A Kabul, cuore pulsante della missione RS (Resolute Support), con i soldati italiani
Da diciassette anni l'Afghanistan martoriato dal terrorismo sogna la nascita di una nazione vera, con l'aiuto della comunità internazionale
fotografie di: Papagni e Militello Mirto
19-11-2018 - Trascorrendo un periodo di tempo a contatto con i nostri militari che lavorano in terra afghana, nei brevi racconti di vita vissuta cogliamo alcune espressioni che riescono a rendere evidente la situazione in cui vive il popolo afghano, ma anche quella non certo facile dei nostri soldati che trascorrono tempi lunghi, da sei a nove mesi, impegnati ad aiutare la forze di sicurezza afghane, a offrire contributi alla popolazione, donazioni di medicinali, di strumenti sanitari, di cose utili alle scuole…
E così abbiamo sorriso al racconto di quando, dopo un lungo periodo di attività a Shindand, anni or sono, i nostri soldati hanno esultato entrando in possesso di qualche confezione di M&Mums…felicità!
Oppure, la gioia di una bimba afghana a cui era stata donata una bottiglia di acqua…felicità.
O, quando dopo sei mesi di lavoro intenso, la gioia del rientro a casa passa anche attraverso un panino con prosciutto e mozzarella, alla prima fermata in autostrada…felicità.
I quindici giorni trascorsi con i nostri soldati, in una missione mediatica finalmente concessa dopo quattro anni di interruzione, ci hanno dato l’opportunità di seguirne la attività per offrire ai nostro lettori la testimonianza di cosa e come si lavora a favore del Paese che da sempre, e negli ultimi diciassette anni con la nostra testimonianza, subisce "attentati" contro la propria attività di nazione libera.
Nella regione Ovest dell’Afghanistan opera il contingente italiano, attualmente su base Brigata Pinerolo al comando del generale Francesco Bruno.
Dal primo gennaio 2015, terminata la missione ISAF, è stata inaugurata la RS (Resolute Support), le cui funzioni principali sono contenute nello Status of Forces Agreement (SOFA) siglato a Kabul il 230 settembre 2014 dal presidente della Repubblica afghana e, quindi, ratificato dal Parlamento.
La nuova forza multinazionale con sede a Kabul, al cui comando è il generale Austin Scott Miller l'eroe di Black Hawk Down, svolge i compiti di :
Supporto alla pianificazione, programmazione ed impiego delle risorse finanziarie nel lungo termine;
Assicurare trasparenza, affidabilità e vigilanza anticorruzione;
Supportare l’aderenza ai principi di stato di diritto e di buon governo;
Supportare e sostenere processi di arruolamento, addestramento, gestione e crescita deve personale, anche tramite fornitura di materiali e di equipaggiamenti;
Intelligence;
Comunicazione Strategica.
Un elenco di attività che impiegano i nostri militari dislocati a Kabul e ad Herat.
Una visita di 4 giorni a Kabul, ci ha dato la possibilità di constatare quantità e qualità del lavoro che i nostri svolgono, in un contesto di 41 Paesi che operano in coalizione.
Con un volo in C130 dell’USA Air Force, da Herat, dopo una sosta a Mazar El Sharif per raccogliere un buon numero di militari afghani con loro generali, reduci da una celebrazione commemorativa, siamo atterrati al KAIA, l’aeroporto internazionale di Kabul.
Dopo aver trascorso la notte ospiti di un residence per ospiti di passaggio al KAIA, la mattina successiva un elicottero Chinook di piccole dimensioni ci ha condotti al compound del comando, nella Green Zone di Kabul.
Un luogo ben organizzato, ove i Paesi della coalizione, ognuno con un proprio compito, lavorano in sintonia per la transizione dell’Afghanistan e dove non è permesso transitare senza accompagnatore autorizzato né concesso scattare fotografie nel rispetto assoluto della sicurezza.
