Pamela Mastropietro vittima della mafia nigeriana
Nella ''Giornata mondiale contro la violenza sulle donne'' l'Associazione Casa della Famiglia ha organizzato un convegno per ricordate la giovane massacrata da Innocent Osegale
fotografie di: Cybernaua
27-11-2019 - A Marino (Roma), in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 26 novembre scorso è stato realizzato un incontro con la famiglia di Pamela Mastropietro, la giovane romana ospite di una comunità di Macerata (ove era in cura per la sua sindrome border line e per tossicodipendenza) massacrata e fatta a pezzi da Innocent Osegale, il nigeriano che ora sconta l’ergastolo, con 18 mesi di isolamento diurno.
Un folto pubblico è accorso nella sala dell’Associazione “Casa della famiglia”, ove Cinzia e Sabrina Minucci, instancabili organizzatrici di incontri di carattere sociale, hanno presentato Alessandra Verni, mamma di Pamela e l’avvocato Marco Valerio Verni, zio della povera giovane.
Invitata ad intervenire, Alessandra, presa da evidente commozione, ha detto: “La violenza non è solo il 25 novembre o il 26, ma è di sempre; mia figlia ha subito troppo…” ma la voce si è spezzata ed alle sue lagrime ha fatto seguito un lungo applauso.
Ha preso dunque la parola il fratello di Alessandra, Marco Valerio, avvocato della famiglia, che ha sottolineato come abbiano accettato di parlare di tale argomento in pubblico per lanciare un messaggio che vada verso un cambiamento culturale.
“Noi siamo sempre un po’ titubanti ad accettare di trattare questi temi, perché quello di Pamela non è stato un femminicidio né si è trattato di violenza di genere…”.
La tragedia di Pamela ha messo in luce, secondo l’avvocato Verni, tutti quei gravissimi reati che vanno dalla tratta degli esseri umani, allo sfruttamento della prostituzione, alla resa in schiavitù. Tutti reati che, se andiamo a vedere, rientrano nella concezione della violenza di genere.
“E se la mafia nigeriana fa tutto questo” ha dichiarato Verni, “allora Pamela è il simbolo purtroppo di tutto questo e della lotta che stiamo portando avanti. Ho detto mafia nigeriana, quella collegata a Pamela, e i fatti ci danno ragione, perché è una realtà criminale organizzata, che purtroppo è diventata una vera e propria piaga sociale nel nostro Paese.
Non lo diciamo noi, non lo diceva il ministro precedente, ma lo ha detto il rapporto della direzione investigativa antimafia che, nella sua relazione al Parlamento riguardante la sua attività svolta nel secondo semestre 2018, ha in più passaggi definito la mafia nigeriana presente in Italia e tra le più pericolose al mondo”.
Più volte l’avvocato punta il dito contro la mafia nigeriana e soprattutto sottolinea come, sia a Macerata città, sia nella Regione Marche, si continui a negare l’esistenza di tale attività criminosa.
A proposito poi del processo nel momento in cui si svolgeva, ha rivelato come è accaduto che in una conferenza stampa l’ispettore capo di Macerata abbia rivelato come fosse difficile reperire un interprete, dopo che quello precedente nigeriano aveva lasciato tutto all’improvviso, rendendosi irreperibile.
“Chi ha a che fare con la mafia nigeriana”, continuato l’avvocato, “e ne vuole diventare adepto deve essere sottoposto a rituali terribili, dolorosi”.
Quindi facile immaginare che la mafia possa minacciare chiunque non sia gradito all’organizzazione, compresi gli interpreti; dopo aver visto alcune immagini scattate dai cellulari degli amici dell’assassino e avere analizzato i passaggi cui è stato sottoposto il povero corpo di Pamela: uccisa, fatta a pezzi, bevuto il sangue, lavata con candeggina…si deduce che compiono atti di una crudeltà infinita.
Quello che inoltre dà da pensare, e ancora una volta l’avvocato punta il dito, è come sia possibile per un individuo come l’assassino, già condannato per spaccio di droga nel 2017, essere difeso da due avvocati con a disposizione sei consulenti tecnici: chi paga?
Ed ancora, narra Verni come nel 2018 sia stato archiviato un processo contro 15 nigeriani accusati di spaccio internazionale tra Porto Recanati e Spagna, solo perché vi era stata dimenticanza di perizia del materiale sequestrato! Reato derubricato quindi!
Ed ancora, le prime vittime della mafia nigeriana sono proprio le donne che vengono costrette alla prostituzione in Europa.
“La mafia nigeriana è consolidata in Europa e l’Italia ne è la porta d’ingresso, grazie all’immigrazione irregolare; ho l’impressione che a Macerata si stia compiendo lo stesso errore compiuto negli anni passati, per la negligenza di chi combatteva la mafia, che ha in seguito occupato tutti i livelli sociali. Ad essere contro l’immigrazione irregolare o a parlare di mafia nigeriana si è accusati di fascismo o di razzismo; ma ricordiamo che le prime vittime sono le donne nigeriane, vittime di coloro che chiedono protezione internazionale per poi spacciare droga davanti alle scuole”.
Non si devono lasciare sole le famiglie colpite da tali tragedie, né si devono permettere insulti o insinuazioni sullo stato della giovane Pamela, che soffriva di bipolarismo, un disturbo della personalità che l’aveva portata all’uso di droghe e che era seguita dalla famiglia e da uno psicologo.
Anche il diacono Antonello Palozzi ha voluto portare una sua testimonianza, parlando di fede e di amore in Cristo, quasi a introdurre una speranza di pace in un mondo che viene giornalmente lacerato da situazioni tragiche.
L’incontro con la famiglia della giovane trucidata ha commosso il pubblico che, dopo un lungo applauso, si è unito in un abbraccio corale alla mamma di Pamela a cui le giovani presenti in sala hanno fatto omaggio di un mazzo di fiori.
Maria Clara Mussa
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