Manifestazioni ed Eventi

“Femminicidi d’Onore’’
‘’Dal processo Saman ai diritti negati delle donne migranti”, a Roma alla Libreria Griot
23-03-2025 - Sabato 22 marzo scorso, alla Libreria Griot di Roma, cuore pulsante di culture, dialoghi e resistenze, una nuova tappa del viaggio di Femminicidi d’Onore, dal processo Saman all’apartheid di genere.
Un libro corale, potente, necessario, che non solo analizza il processo per l’omicidio di Saman Abbas ma si fa cassa di risonanza delle voci di donne migranti, rifugiate, sopravvissute, che hanno trasformato la propria sofferenza in testimonianza attiva.
Il volume nasce dall’incontro tra l’esperienza del progetto ‘’Da vittime a testimoni’’, un tribunale delle donne per le donne in migrazione e l’analisi del processo in corso per l’omicidio di Saman Abbas.
Due piani narrativi che si intrecciano e si rafforzano a vicenda: da un lato, le testimonianze delle donne migranti che hanno preso parte al tribunale simbolico; dall’altro, la riflessione giuridica, sociale e culturale attorno a un caso emblematico di femminicidio d’onore. Un libro che restituisce voce, contesto e significato a storie troppo spesso marginalizzate o trattate in modo sensazionalistico.
Il progetto un tribunale delle donne per le donne in migrazione, è un’iniziativa di giustizia simbolica e politica che ha dato spazio alle testimonianze di donne afghane, pakistane, nigeriane, ivoriane, portando alla luce forme di oppressione sistemica e patriarcale ancora troppo diffuse nei loro paesi d’origine: tratta, mutilazioni genitali, matrimoni forzati, negazione dei diritti fondamentali. Ma non solo: emergono anche le difficoltà vissute in Italia, tra ostacoli all’integrazione, fragilità del sistema di accoglienza e mancanza di un reale ascolto.
Durante la presentazione, Isabella Peretti – co-curatrice del libro e coordinatrice del progetto – ha aperto l’incontro ripercorrendo le ragioni profonde alla base di entrambe le iniziative: «È necessario continuare a creare spazi dove le donne possano raccontare, denunciare, elaborare. Ma è altrettanto urgente costruire reti di attivismo coese, informate e solidali», ha affermato.
A seguire, Flavia Mariani ha condiviso l’esperienza diretta di NOVE Caring Humans in Afghanistan, illustrando le complesse criticità economiche e sociali affrontate ogni giorno: dall’accesso al cibo e alla salute, fino ai progetti di lungo periodo per l’emancipazione femminile. Mariani ha posto l’accento anche sulle sfide del “dopo”: l’arrivo delle rifugiate in Italia e i numerosi ostacoli nell’inserimento sociale, culturale ed economico.
Un punto di vista prezioso è arrivato da Negin Ahmadi, giovane economista afghana, rappresentante del gruppo emergente NEDA, fondato con il sostegno di NOVE Caring Humans e CIR, per sostenere la diaspora afghana e promuovere un’integrazione attiva e consapevole.
Il gruppo NEDA (www.nedaprojects.com) ha di recente avviato una collaborazione giornalistica con la testata indipendente Radio Bullets.
Una rubrica bimensile, curata da Barbara Schiavulli, che testimonia e denuncia l’oppressione che subiscono le donne afghane nel Paese, le sfide dell’inserimento e dell’accoglienza in Italia, e propone soluzioni e spunti per migliorare l’integrazione.
«Noi vogliamo essere un’opportunità per questo Paese. Non un peso. Un riferimento per chi arriva e uno stimolo per un’Italia più giusta», ha dichiarato Negin, oggi impegnata in un Master in Financial Risk and Data Analysis alla Sapienza.
Lorena Di Lorenzo, presidente dell’associazione Binario 15, ha ampliato lo sguardo sul valore che questi nuovi arrivi possono portare: «Molte delle persone che giungono oggi in Italia hanno studiato, sono state attiviste, hanno collaborato con organizzazioni internazionali. Sono portatrici di competenze e coscienza politica, che possono arricchire il nostro tessuto sociale e culturale».
Infine, l’intervento della penalista Teresa Manente, responsabile legale di Differenza Donna e parte civile nel processo per l’omicidio di Saman Abbas, ha riportato l’attenzione sull’insufficienza delle risposte istituzionali. Una denuncia lucida e documentata sulle gravi negligenze del sistema: la mancata attivazione delle tutele previste per le donne straniere maggiorenni, la sottovalutazione delle segnalazioni di maltrattamenti e dei segnali di coercizione, i ritardi nell’adozione di misure cautelari nei confronti del padre violento.
In un’epoca in cui la parola “testimonianza” rischia di essere svuotata di senso, il progetto Da vittime a testimoni e il libro che ne raccoglie l’eredità restituiscono profondità, verità e impegno politico. Perché rendere visibili le ingiustizie non basta: serve ascoltare, agire, trasformare. E continuare a farlo insieme.
Redazione
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