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“… Avremo problemi in Ucraina!”
Diario testimonianza di Roberto Villa nel corso dei suoi viaggi di lavoro in Russia
27-09-2024 - Era il 2001, per questioni di lavoro mi sono trovato invitato in alcuni uffici della Duma russa. Mi trovai davanti un omone di due metri, tale Vadim Gustov, niente di meno che il Presidente della Federazione delle Regioni russe (una sorta di figura amministrativa, male incarnata da quell’ex militare, campione di sollevamento pesi, che mi trovavo davanti).
La nostra conversazione fu interrotta da una telefonata che Gustov ricevette. Parlò circa un quarto d’ora, di tanto in tanto tranquillizzandomi sul fatto che non era necessario che uscissi dalla stanza. Una cosa mi restò stampata in testa; quando riattaccò il telefono disse solo una frase, anzi, sentenziò: “In pochi anni avremo problemi in Ucraina!”

2024: un Russo qualunque
Vova è Nato a Donetsk. Papà siberiano, mamma della Russia centrale, trasferiti nella Ucraina dell’allora URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Dopo la scuola primaria è andato a studiare a Mosca. Con la Perestroika ha preso cittadinanza russa perché “Russo sono, non Ucraino!” dice con la sua voce profonda. “Non ho più parenti in Ucraina, li ho in Polonia, in Germania…”

Ora vive a Mosca ed è un attore professionista. Aveva altri business nel settore della moda, svaniti con l’incedere della guerra.
Veniamo alla questione più attuale, non ci giro intorno: gli chiedo cosa pensi di questa guerra, come se ne parla a Mosca, perché è iniziata…
La prima precisazione già mi incuriosisce: “Noi questa non la chiamiamo guerra, la chiamiamo operazione militare speciale”. Per “togliere” dalla terra dei loro antenati (dice), le frange naziste che purtroppo in Ucraina si sono sviluppate negli anni in cui sono stati divisi. “La loro influenza cominciava a toccare molte persone anche nelle regioni di lingua russa (Donetsk, Luhansk e Zaporizhzhya, Ucraina dell’ovest). Terre di lingua russa o di un dialetto che noi chiamiamo SURGE”.

Incalzato da qualche mia richiesta di approfondimento, racconta che a Mosca è tranquillo, anche se oggi (10/09/24) è morta una persona non lontano da Mosca, sembra a causa dei droni ucraini. Gli Ucraini sono entrati in Russia, vicino a Kursk, chissà con quali obiettivi, nel sentimento popolare pare che questo fatto abbia inciso parecchio: “Il popolo si è unito contro il nemico. Prima molti erano dubbiosi. Ora no! Molti ora vogliono andare volontari se possono, non con esercito regolare, ma con compagnie private al servizio del governo”.

Il mio interesse si rivolge anche a com’è percepito il rapporto con il resto dell’Europa, pensiero ineluttabile. A questa domanda non lo fermo più e inizia un monologo sul fatto che l’Europa non c’è, che gli USA comandano l’Europa.
Insiste anche dicendo che Borrell e Von Der Leyen sembrano dischi rotti, che in Europa non c’è più libertà di parola (interessante il fatto che in sottofondo si senta una voce, non di lingua russa, che sottolinei questo aspetto, quasi a suggerirlo al caro Vova…) “Noi in Russia sappiamo tutto perché ascoltiamo quello che dicono i ministri americani (leggasi europei). Il vs primo ministro (Meloni), ieri parlava con Zelensky (…)” e via con l’analisi macro-politica che spazia da Nancy Pelosi al Patto di Varsavia – perché ad una cosa Vova tiene: è il giudizio a partire da fatti storici, a costo di partire da lontano.
“Sono attore di professione, ma non devi essere politico per capire, devi conoscere la storia”.

A questa frase, in cui ribadisce la sua professione, non posso non pensare a quando e come ho conosciuto Vova.
Lui e il suo amico (o collega?) Sergey mi accompagnavano (o scortavano?) durante le mie riunioni e i miei sopralluoghi in diverse aree della Russia. In particolare, mi sovviene una sera in cui, prima di cena, mi proposero un momento di svago: “Andiamo in bagna” ovvero la versione locale del bagno turco.
Sarà stato il momento di relax, o l’atmosfera assopita dal vapore acqueo, ma Sergey si lasciò andare a racconti tra il nostalgico e il rammaricato: “Ho girato il mondo, proprio tutto il mondo, per sei anni, e non ho mai visto nulla fuori dalla Russia, se non le pareti di un sottomarino!”.
Sospendo il giudizio e chiedo a Vova se secondo lui il suo Paese è molto attivo, anche al di fuori dell’Ucraina, ma risponde seccamente “NO”.

Torno all’attualità e ad ipotesi futuribili, il nostro interlocutore, che sembra parli a nome del popolo russo (certamente condivide i suoi pensieri con amici e conoscenti), rassicura sul fatto che la Russia non ha intenzione di invadere l’Europa, né i Paesi baltici: “Ormai è guerra, come finirà non sappiamo. Ma bisogna studiare la Storia: la Russia vince sempre”. (ometto le ipotesi di espansione della guerra verso Medioriente, dove Russia e USA si fronteggiano dietro le quinte).

Continua la sua analisi tra Merkel e Boris Johnson, tra North Stream e accordi di pace falliti (Minsk, Istambul), fino a Zelensky che ora è delegittimato da elezioni mancate.
“Chiaramente questa guerra è tra la Russia e la NATO, gli Ucraini sono solo carne da macello. Sono nostri fratelli. A Mosca gli Ucraini cantano con noi le loro canzoni. La bandiera Ucraina da l’Arbat, dal centro culturale ucraino, è stata tolta solo un anno fa”. Ora li hanno spinti – insinua - allo slogan: “tagliare la gola ai russi” (…) “Anche se la guerra finisse, non so quanto tempo ci vorrà a rimettere a posto la testa alle persone”. (…) “Io però sono un attore, non un politico…”
Poi il tono infervorato si intristisce: “Da pochi minuti si dice che l’Ucraina ha usato armi chimiche su territorio russo”.

Dopo tutto ciò, ci tiene a sottolineare che lui è uno del popolo, che il suo giudizio è diffuso tra il popolo russo e anche tra i suoi amici nel resto d’Europa.
Sto parlando da un paio d’ore con una singola persona, le sue parole non hanno valore di statistica – ça va sans dire – però a tratti non riesco a non pensare a quella identità di popolo, un po' malinconica, che tanto mi affascinò cominciando a frequentare il Paese.
Ma mi resta la domanda di quanti Sergey, dentro un sottomarino o fuori, stiano girando il mondo.



Roberto Villa
 
  


 
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