronisti non potranno intervistarla né quando esce dal carcere – chiusa a doppia mandata nel cellulare – né all’arrivo alla magione temporanea. A proposito: i diritti dei parlamentari italiani di entrare nelle carceri a piacimento, quindi anche nelle residenze di chi è ai domiciliari, non credo abbiano valore all’estero, ove non hanno poteri particolari. Salvo autorizzazioni delle Istituzioni magiare.
Insomma, stare a leggere le sue esternazioni – fermo restando che il trattamento riservato in aula di tribunale all’imputata sia inqualificabile, lo ribadisco onde evitare che mi si faccia dire ciò che si vuole, altro sport diffuso fra i media del Bel Paese – conforta la depressione, ove possa insinuarsi in qualcuno dei lettori, facendo letteralmente eseguire 3 o 4 loopings di risate. Invito pertanto a seguirne le peripezie logiche, c’è sempre da imparare.
A lui, ma credo sia inutile, suggerirei di rileggere quel che ha pensato.
Carmelo Burgio
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