Politica

Dare i numeri
Considerazioni del generale Tricarico riguardo la pianificazione sui conflitti armati…
12-03-2025 - Se a qualcuno non fosse chiaro il significato del detto “dare i numeri”, costui dovrebbe sfogliare i quotidiani ed accedere ad una sequela di esempi oltremodo calzanti per una più puntuale comprensione del detto. I 40 mila soldati italiani da destinare ai conflitti armati, e che occupano i titoli di apertura in questi giorni, è uno dei tanti esempi. Un’ipotesi di pianificazione e null’altro, si affrettano giustamente a precisare le autorità; ma anche con questa riserva, l’affermazione, oltre che campata per aria è quantomeno velleitaria. Vediamo qualche perché.
Da qualche anno a questa parte la vocazione per il mestiere delle armi è in perdurante crisi: gli italiani non ritengono più la professione militare una prospettiva di vita.
Vi sono certamente ragioni profonde per tale inedita risposta sociale, così come però sono anche ben identificabili alcune banali ragioni, ovverosia mancati provvedimenti che, da soli, sarebbero stati (e sarebbero) in grado di invertire la tendenza.
Anni fa, con la riforma del servizio militare obbligatorio, non pochi giovani sono stati illusi che, terminata la ferma, sarebbero stati stabilmente collocati lavorativamente nelle forze armate o in quelle polizia. Sempre che non avessero demeritato.
Nulla di tutto questo è accaduto: congedati dopo sette anni di servizio e immessi nel pantano della disoccupazione.
Quegli stessi giovani avrebbero per esempio potuto essere assorbiti in PMSC (Private Military Security Companies), in compagnia di sicurezza private, ma in Italia non è possibile; in Italia la protezione delle persone è competenza esclusiva delle forze di Polizia, da noi i soggetti italiani a rischio si debbono affidare, per la loro sicurezza all’estero, a società statunitensi, britanniche, israeliane, russe ma non italiane perché in Italia tali società non hanno diritto ad esistere.
Una anomalia tutta nostrana, buona per precludere un importante sbocco lavorativo a tanti soldati vocati per tale lavoro e rodati in anni di impiego all’estero. Il tutto, tra l’altro, con pregiudizio per la sicurezza degli interessi nazionali e di quella di chi si affida a mani straniere.
Senza parlare poi della ben conosciuta indisponibilità di forze di riserva, della possibilità di arruolare cittadini extracomunitari, della riconsiderazione della leva obbligatoria, della revisione dell’impiego di militari a supporto delle forze di polizia, del miglioramento del trattamento pensionistico da fame per tanti militari che, nelle basse gerarchie, hanno servito con merito per decenni, e così via.
Tutto questo è progettualità dormiente nei cassetti degli Stati Maggiori, accantonata a tempo indeterminato o di nuovo conio. Con l’unica caratteristica comune, che nessuno di detti dossier è all’ordine del giorno.
Mentre invece una loro trattazione in un pacchetto organico, renderebbe il servizio in armi più appetibile e manderebbe a posto una importante tessera del complesso mosaico delle capacità militari di un moderno esercito alla prova di nuove sfide.
Leonardo Tricarico

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