Non celebrazione, ma lezione di tecnica professionale
La ''carabinierità'' del generale Carlo Alberto dalla Chiesa nella commemorazione del Centenario della sua nascita
fotografie di: Cybernaua
28-09-2020 - Intorno alla figura del generale Carlo Alberto dalla Chiesa si è stretta l’Arma dei Carabinieri insieme alla famiglia, ricordandolo nel centenario della nascita presso la Scuola Ufficiali Carabinieri, a Roma, alla presenza del comandante Generale dell’Arma, generale di Corpo d’Armata Giovanni Nistri.
Dopo il saluto del comandante della Scuola, generale Claudio Domizi, rivolto ad un pubblico per lo più composto dagli studenti, disposti in ‘’distanziamento’’ come imposto dall’emergenza Covid-19, il decisivo impegno del generale dalla Chiesa contro il terrorismo e contro la mafia è stato ripercorso in una tavola rotonda moderata da Virman Cusenza, con il Direttore della Direzione Investigativa Antimafia, generale di Divisione Giuseppe Governale e il giornalista Andrea Galli, autore del volume “Dalla Chiesa. Storia del generale dei carabinieri che sconfisse il terrorismo e morì a Palermo ucciso dalla mafia”.
Si è ripercorso l’operato del generale, evidenziando come dalle sue intuizioni siano nate le strategie vincenti e le iniziative organizzative concrete che hanno portato a sconfiggere il terrorismo e ad affrontare la mafia con nuovi strumenti.
Terminata la tavola rotonda, sul palco hanno preso posto Nando, Rita e Simona dalla Chiesa, i tre figli del generale, che hanno ricordato gli aspetti personali e familiari di colui che nell’Arma ha vissuto l’intera carriera, rivestendo per ultimo la carica di vice comandante.
“Papà ha vissuto pubblico e privato in maniera compatta, i Carabinieri erano suoi figli e ai suoi figli insegnava gli stessi valori che richiedeva ai suoi Carabinieri; e noi abbiamo trascorso la nostra infanzia e adolescenza in modo sereno”, ha ricordato la figlia Simona.
Aspetti personali che hanno dato lo spunto per presentare il volume “Il mio valzer con papà” di Rita, edito da Rai Libri. “Tutta la vita con papà è stata un valzer” – ha spiegato Rita, “un valzer metaforico, che rappresenta la nostra vita fatta di tanti momenti. Ho scritto questo libro perché ho voluto che tutti i proventi fossero interamente destinati agli orfani dei Carabinieri tramite l’ONAOMAC”.
Rita ha sottolineato come il suo papà amasse la famiglia come amava l’Arma dei Carabinieri; egli, nonostante i pesanti impegni legati alla sua professione, era sempre presente in famiglia,
“Di lui rimane soprattutto l’educazione alla legalità tramite l’esempio”, ha tenuto a precisare il figlio Nando, “Non ha mai preteso di spiegarmi la Costituzione, piuttosto me l’ha insegnata nel modo più alto difendendola quotidianamente al costo della vita”.
Nel dialogo intrapreso con il giornalista che interpellava i tre figli, si è potuto anche intuire come dalla Chiesa sia anche stato oggetto di insinuazioni non del tutto positive, come ha tenuto a sottolineare Simona: “… da parte di alcun parti politiche, che insinuavano sulla sua figura limpida che si opponeva a tante figure oscure…”.
E Nando ha rivelato che, quando morì suo nonno paterno, la famiglia partecipò al funerale: “…Papà aveva saputo che era stato organizzato un tentativo di ucciderlo durante il funerale..”.
Ha poi preso la parola il generale Nistri:
“Quella di oggi non è una commemorazione né una celebrazione, ma il motivo è dare ai nostri giovani Ufficiali Allievi una vera lezione di tecnica professionale, fatta con l’esempio di una vita. Sono molte le lezioni che ci ha lasciato il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Per prima cosa, la sua capacità di vivere il rapporto tra lavoro e famiglia, senza mai tirarsi indietro usando come scusa l’uno o l’altra. Poi, la sua ’carabinierità’ intesa sia verso l’interno, nel suo ruolo di comandante, sia verso l’esterno, nel suo ruolo di rappresentante dello Stato: un comandante amato, perché capace di assumersi le proprie responsabilità, rispettato per la sua autonomia di giudizio, mai rivolta contro le istituzioni, ma estrinsecata attraverso il suo modo di essere, di operare, di ragionare e di proporre. Un rappresentante dello Stato che ha vissuto nel culto del rispetto verso i propri uomini, verso i cittadini ma anche verso gli avversari”.
