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L'intervista con...

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foto di: archivio Cybernaua
A colloquio con S.A.R. la principessa Soraya Malek di Afghanistan
Alcuni giorni prima della terza conferenza di Doha in cui son state escluse le donne afghane sottoposte ad ''apartheid di genere'', contro ogni diritto internazionale
05-07-2024 - Grazie alla nostra collega Ilaria Parpaglioni, pubblichiamo l’intervista con S.A.R. la Principessa Soraya Malek d’Afghanistan, realizzata alcuni giorni prima della terza conferenza di Doha in cui ONU ha permesso ai talebani di non parlare dei diritti delle donne, sottoponendole di fatto ad apartheid di genere

In vista della terza conferenza di Doha sull’Afghanistan prevista per il 30 Giugno e il 1 Luglio 2024, il 22 Giugno scorso ad Ariccia (Rm) si è tenuto il convegno “Afghanistan: situazione sotto controllo?” moderato dalla dottoressa Maria Clara Mussa, giornalista e direttrice di Cybernaua InformAction Magazine e presieduta dal Par. Gilberto Montebello, presidente dell’ANP d’I Colline Romane. Sono intervenuti l’Ambasciatore della Repubblica Islamica e Missione di Afghanistan in Roma, S.E. Khaled Ahmad Zekriya, la Principessa Soraya Malek d’Afghanistan, il dr. Mohammad Idress Jamali mediatore interculturale e vicepresidente Ass.Naz. Comunità Afghana in Italia, la dott.ssa Susanna Fioretti presidente Nove Onlus, la dott.ssa Flavia Mariani responsabile comunicazione Nove Onlus e la dott.ssa Rabia Alizada giornalista attivista.

A margine del convegno, è parso importante intervistare chi ha con questo Paese un legame familiare forte e simbolico, ossia la principessa Soraya d’Afghanistan per i tanti spunti interessanti che ha offerto durante il suo intervento.
Principessa Soraya, ci racconti delle sue origini e del suo profondo legame con l’Afghanistan
Mi chiamo Soraya e sono la nipote del Re Amanullah e della Regina Soraya d’Afghanistan; loro sono arrivati in esilio in Italia nel 1930 e noi siamo la seconda generazione, alcuni nipoti vivono qui in Italia, a Roma e altri in Svizzera. Sono orgogliosissima di essere la nipote di queste due personalità così importanti perché considerati dalla storia e dal popolo i “re modernizzatori dell’Afghanistan”, hanno fatto tantissime riforme per il paese: mio nonno, Re Amanullah ha portato il Paese all’indipendenza e ha varato la Prima Costituzione nel 1921, introducendo l’abolizione della pena di morte, l’obbligo scolastico fino alla 5 elementare per maschi e femmine, la parità dei sessi; certo, le bambine dovevano essere scortate perché le famiglie appartenenti a loro volta a rispettivi clan, non erano così favorevoli e aperte a tale progresso…ma era il 1921 e comunque, attualmente, l’influenza delle tribù non è meno forte, anzi. Ho fatto poi i miei studi in Italia e vivo qui, a Roma e questo è il mio forte legame con questo Paese.

Ci narri tutte le bellezze del suo Paese d’origine
L’Afghanistan è una terra di mezzo, ossia collega l’Asia Centrale con l’India e il problema è che non ci passavano solo le carovane, ma anche gli eserciti. Dall’Impero Britannico all’Impero Zarista il mio Paese è sempre stato compresso così. Nel corso della storia, la grande svolta per il Paese è stata la conquista di Alessandro Magno.
Infatti, quando si parla di Impero Greco Buddhista si intende l’impero Macedone, greco dove confluiscono tratti storici e culturali del mondo Buddista dell’India. Questo sincretismo ha creato tratti, anche archeologici, indelebili nel nostro paese che è però ricco anche di risorse e pietre preziose, esposto quindi allo sfruttamento di paesi esteri.

