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Fiori d'arancio sulle stellette in Libano
Primo matrimonio all’estero per due militari italiani del contingente impegnato nella missione UNIFIL
fotografie di: Igor Piani Unifil

11-05-2020 - Nell’immaginario collettivo la figura del soldato presenta caratteristiche ben definite. Azione, determinazione, concentrazione per portare a termine la missione, e bisogna farlo nel modo migliore possibile. L’impegno verso il dovere è una qualità che il militare non può non possedere. In questo modo gli uomini e le donne di UNIFIL vivono, talvolta, anche i propri sentimenti.
Così, può accadere che due peacekeeper decidano di unire le loro vite per sempre e di farlo in maniera risoluta.
È quanto successo al caporal maggiore capo Vincenzo De Rita e al caporal maggiore scelto Fiorella Tomasino del 232° reggimento trasmissioni di Avellino che hanno deciso di sposarsi durante la loro missione.
Un’unione sicuramente singolare, fuori dagli schemi, impressionante nella sua semplicità. L’emergenza COVID-19 ha cambiato i loro piani ma, da soldati, non si sono persi d’animo, si sono adattati alla situazione e trovato la soluzione.
Vincenzo e Fiorella hanno chiesto e ottenuto grazie al lavoro di tanti di potersi sposare in Libano dove l’ambasciatrice Nicoletta Bombardiere ha celebrato le nozze con rito civile.
Testimoni di queste nozze con carattere di eccezionalità, il comandante del contingente generale Diego Filippo Fulco e il tenente colonnello Cesare Finocchi.
Ad assistere alla cerimonia, due colleghi in rappresentanza degli oltre mille italiani del contingente e i parenti in una video-chat che ha permesso loro, dall’Italia, di prendere comunque parte all’evento.
Tutti i giorni Fiorella e Vincenzo sono impegnati in sala radio, in un bunker vicino al centro operativo del Sector West.
Il loro lavoro permette di tenere monitorato quanto fanno le centinaia di pattuglie di caschi blu nel Sud del Libano quotidianamente. Lavoro estenuante fatto di comunicazioni radio, codici e tanta responsabilità.
Un lavoro in magazzino radio in Patria e in sala radio in Libano, una passione comune che ora rimarrà “in famiglia”.
Al matrimonio, il generale Fulco ha fatto da testimone a Vincenzo: “ho accettato di fargli da testimone con grande piacere; lui e Fiorella, con la loro decisione di sposarsi in missione e di proseguire nel loro mandato, sono un esempio di dedizione al lavoro e al sacrificio. Un esempio concreto di quello spirito di servizio che accomuna i militari”.
L’ uniforme di servizio e combattimento che veste i soldati impegnati in Patria e all’estero è stato l’informale abito da sposa per Fiorella classe 1987, della provincia di Salerno.
Lo sposo, all’altare con il basco blu dei peacekeeper, classe 1981 è di Avellino e, dopo un periodo passato nella Brigata paracadutisti “Folgore”, dal 2012 presta servizio nel reggimento della città irpina.
Guanti, mascherine e distanze prossemiche, imposte dall’emergenza COVID anche in Libano, sono state un’altra particolarità di questo primo matrimonio tra militari all’estero all’estero.
Solo al termine della cerimonia, all’aperto, le mascherine sono scomparse, solo un momento per il bacio di rito.
Al rientro alla base, a Shama, ad aspettarli gli amici e colleghi che, con una cena, hanno festeggiato l’evento, quasi ad essere a casa.
Il colonnello Zulini, comandante del 232° reggimento trasmissioni, nel portare il saluto del loro reparto ha ricordato che “famiglia è una parola importante, una missione che ogni giorno richiede sacrificio, ma che sa dare infinite emozioni”.
Redazione


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