Già ieri, nel giorno natale, il generale dalla Chiesa era stato commemorato a Saluzzo (CN), sua città di origine, in una commossa cerimonia in cui, alla presenza del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini e del generale Nistri, è stato inaugurato un monumento a lui dedicato, a seguito del conferimento della cittadinanza onoraria all’Arma dei Carabinieri da parte del Comune di Saluzzo.
“Il generale dalla Chiesa” aveva sottolineato Nistri in quella circostanza, “lo ricordiamo come un uomo dalla personalità straordinaria, in grado di valorizzare ogni aspetto della vita, pur dedicandosi intensamente agli incessanti e complessi impegni professionali. Un Servitore dello Stato, espressione dei valori democratici del Paese, guidato da una capacità di giudizio improntato al rispetto, prima di tutto, della persona. Un Carabiniere immagine limpida della fedeltà al giuramento prestato. Una vittima colpita sia come Prefetto, a capo di una complessa società politica e civile, sia per l’impegno nell’Arma. Un esempio di straordinaria solidarietà umana”.
“Ricordare Carlo Alberto dalla Chiesa” aveva aggiunto Guerini, “non significa soltanto tributare il giusto onore a un luminoso esempio di competenza professionale e dedizione al servizio, ma anche e soprattutto, rafforzare la consapevolezza che la lotta alla criminalità può essere davvero incisiva solo se si uniscono le migliori forze di tutto il Paese”.
Approfondimento
Nato a Saluzzo (CN) il 27 settembre 1920 – deceduto a Palermo il 3 settembre 1982.
Sottotenente di Fanteria nel Montenegro nel 1941, ha conseguito la nomina a sottotenente dei Carabinieri nel 1942.
Laureato in giurisprudenza e scienze politiche, durante la sua carriera ha retto impegnativi comandi e ricoperto importanti e delicati incarichi.
Nel corso del secondo conflitto mondiale ha partecipato alle operazioni di guerra nei Balcani prima e nel territorio metropolitano poi, meritando due Croci al Merito di Guerra, tre campagne di guerra, una medaglia di benemerenza per i volontari della 2^ guerra mondiale e il distintivo della guerra di liberazione.
Da ufficiale inferiore ha comandato le Tenenze di San Benedetto del Tronto, Bari esterna, Roma-Parioli e Salsomaggiore, le Compagnie interna ed esterna di Firenze, Casoria, Como e Milano, nonché il Gruppo squadriglie di Corleone del Comando Forze Repressione Banditismo in Sicilia.
Da ufficiale superiore è stato Aiutante Maggiore della Legione di Milano, Capo Ufficio OAIO della IV Brigata di Roma e della Legione Allievi di Torino ed ha retto i comandi del Nucleo di Polizia Giudiziaria e del Gruppo di Milano nonché della Legione di Palermo, quest'ultimo per oltre 7 anni, dal 1966 al 1973.
Promosso generale, dopo aver comandato la Brigata di Torino dall’ottobre 1973 al marzo 1977, nel maggio dello stesso anno con decreto governativo ha assunto l’incarico di coordinatore del Servizio di Sicurezza degli Istituti, di Prevenzione e Pena e, a partire dal settembre 1978, anche le funzioni di coordinamento e cooperazione tra le Forze di Polizia per la lotta contro il terrorismo, alle dirette dipendenze del Ministro dell'Interno.
Dal dicembre 1979 al dicembre 1981 ha retto il Comando della 1^ Divisione Carabinieri "Pastrengo" di Milano.
È stato quindi, dal 16 dicembre 1981 al 5 maggio 1982, Vice Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri.
Nominato Prefetto, ha raggiunto, con tale incarico, la città di Palermo, ove è stato ucciso il 3 settembre 1982.
Medaglia d'oro al valor civile "alla memoria”
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