Manifestazioni ed Eventi
United for Humans Rights
Un coro di testimonianze per la difesa dei Diritti con la partecipazione di ragazze afghane presso l'Università Roma Tre
17-12-2024 - Giovedì 12 dicembre l’Università Roma Tre ha ospitato il progetto di NOVE Caring Humans e Zona, dedicato a promuovere la conoscenza della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea attraverso le voci e i volti delle rifugiate afghane in Italia.Un coro di testimonianze per la difesa dei Diritti
“La negazione del diritto all’educazione e allo studio rappresenta una privazione della libertà e della possibilità di emancipazione. Sono diritti fondamentali in cui crediamo fermamente e che tuteliamo, perché su di essi si fonda il senso stesso dell'Università” ha dichiarato il Rettore Massimo Fiorucci.
“I diritti sono come l’aria: ci abituiamo a respirarla e la diamo per scontata, ma è solo quando manca l’ossigeno che ne comprendiamo l'importanza. La negazione dei diritti ha un impatto su tutta la sfera del vivere quotidiano. Per noi possono sembrare ovvi, ma non è così. La privazione delle libertà genera miseria, violenza e morte”, ha sottolineato Flavia Mariani.
Il docufilm Faghan, arricchito dalle toccanti testimonianze di tre rifugiate afghane, Mahdia Sharifi, Sakineh Hosseini e Zahra Muradi, ha offerto a circa 300 studenti degli istituti superiori un'occasione unica per riflettere sul valore dei diritti fondamentali e sull'impatto prodotto dalla loro cancellazione. Ognuna di loro ha raccontato il coraggio e l’impegno personale, insieme a quello delle donne afghane, durante la Repubblica per conquistare uno spazio nello studio, nel lavoro, nella vita pubblica e nello sport. Hanno descritto il clima di terrore provocato dai continui attentati dei talebani, che ha strappato la vita a molti dei loro cari, e l'orrore del gender apartheid imposto dal regime dopo il 15 agosto 2021 in Afghanistan.
Unite da una voce comune, hanno lanciato un appello unanime a non riconoscere l’Emirato talebano, a sostenere la causa delle donne afghane e a promuovere il riconoscimento del gender apartheid come crimine internazionale.
Per Zona sono intervenute Simona Ghizzoni, fotografa e direttrice della fotografia di Faghan, e Valeria De Bernardinis.
Ghizzoni ha illustrato il meticoloso lavoro di studio e ricerca svolto per realizzare le immagini del docufilm, con l'obiettivo di creare uno spazio di rappresentazione in cui le protagoniste potessero esprimersi in piena libertà.
"Attraverso la fotografia, abbiamo voluto offrire una rappresentazione visiva del diritto, con particolare attenzione a questo progetto", ha spiegato De Bernardinis. "La nostra è un’associazione che utilizza la fotografia non solo per raccontare all’esterno, ma anche come strumento di empowerment".
Arianna Briganti, vicepresidente di NOVE, ha sottolineato che attualmente sono in corso 56 guerre in tutto il mondo. Tuttavia, l'assenza di un conflitto armato attivo non equivale automaticamente alla pace. La pace richiede il pieno riconoscimento dei diritti e la possibilità di esercitarli, nonché la partecipazione attiva di tutte e tutti alla vita pubblica. Escludere il 50% della popolazione mondiale — le donne — dalle trattative di pace rende irraggiungibile una pace duratura e inclusiva.
Solo nel 2000, con l'adozione della “storica” Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Donne, Pace e Sicurezza, è stato riconosciuto formalmente il legame tra i diritti delle donne e i diritti umani. Da allora, si è iniziato a comprendere con maggiore chiarezza quanto i conflitti armati colpiscano le donne in modo specifico e quanto sia cruciale il loro ruolo nella costruzione della pace, nella sicurezza e nella prevenzione dei conflitti.
Antonella Mariani, caporedattrice di Avvenire, ha evidenziato come l’impegno delle donne sia stato determinante nella costruzione della pace. Ha portato esempi di donne poco conosciute al grande pubblico, ma di straordinario impatto, come Miriam Coronel Ferrer, l’attivista filippina che ha firmato l'accordo globale sul Bangsamoro con il Fronte Islamico di Liberazione Moro, contribuendo in modo significativo all’avanzamento dell'agenda di genere.
Un altro esempio è Monica McWilliams, attivista irlandese che ha fondato un partito per poter partecipare direttamente ai negoziati di pace, contribuendo a porre fine alla trentennale guerra in Irlanda del Nord. “All’inizio ci dicevano che dovevamo restare a casa a cucinare e fare figli, ma le cose sono cambiate quando hanno visto quanto eravamo preparate”, ha raccontato McWilliams.
Le donne, costrette a dimostrare costantemente il proprio valore, riescono a fare la differenza quando hanno l'opportunità di esserci e di partecipare attivamente ai processi decisionali.
Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore appena rientrato dall’Afghanistan, ha offerto un'analisi chiara e approfondita della situazione geopolitica del Paese. Ha esaminato le dinamiche della Repubblica e il ruolo della presenza occidentale, evidenziando le politiche dell'instabilità che hanno segnato in modo drammatico non solo l’Afghanistan, ma anche i paesi confinanti. Successivamente, ha illustrato gli obiettivi e l'impatto del regime teocratico fondamentalista attualmente al potere, fornendo una visione complessiva delle implicazioni per la regione e per la comunità internazionale.
L’evento ha rappresentato una grande opportunità per ricordare che il dialogo e la conoscenza sono il motore del cambiamento.
Redazione
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