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11-03-2025 - Sempre, quando c’è odore di negoziato, si dà fuoco a tutte le possibili polveri con l’intento di sedersi al tavolo delle trattative con le carte piu giocabili.
Difficile non interpretare così l’intensificazione degli attacchi di Putin, non tanto contro gli obiettivi militari che si frappongono alla conquista di altro territorio ucraino o alla riappropriazione di quello russo perduto nel Kursk, quanto invece con colpi indiscriminati, come troppo spesso i russi hanno fatto in questi tre anni di guerra.
Oltre alla presumibile fine delle ostilità cui Trump continua ad invitare i due avversari con le buone o con le cattive, la baldanza russa è certamente alimentata dalla condizione di palese difficoltà degli ucraini causata dalle restrizioni con cui il presidente statunitense ha inteso punire la riottosità del povero Zelensky, reo di lesa maestà davanti alle TV di tutto il mondo.
E la punizione è stata fulminea, ha riguardato non tanto gli armamenti, la cui diminuita alimentazione avrebbe provocato un pari affievolimento delle operazioni militari, quanto altri ingredienti bellici, quelli derimenti, quelli abilitanti le operazioni, quali l’intelligence, senza la quale si combatte al buio, si incassano colpi senza sapere quando e da dove vengono.

Siamo quindi in una fase nuova, forse transitoria, ma non per questo meno densa di rischi.
Anzi. L’iperattivismo putiniano infatti potrebbe sbilanciare eccessivamente le pretese dell’uno e dell’altro quando poi si negozierà; è come se chi tenta di separare i due contendenti -Trump- dovesse non poter impedire ad uno dei due -Putin- di continuare a colpire l’altro più indifeso -Zelensky- perché lui lo ha fermato.
E conoscendo ormai le maniere di Trump, non si può certo star tranquilli che la cosa non possa sfuggire di mano.
Mai come ora quindi la diplomazia si deve riappropriare delle sua prerogative, è giunta l’ora che i sentimenti più bassi radicati nel corpo di soggetti squilibrati, cessino di avere un ruolo preponderante nella composizione di una controversia nella quale troppo sangue è stato versato proprio per il libero sfogo di sentimenti primordiali.
La diplomazia, insieme a tutte le altre regole, i patti sottoscritti, i rituali consolidati, è forse la vittima più importante di questi ed altri scenari turbolenti.

I colloqui in Arabia Saudita dei giorni a venire ci diranno se le indecorose, plateali e rozze prospettazioni saranno sostituite da interlocuzioni dure ma civili, da colloqui in cui nessun rospo è indigesto, confronti in cui l’ira, il risentimento, l’umiliazione per le angherie subite possano venire metabolizzate a favore di interessi superiori della collettività, pur in sacrificio del diritto oltraggiato.

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