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Intelligenza Artificiale, ma l’uomo sempre al centro di ogni processo
Sarà possibile rendere più umana e più etica la società dell’Intelligenza Artificiale? se n'è parlato a: ''Intelligenza artificiale, sicurezza, responsabilità, etica'' con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini
fotografie di: Cybernaua

25-09-2019 - Qualche giorno fa, leggendo Agenda Digitale //www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/abusi-dellintelligenza-artificiale-serve-un-patto-sociale-globale/, ci siamo soffermati su uno dei concetti espressi: “L’intelligenza artificiale può diventare uno strumento straordinariamente efficiente per il controllo dei comportamenti e condizionare la nostra sfera privata. Può anche diventare uno strumento di repressione e limitazione delle libertà democratiche. Occorre ridurne l’impatto sul rispetto dei diritti umani.
Il controllo assume spesso il volto benevolo della persuasione, spesso occulta, ma non per questo è meno pericoloso e meno efficace. Dare delle regole a questo contesto è una sfida di libertà per garantire che i diritti umani che faticosamente si sono consolidati negli anni siano ancora oggi garantiti, ma soprattutto per rendere più umana e più etica la società dell’Intelligenza Artificiale”.
Ma la nostra attenzione riguardo alle “macchine” intelligenti create dall’uomo è stata attratta anche da una fatto accaduto in un contesto decisamente meno scientifico, ma di valore sociale ampio: Facebook, la piattaforma social su cui si incontrano milioni di persone, ha eliminato un post che riguardava una importante mostra artistica organizzata dal celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi a Gualdo Tadino.
L’algoritmo del social media ha ritenuto le immagini di nudi pubblicate nel post incitanti al mercato sessuale. Dunque riprovevoli, secondo l'algoritmo, le opere d’arte scelte da Sgarbi.
Con grande interesse ad acquisire maggiori informazioni, abbiamo, dunque, partecipato alla giornata di Studio, organizzata dal Segretariato generale della Difesa e Direzione degli Armamenti, in collaborazione con Il Pontificio Consiglio della cultura: “Intelligenza artificiale, sicurezza, responsabilità, etica”.
Il convegno si è svolto la mattina del 24 settembre scorso, nella Sala Conferenze "Caccia Dominioni" di Palazzo Guidoni, a Roma.
Relatori erano il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, alla sua prima uscita ufficiale, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi, il Segretario Generale della Difesa, generale Nicolò Falsaperna, Bernhard Warner (Fortune Magazine), Rita Cucchiara (direttore Laboratorio nazionale Artificial Intelligence and Intelligent Systems), padre Paolo Benanti (docente alla Pontificia Università Gregoriana), la dottoressa Eva Thelisson, dell’AI Transparencey Institute.
Presenti, tra gli altri, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, i vertici delle Forze Armate e rappresentanti del mondo industriale.
Nel suo discorso di benvenuto ai partecipanti Falsaperna ha dichiarato: “L’obiettivo che si siamo posti con questa giornata è ambizioso e consiste nel voler contribuire a stimolare e a mantenere viva una riflessione su questioni che oggi, di fronte all’impetuoso avanzare della tecnologia, stanno diventando sempre più urgenti e indifferibili”. Ed ancora, ha posto tre domande: “Può una macchina essere cosciente? Può una macchina davvero capire? Può una macchina avere responsabilità? Domande che riguardano capacità quali arbitrio, coscienza, comprensione che a loro volta introducono ulteriori importanti interrogativi su cosa una macchina non potrà e non dovrà mai fare”.
Il ministro Guerini, prendendo la parola, ha dichiarato: "Oggi viviamo in un contesto dove il progresso corre ad una velocità inimmaginata e inimmaginabile, dove nuovi paradigmi e nuove sfide emergono senza preavviso. Un mondo in cui vengono spesso a mancare solidi punti di riferimento che possano orientare le nostre scelte“.
Ha continuato sottolineando: "la sfida più grande è quella di dominare i cambiamenti che ci prospetta la moderna tecnologia, riuscire a cavalcarli, addomesticarli, e soprattutto a renderli viatico di benessere attraverso forze e competenze positive; in questa rincorsa costante verso un’automazione sempre più spinta e pervasiva dobbiamo porci una domanda: fino a che punto le applicazioni di Intelligenza artificiale possono essere lasciate libere di dire in autonomia? E soprattutto, fino a che punto possiamo consentire questo in ambito militare?
