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Commissario alla Difesa UE
Considerazioni del generale Leonardo Tricarico sulle questioni della Difesa in UE
02-09-2024 - La proposta di nomina di Raffaele Fitto a Commissario europeo ha oscurato un’altra nomina proposta ed annunciata da Ursula von der Leyen, quella di un suo delegato per la Difesa.
Sulla questione non si sono ancora udite voci di dissenso, l’iniziativa, già preannunciata in un altro paio di occasioni, pare aver incontrato finora un consenso condiviso, non vi sono caveat all’orizzonte.
Quando invece, per più di un motivo, prudenza e ponderazione sono come non mai necessarie.

Intanto pare di capire che l’ambito in cui il nuovo Commissario sarà costretto a muoversi sarà quello dell’industria della Difesa, ossia quello in cui l’Unione ha già messo a punto i meccanismi giusti di carattere comunitario, segnatamente quelli che consentono il finanziamento comune di progetti di ricerca e sviluppo di sistemi utili alla Difesa europea.
In altre parole, l’Europa ha finora privilegiato, in via esclusiva, solo l’industria, mettendo a sua disposizione fondi comuni ammontanti per ora a circa 8 miliardi di euro, con una previsione di continuità di rifinanziamento nel tempo.
Ed anziché mostrare riconoscenza e gratitudine per il riguardo usatole, e tracciare un percorso di vera integrazione, il mondo dell’industria si è ulteriormente compattato nella protezione dei propri interessi nazionali, sopratutto per mano di due Paesi che anziché fungere da guida, da leader, si confermano sempre più vocati alla competizione scorretta, all’accaparramento vorace delle committenze e delle risorse. L’aver messo in campo due distinti progetti multimiliardari per un velivolo da combattimento di ultima generazione in competizione tra loro è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno di incompatibilità tra operatori industriali ben conosciuto agli addetti ai lavori.

Questo mondo non è quindi pronto all’integrazione, ad incamminarsi su percorsi di collaborazione che portino a razionalizzare la spesa, ad eliminare gli ormai intollerabili sprechi cui la parcellizzazione delle attività di produzione ha condannato tutti i paesi membri e quindi l’Europa stessa.
Un’altra considerazione -questa sì derimente- riguarda una sorta di inversione dei ruoli tra industria e mondo militare. Un’equazione da tempo irrisolta in base alla quale i militari dovrebbero definire le esigenze ed l’industria dovrebbe fare del suo meglio per soddisfarle.
Invece succede spesso il contrario, o quanto meno non è stato creato un meccanismo di confronto, di collaborazione, di sinergia virtuosa tale per cui i progetti ed i sistemi concepiti, sviluppati e prodotti siano esattamente ciò di cui la Difesa ha bisogno.
E per la verità c’è di più: in questo momento, dubito che ci sia alcun esperto di dottrina e di pianificazione militare che possa dare indicazioni attendibili sulle dimensioni e sulle caratteristiche di uno strumento aggiornato, bilanciato ed efficace.

All’assenza di una nuova dottrina che vada oltre quella in vigore e che in buona sostanza è quella NATO, si sommano quindi le incognite legate alla fisionomia degli scenari di oggi, quelli che hanno colto tutti di sorpresa ed a fronte dei quali nessuno può vantare un apparato di difesa adeguato o un suo progetto credibile.
Questo è il vero bandolo della matassa, sapere cosa serve oggi, senza lasciarsi fuorviare da una guerra, quella russo ucraina, che non può divenire il parametro di riferimento ma della quale bisognerà tener conto.
Ecco quindi che il pallino è in mano ai pianificatori, senza la cui luce verde su un progetto condiviso gli sprechi di oggi sarebbero destinati a perdurare nella migliore delle ipotesi.
C’è poi un altro pericolo: quello che potrebbe condurre alla istituzione di un nuovo organismo inefficace, un duplicato della figura dell’Alto Rappresentate per la Politica Estera, insomma un altro personaggio in cerca di autore come Josef Borrell. Non più tardi dello scorso 30 agosto, seppure ve ne fosse stato bisogno, Borrell ha reso a tutti palese la propria impotenza quando, non riuscendo ad ottenere il consenso unanime sull’utilizzo consentito a Zelenski delle armi cedute, si è dovuto affrettare a precisare che si esprimeva solo a titolo personale.

Perché questo è il destino inevitabile se al nuovo Commissario saranno conferiti poteri che vadano oltre quelli consolidati nel comunitario, se si invaderà il campo dell’intergovernativo. A questo punto qualunque sintesi sarebbe problematica, gli interessi nazionali continuerebbero ad essere sabbia negli ingranaggi.
In definitiva, il minimo che si possa fare è riflettere bene e redigere diligentemente una lista di quesiti da portare a Bruxelles, prima di accettare passivamente il piatto che von der Leyen e’ pronta a servire, ma che le è stato per certo preparato da un mondo impaziente di staccare un dividendo più importante di quello ben più modesto dei fondi comuni di oggi.
Quello stesso mondo che sicuramente si starà adoperando, oltre la decenza di un buon lobbismo, per assicurare al proprio paese un candidato alla posizione di Commissario europeo per la Difesa o per sostenere la candidatura di qualche personaggio di un altro paese, ma all’occorrenza ricettivo agli stimoli ed agli indirizzi del proponente.

Leonardo Tricarico
 
  


 
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