Accolti dall’ITA NSE (National Support Element) e subito immersi nel vortice degli avvenimenti e degli incontri con i vari responsabili dei diversi settori di competenza nel programma di aiuto al Paese, abbiamo assistito anche alla cerimonia in cui l’incarico di Deputy Commander of RSM (Resolute Support Mission) è stato affidato al generale di corpo d'armata Salvatore Camporeale, che ha sostituito il generale Richard Cripwell.
//www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=6841
Il Chief of Strategic Engagement, generale Sergio Cardea, ci ha illustrato in modo chiaro come si stia sviluppando il processo di stabilizzazione: dal 2016 l’addestramento delle forze afghane è rivolto non solo ai vertici di ministero e corpi d’armate, ma anche ai quadri inferiori; ed ora si addestrano coloro che a loro volta saranno gli addestratori dei propri soldati.
Sono tre le linee di sforzo, su cui si basa il programma:
“Pressione diplomatica, Pressione sociale, diretta al popolo per persuadere i Taliban verso la pace e la Pressione militare”.
L’obiettivo della collaborazione NATO è dunque di stabilizzare il Paese, creando sinergia tra la comunità internazionale e le autorità afghane, allo scopo di favorire la governance, garantire aiutare allo svolgimento delle elezioni, che al prossimo Aprile saranno presidenziali e favorire la riconciliazione.
“In Afghanistan, il cui territorio ha una dimensione di 600mila chilometri quadrati sottolinea Cardea si sta lavorando anche per creare infrastrutture indispensabili per il funzionamento del Paese: Turkmenistan e Pakistan, ad esempio, stanno costruendo elettrodotti”.
“Dimenticarsi dell’Afghanistan non è opportuno”, dice il Deputy Chief of Staff Support, generale Massimo Panizzi.
Il nostro contributo è di grande valore, ci dice menzionando l’inaugurazione, a cui ha partecipato qualche tempo fa, del piccolo monumento in memoria dei soldati italiani caduti in Afghanistan e inserito nel giardino di fronte al comando.
I nostri si distinguono sempre: constatazione avvalorata da dichiarazioni di rappresentanti ufficiali della coalizione; si distinguono per professionalità, serietà e dedizione al lavoro.
E della stima di cui gli Italiani godono è stata una dimostrazione, ultimamente, la visita compiuta al Regional West in Herat da parte delle più alte cariche NATO, il segretario generale Jens Stoltenber, il generale Curtis Scaparrotti, Supreme Allied Commander Europe of NATO Allied Command Operationse (SACEUR) e il generale Sir Stuart William Peach, Chairman of the NATO Military Committee.
//www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=6834
Continua Panizzi: “Le forze armate di uno stato nascente non si formano in breve tempo; stanno crescendo con la volontà di proseguire nel programma a cui noi diamo contributo; sono istituzioni giovani che stanno creandosi, facendo sempre più parte di “un grande gioco”; questa è la missione NATO più complessa, come ha anche affermato Stoltenberg, è una palestra di professionalità”.
Panizzi ci dice che è stata una scuola anche per lui, che da circa sette mesi si è applicato con entusiasmo in compiti cui dare risposte immediate: impegno senza tregua, con l’orgoglio di rappresentare l’Italia.
“Le forze di sicurezza afghane hanno bisogno del nostro aiuto, sottolinea ancora Panizzi, e già vi sono segni di miglioramenti grazie al nostro lavoro; ma servono ancora equipaggiamento e addestramento, per combattere la criminalità diffusa che si interseca con il terrorismo”.
E serve ancora attenzione, molta attenzione verso le donne, per aiutarle a crescere nel rispetto dei loro diritti.
Kabul è il cuore pulsante per il programma di Train, Advise and Assist, la cui applicazione dovrà dare quei frutti che il popolo afghano aspetta da diciassette anni.
E che invece i Taliban e il Daesh ancora provano a indebolire, con attacchi alle forze di sicurezza afghane, con minacce agli abitanti di villaggi, con dichiarazioni contro la presenza della NATO nel territorio.
Maria Clara Mussa
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