Ed ancora ha proseguito il ministro: "È evidente che in campo militare esistono significative implicazioni etiche e legali, legate alla sempre più realistica capacità delle macchine di ragionare come uomini" ha spiegato richiamando la necessità di regolamentare fenomeni che nascondono grandi incognite. Qualunque sarà l'evoluzione normativa permane, allo stato attuale, qualche legittima perplessità sull'utilizzo spinto dei dispositivi di Intelligenza Artificiale, e bisognerà definire in modo chiaro e condiviso i limiti e le condizioni di autonomia di tali macchine per la verificabilità e la tracciabilità del loro processo decisionale“.
A conclusione del suo intervento, Guerini ha sottolineato come l’uomo debba essere al centro di ogni processo e che la macchina deve restare sempre al suo esclusivo servizio.
Ad affascinare la platea con la sua “Lectio magistralis” il cardinal Ravasi: ”Dobbiamo lanciare un appello affinché l'uomo entri nel controllo dell'intelligenza artificiale unendo dimensioni diverse. Per lo sviluppo di questa tecnologia serve una risposta umana”.
L’alto prelato, mostrandosi non solo uomo di chiesa, ma profondo filosofo, ha esposto in modo comprensibile a tutti quali possano essere le questioni fondamentali per rendersi capaci di gestire le macchine intelligenti senza doverne subire conseguenze dannose.
"L’intelligenza artificiale può rappresentare un pericolo quando, per sua natura, diventa autoreferenziale. Quando all’interno della macchina si introduce un algoritmo così aperto per cui la macchina verrebbe dotata quasi di un’autocoscienza e, come tale, di decisioni che possono coinvolgere poi l’esistenza di altri adottando decisioni molto simili alle scelte etiche che può fare un essere umano. In questo caso risulterebbe poi incontrollabile”.
Nella sua esposizione, Ravasi ha sottolineato come ci troviamo in un contesto in cui si debba lanciare un appello: occorre considerare la necessità della simbolicità. Ci si trova a dover gestire realtà diverse con dimensioni diverse che dovranno dialogare. Occorre riuscire a riunire le due dimensioni.
E, facendo riferimento a due personaggi, diversi ma legati dalla volontà di dare all’umanità indicazioni importanti, ha nominato Gandhi e Steve Jobbs.
Gandhi, che costruisce un settenario, indicando come l’uomo si distrugga con sette cose: “con la politica senza princìpi, con la ricchezza senza lavoro, con l’intelligenza senza il carattere, con gli affari senza la morale, con la scienza senza umanità, con la religione senza fede, con la carità senza il sacrificio di sé.
Per esser persone occorre unire le due dimensioni differenti.
E Steve Jobbs, che nel suo famoso discorso all’università di Harvard, esaltando la figura di Leonardo da Vinci, ingegnere rinascimentale, dichiarò: “La tecnologia da sola non basta; è il connubio con le arti liberali, scienza e umanesimo a darci il risultato che fa sorgere un canto dal cuore”.
Come a dire, e questo è il pensiero di Ravasi, che dietro ad ogni tecnologia occorre che ci sia anche una visione culturale generale e, se si vuole, anche una visione religiosa.
A chiusura dell’incontro, padre Paolo Benanti, acuto ed ironico uomo di cultura, ha dichiarato che per affrontare decisione condivisa sull’Intelligenza Artificiale, vi sono alcune questioni tra cui la tecnologia e la capacità (sempre più difficile) di distinguere la realtà.
Quindi, ha lasciato la platea con alcune domande: “L’uomo si sta macchinizzando; siamo anche noi algoritmi? Le emozioni sono algoritmi emozionali? le nuove generazioni troveranno partner tramite macchine? Saranno creati Dei digitali con l’approccio oracolare con la macchina?”
E con le domande, a cui speriamo qualcuno in futuro possa rispondere, si è chiusa la giornata di studio sull’Intelligenza Artificiale, incontro tecnico-filosofico di ampio respiro che ha offerto numerosi spunti di meditazione.
Maria Clara Mussa


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