I suoi nonni, Re Amanullah Khan (1 Giugno 1982-Zurigo Aprile 1960) e Soraya Tarzi (1912-1968) sono stati considerati grandissimi riformatori e sua nonna si è impegnata molto nei confronti delle donne e dei loro diritti
Si è vero. Mia nonna affermava pubblicamente che nella società afghana solo il 50% della popolazione aveva voce e le donne erano escluse da tutto. Quindi, ha istituito associazioni dove avvenivano libere discussioni sugli argomenti più urgenti e il tutto era pubblicato su giornali di sua fondazione; in più in quegli anni, tra il 1922 e il 1926, mandò a sue spese, 22 ragazze a studiare Medicina in Turchia poiché per la Religione Musulmana un uomo medico non può toccare/visitare una donna. Questo provvedimento fu un vero shock per la mentalità tribale degli Afghani di allora, ma anche di adesso perché non è cambiato molto, anzi nulla. Per esempio a breve ci sarà la Conferenza di Doha sull’Afghanistan organizzata dalle Nazioni Unite e parteciperanno certamente USA e Unione Europea e i Talebani hanno esplicitamente chiesto che nelle delegazioni con cui parleranno non dovranno esserci donne.

IDurante il convegno “Afghanistan: situazione sotto controllo?” ad Ariccia, sono intervenuti ospiti importanti tra i quali l’Ambasciatore Khaled Ahmad Zekriya, lei, Principessa Soraya e diverse voci afghane e non in opposizione all’attuale regime Talebano.
Zekriya ha detto che con il terzo Convegno a Doha sull’Afghanistan il governo talebano sta cercando di attuare una campagna di “normalizzazione”, facendo diverse richieste tra le quali poter gestire loro le regole diplomatiche ed essere cancellati dalla lista nera dei terroristi. Ma è lecito parlare di “normalizzazione”? C’è qualcosa che può essere definito “normale” nel regime Talebano
?
La normalizzazione è stata fatta dagli Americani perché semplicemente questi ultimi controllano i Talebani. Quindi, se al convegno ci si è chiesto se la situazione del Paese è sotto controllo, la risposta è “sì, è sotto il controllo degli USA”. Nel Paese ci sono tremila soldati americani, è pieno di spie di tutte le nazionalità e tutto questo è concesso dal governo Talebano. Del resto, se con la conferenza di Doha la comunità internazionale ha trasformato i Talebani in interlocutori, i risultati non possono che essere questi per il Paese.

Domenica 30 Giugno e Lunedì 1 Luglio 2024 si terrà a Doha, in Qatar, la terza importante conferenza organizzata dalle Nazioni Unite sul futuro dell’Afghanistan. Ma è la prima volta che parteciperà il Governo Afghano; ai meeting precedenti, ossia al primo e al secondo summit i Talebani non sono stati invitati. All’incontro saranno presenti gli inviati speciali di diversi Paesi, tra cui Unione Europea, Stati Uniti, Russia e Cina e i rappresentanti di diverse organizzazioni internazionali. Gli Integralisti Islamici per partecipare hanno posto diverse condizioni tra le quali che non ci sia alcuna donna afghana nelle delegazioni che loro incontreranno e che non si parli di diritti umani. A tali richieste l’Onu e la comunità internazionale come hanno risposto?
L’Onu ha sorprendentemente risposto “”, le richieste sono state accordate.

L’ambasciatore Zekriya ha parlato di futuri e alternativi scenari politici dell’Afghanistan. Ha delineato diverse ipotesi: la rimozione del Supremo Leader Hibatullah Akhundzada (emiro del Paese dal 7 Settembre 2021); la ricostituzione della Monarchia; l’instaurazione di un governo ad interim con il Mullah Ghani Baradar favorito dagli USA, uno dei fondatori di spicco del movimento Talebano. In quest’ultimo caso però si rischierebbe una guerra civile. In realtà, la cosa migliore e giusta, ha proseguito poi, sarebbe che dall’interno forze civili di opposizione riuscissero a fare breccia e sconfiggere il regime. Quale di queste secondo lei è possibile?
Io in verità, credo che i Talebani rimarranno alla guida del Paese per tantissimo tempo. Al momento per altro, non mi pare esista una reale resistenza afghana anti-talebana.

