L'intervista con...
Herat, senza sviluppo non vi è pace
Intervista con l'ingegner Abdul Naser Aswad, responsabile per lo sviluppo e l'economia della regione.
14-01-2015 - Con l'avvio della missione Resolute Support (RS) incominciata con l'inizio del 2015, si riduce un po' alla volta la quantità di mezzi, materiali e personale, ma non la qualità.
Continua, nei confronti dell'Afghanistan, il contributo del contingente italiano del TAAC (Train, Advise, Assist Command-West) al comando del generale Scardino, che da alcuni giorni ha assunto anche il comando e la responsabilità della Foward Support Base (FSB), sotto la responsabilità del colonnello Michele Lombardi, già comandante di Italfor.
Se la qualità non è cambiata, comunque la riduzione dei mezzi e del personale induce anche a ridurre alcune attività.
Nella nostra ultima visita ad Herat, Camp Arena, base del comando regionale, abbiamo constatato che le attività continuano, ma non sono più possibili uscite nel territorio accompagnati da mezzi e personale adeguato e addetto alla sicurezza, come successo nelle precedenti visite.
L'incontro con personalità istituzionali e politiche è comunque avvenuto, grazie alla loro disponibilità ad incontrare giornalisti italiani nell'interno della base.
Così abbiamo potuto discorrere con alcuni rappresentanti istituzionali sul progresso e sui progetti del Paese, ospiti di Camp Arena.
A sostituire il governatore di Herat, "dismesso" dal presidente neoeletto, Ashraf Ghani, è ora il vice, l'ingegner Abdul Naser Aswad, responsabile per lo sviluppo e l'economia della regione.
Affrontando i temi della sicurezza, della governance e dello sviluppo, ha sottolineato come "senza sviluppo non può esserci pace".
Dunque: "Sono in atto ben 950 progetti, relativi allo sviluppo, che vanno dal potenziamento della diffusione dell'energia e dell'acqua, alla espansione delle coltivazioni agricole, alla costruzione di strade, che saranno realizzati utilizzando forze e capacità afghane".
I progetti ottengono contributi dalla comunità internazionale.
Ma dopo Isaf, abbiamo chiesto, ha paura del futuro? Come immagina l'Afghanistan?
"Dopo Isaf, la comunità internazionale aiuterà il Paese avendo già stanziato 16 miliardi di dollari. Il governo italiano ha finanziato con 200milioni di dollari per anno sino ad ora. Per quanto riguarda la sicurezza, i progetti di sviluppo sono pensati in funzione della pace."
Lei parla di comunità internazionale. A quali Paesi si riferisce, oltre a quelli che hanno partecipato ad Isaf, dato che la Cina è coinvolta in attività nel vostro territorio?
"Il confine con la Cina è a ottanta chilometri: è utile mantenere buone relazioni. E' prevista una strada ed il ministero dei trasporti sta studiando la situazione per un progetto ferroviario".
E l'espansione delle colture agricole, che abbiamo anche potuto constatare sorvolando il territorio intorno ad Herat, nonchè l'estensione della zona industriale, notevolmente cresciuta rispetto all'anno passato, inducono a pensare di costruire strutture adeguate per la conservazione dei prodotti, nonchè alla realizzazione di attrezzature nell'aeroporto di Herat, per favorire l'esportazione dei prodotti.
www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=4135
Herat, dunque, cresce e la popolazione incomincia ad avere una prospettiva di sviluppo accettabile e favorevole ad un futuro migliore.
Ci saluta l'ingegner Abdul Naser Aswad, con l'invito per un prossimo incontro nel suo ufficio, nella sede istituzionale ad Herat.
Maria Clara Mussa
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