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Rapina a Sassari
L’episodio non è il primo in Sardegna e giunge al culmine di una serie di assalti a furgoni portavalori… considerazioni del generale Carmelo Burgio
01-07-2024 - I video amatoriali girati da testimoni occasionali all’assalto al caveau di istituto di vigilanza a Sassari son degni di scene da film hollywoodiano. Oggi, non è un mistero, nelle segrete delle banche vi è ben poco, il contante sta nei depositi di tali istituti, blindatissimo quanto si vuole, ancorché l’esperienza spiega che non c’è obbiettivo che non possa essere violato. Occorrono una mente che sappia pianificare, esecutori addestrati con tecniche militari, materiali idonei.
L’episodio, che non è il primo in Sardegna, e giunge al culmine di una serie di assalti a furgoni portavalori, evidenzia alcune criticità irrisolte, in parte figlie di un’antica concezione che ha sempre fatto considerare la vigilanza privata una sorta di parente povero del comparto sicurezza, in cui – peraltro – le componenti non sono esenti da mende.

1. I caveaux possono essere attaccati solo utilizzando grandi macchine operatrici, modificate con blindature per poter agire sotto il fuoco del dispositivo difensivo. Il furto di uno di questi mezzi deve mettere in allarme, ipotizzando che possa essere impiegato per una tale azione. Nel caso specifico non era stata data alcuna informazione agli addetti al caveau circa la sottrazione del veicolo, e pertanto la possibilità di un attacco.

2. A fronte di costi infrastrutturali elevatissimi, le imprese che svolgono queste attività fanno i conti con margini di guadagno limitati, atteso che i clienti impongono tariffe al ribasso. Di recente è nota la polemica sorta contro alcune di esse, ree di retribuire con salari sotto la soglia di povertà. Magistratura e istituzioni, tuttavia, non hanno verificato quanto basse siano le basi d’asta dell’inclita clientela. Di massima inferiori a 9 euro lordi l’ora, lasciano in tasca al dipendente, al netto, meno della metà. Eppure non sarebbe difficile saperlo: tali tariffe son praticate anche per i servizi nei Palazzi di Giustizia. Tariffe più alte consentirebbero migliore retribuzione dei singoli e più denaro da investire per potenziare le difese. Un miglior salario potrebbe anche risolvere la difficoltà di reperire personale da assumere, e attrarre, ad esempio, la truppa che dopo anni di vita militare non sia ammessa al transito nel servizio permanente.

3. In un’emergenza di questo livello una sola pattuglia di carabinieri è giunta sul posto. Nel dare atto del coraggio e dell’abnegazione dei ragazzi, che se la son giocata a viso aperto rischiando di farsi accoppare, deve essere chiaro che le altre pattuglie non si son squagliate. Semplicemente non c’erano, o le pochissime altre disponibili erano bloccate altrove, come accade di massima nelle province d’Italia. Credo si debba riflettere sul fatto che un gruppo di fuoco di quelle dimensioni, una volta scatenatosi all’attacco di un qualsiasi obbiettivo, di massima sarà fronteggiato da queste poche forze.
Difficile che si possa incrementare gli organici delle forze di polizia a livello nazionale per garantire uno strumento di reazione più poderoso, a maggior ragione meglio poter “indurire” ulteriormente gli obbiettivi e consentire a chi svolge tale attività, che è vitale per gli interessi della popolazione. Non dimentichiamo che un attacco del genere può determinare dolorosi effetti collaterali. L’unica via percorribile è creare obbiettivi inviolabili, per un tempo tale da distruggere o rendere inutilizzabile con inchiostri o schiume la possibile refurtiva.

Oggi non piangiamo due coraggiosi carabinieri morti solo perché effettivi a Nucleo Radiomobile, dotato di vetture con parabrezza blindato. Negli altri reparti, le Stazioni ad esempio, tali vetture non son disponibili. Forse è il caso, con l’accresciuta virulenza della minaccia, di rivedere tali dotazioni. Non sono certo l’Arma o la Polizia di Stato a lesinare sulla sicurezza dei propri uomini: devono far i conti con le disponibilità, mai sufficienti. Pertanto ogni qual volta un governo si pone interrogativi circa l’opportunità di operare tagli a questo bilancio, provi a pensare che l’apparente risparmio si potrebbe tradurre in qualche morto in più. Che ha comunque i suoi costi finanziari per lo Stato, qualora nulla interessi di quelli spirituali di chi “corrispondeva” – utilizzando locuzione ungarettiana – col ragazzo in uniforme che non c’è più.

Concludo con una considerazione, che non vuol essere retorica. Oggi tra i vecchi ex si usa dire “L’Arma non è più quella di un tempo”… “I giovani carabinieri però …”. Per carità, tutto cambia, ma quei due, ricevuto l’ordine di “portarsi a … e spingersi fino a …”, invece di fare come i popolarissimi carabinieri delle barzellette – portarsi in braccio e spintonarsi vicendevolmente – mentre sentivano in lontananza le esplosioni delle raffiche dei malviventi, si son buttati avanti, senza chiedere lo sconto.
Perché dentro qualcosa sentivano. Sicuramente più di tanti cialtroni opinionisti da salotto televisivo, abituati a strumentalizzare un episodio negativo, e glissare con eleganza sulle prove di onestà e serena serietà.
Per loro tutto è dovuto, anche farsi ammazzare, scortandoli.


Carmelo Burgio
 
  


 
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