Gli Americani e la comunità internazionale hanno lasciato il Paese nelle mani di coloro a causa dei quali si è intervenuto in Afghanistan con le armi per 20 anni: c’erano alternative all’intervento armato?
Da parte dell’Occidente non c’è mai stata volontà di ricostruire o di gettare le basi per una reale Democrazia. L’intervento che c’è stato è un metodo che ha portato all’uccisione di due milione di civili, sono caduti 76 mila soldati afghani e migliaia di militari occidentali. Il discorso del “fare del bene” è aleatorio di fronte a tutto il business di armi e stupefacenti che è girato intorno a questo conflitto. La stessa produzione della droga è aumentata durante questi 20 anni d’intervento delle forze internazionali.

La Democrazia può essere esportata con le armi?
No, non credo proprio.

Lei ha nominato l’aeroporto di Helmand (Provincia dell’Afghanistan prevalentemente desertica nota come il territorio con la maggiore produzione di oppio al mondo), riqualificato e rinnovato congiuntamente dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale e dal Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del Regno Unito. Ha citato questa infrastruttura come l’unica costruzione messa in piedi e portata a termine dagli anglo americani, utilizzata poi, per far partire tutta la droga destinata all’Occidente. Ma quindi gli occidentali sapevano cosa viaggiava su certi aerei?
Si, confermo, la collusione in Afghanistan era a 360 gradi; è noto che anche aerei privati trasportassero droga. L’aeroporto di Helmand era un punto d’incontro per armi e traffici di ogni genere.

Il traffico di stupefacenti può essere ed è stato considerato una risorsa per le povere famiglie afghane?
Lo è sempre stato. Molte famiglie da sempre vivono di questo.

Ci sono state inchieste internazionali sulla droga in partenza dall’aeroporto di Helmand?
Sicuro ne ha parlato Pino Arlacchi*, ex direttore dell’Agenzia Onu contro la droga. Da anni gli Usa sono pieni di eroinomani e di eroina ne gira moltissima anche a Kabul e in Iran dove miete molte vittime tra i più giovani.

Lei sa in quale Paese la droga atterrava per essere lavorata e smistata per l’Occidente?
Pino Arlacchi ha citato Camp Bondsteel, la base più grande degli USA nel sud est del Kosovo, località Urosevac, come il punto di arrivo della droga destinata in Occidente.

Lei ha riportato che ogni settimana il governo USA versa alla banca Afghana tra i 40 e gli 80 Milioni di dollari. Potrebbe spiegarci il perché?
Questi soldi vengono versati perché altrimenti il regime collasserebbe.

Sembra che nel Governo Talebano ci siano degli attriti per il potere, Pashtun del sud dell’est, del nord e dell’Ovest
Il problema è che non esiste uno Stato in Afghanistan, è una giungla, ma il governo Talebano vuole darsi un tono per avere libertà di movimento all’estero e perché alcuni fondi congelati dagli Occidentali tornino fruibili; si sta attenti a che non accadano incidenti per le strade, l’impressione è che la sicurezza sia aumentata perché non rischi che ti sparino addosso se cammini per strada, non vieni perquisito se entri nei ristoranti, infatti addirittura stanno cercando di rilanciare il turismo, che in effetti è in aumento. Ci sono due agenzie di viaggi in Italia, una di Terni e una di Firenze specializzate in viaggi nel Paese e le ambasciate stanno rilasciando molti visti verso l’Afghanistan.

Ma il Mondo non deve scordare chi governa a Kabul, conferenze mondiali a Doha permettendo.
*Pino Arlacchi
(dal 1997 al 2002 ha ricoperto l'incarico di sottosegretario generale delle Nazioni Unite, direttore dell'UNDCCP, ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine e direttore generale dell'ufficio delle Nazioni Unite a Vienna. Nel 2004, su incarico della Commissione europea, ha redatto il progetto della agenzia antiriciclaggio del Kosovo).





Ilaria Parpaglioni
 
  


 
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