06:09 lunedì 25.11.2024
Perché la Turchia vuole l’isola di Kastellorizos?
Le EEZ cipriota e l’importanza per la sicurezza energetica italiana ed europea
fotografie di:

06-04-2018 - Le stime di USGS e IEA e le esplorazioni private confermano che l'Egeo è un mare ricco di giacimenti ed un hub energetico futuro. 
In particolare in quattro bacini:
Levantino che comprende le risorse offshore di Israele, Siria, Libano, e parte di Cipro;
Delta del Nilo: Egitto;
Nilo Corner: Egitto;
Herodotus (Grecia);
Le riserve stimate di questi bacini, sembrano indicare la capacità di sodddisfare l’incremento dei consumi di gas e petrolio in Europa per i prossimi 35 anni, anche considerando le quote di autoconsumo dei paesi titolari delle stesse.
I recenti sviluppi nel settore, legati alle azioni turche ed agli interessi espansionistici russi, cinesi ed iraniani, l’instabilità libanese, la posizione egiziana, mettono a repentaglio la stabilità dell’area e quindi la fruibilità delle risorse in essa contenute.
Sicuramente le azioni e le mire turche sono gli elementi chiavi del presente. Bene o male tutti abbiamo letto e sentito della EEZ cipriota, del caso Saipem12000 e delle Navtex turche, della querelle attorno a questo caso, montato dal governo turco che, non riconoscendo la UNCLOS (la Legge del Mare) ritiene di avere diritti sovrani su tali lotti. Ma come è nata la questione? Andiamo per punti.
La lettera all’ONU
Il 12 Aprile del 2017 il Rappresentante Permanente turco presso l'Assemblea Generale del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ambasciatore Feridun H. Sinirlioğlu, indirizzava una lettera al Segretario Generale della stessa. Nella lettera si ribadisce che il governo turco ritiene il lotto no. 6 come facente parte dei diritti sovrani turchi, dichiarando che la Turchia è pronta a difendere tale diritto con "ogni mezzo" (cioè anche manu militari). 
Il numero dell'Atto è A/71/875–S/2017/321 (per chi fosse interessato).
Secondo fonti turche, la lettera è stata inviata anche a ENI e TOTAL.
Erdogan contro Eni e Total
Il 10 luglio del 2017, durante un suo discorso, il Presidente turco Erdogan, si scaglia contro le aziende petrolifere che "fomentano" la posizione cipriota sulla questione. Ora le aziende petrolifere in zona lotto 6 sono ENI e Total. Più chiaro di così.
Pochi giorni prima erano fallite le trattative fra le due parti cipriote sul tema della EEZ.
Kalipso e la prima rivendicazione turca. La Francia risponde, Erdogan si ritira
Il lotto no. 6 "ospita" il giacimento in località Kalispo, assegnato a ENI e Total.
Nei giorni successivi al discorso di Erdogan, le autorità turche emisero la NAVTEX 711/17 allo scopo di bloccare la nave esploratrice West Capella, inviata dalla società francese TOTAL a fare le programmate esplorazioni.
Il governo francese rispose ignorando le minacce turche ed inviando due navi militari, un cacciatorpediniere classe Orizzonte ed una Fregata tipo Fremm-FR.
Il governo turco non reagì e la West Capella portò regolarmente a termine la propria attività.
Un caso simile a quello di nave Saipem12000, ma con esito opposto, data la debolezza del governo italiano. A Saipem12000 nel gennaio 2018 venne precluso l’accesso al Block 3, senza alcuna reazione da parte italiana.
La NAVTEX 1347/17, la NAVTEX 0155/18 e la debolezza italiana
Da sempre la TCG, la marina turca, ama esercitarsi attorno alle aree agognate. Cipro e Castelrosso sono oggetto di morbosa attenzione. Nel mese di dicembre del 2017 ci fu un’altra NAVTEX turca, la 1347/17 all'interno del lotto no. 6 e ancor più ovviamente in zona Kalipso. 
Date? Significative: dal 18 al 25/12/2017. Due giorno dopo sarebbe arrivata la SAIPEM 12000.

Ancor significativa la descrizione della NAVTEX: "Esercitazioni militari di superficie e di profondità, in prossimita’ di una importante infrastruttura“. Più chiaro di così.....
Finite le esplorazione nel Block 6, comunque già protetto dalle attività francesi, nave Saipem12000 si dirige al Block 3, dove viene bloccata dalla marina turca sulla base delle Navtex 0155/18 e poi 0258/18. Fino al ritiro di Saipem a fine febbraio, con una grave sconfitta diplomatica del debole governo italiano e l’apertura di un grave crisi strategica a danno di Cipro e della Grecia.
Le nuove pretese turche. Tutti i campi di Eni (eccetto quelli in jv con Total...)
Le debolezza italiana fa da propellente per le sempre maggiori pretese turche che arrivano sino a comprendere tutta l’area della EEZ cipriota non di pertinenza di concessioni francesi, americane, inglesi e israeliane.
Nella cartina (Source: Defence Point) vediamo le mire di Ankara.
Le EEZ e la loro ripartizione
Cosa fa imbestialire Ankara?
L'attuale ripartizione fra le EEZ greca, cipriota, egiziana e turca appunto. Uno dei due motivi per i quali la Turchia non ha firmato la UNCLOS (l'altro sono i diritti sul Bosforo). Guardate attentamente la cartina. 
Ci sono due riquadri. In quello piccolo in basso a destra la situazione odierna come definita dalla Unclos e riconosciuta da tutti i paesi rivieraschi e dalla UE, ma non dalla Turchia. 
In quello grande il sogno di Ankara......
Sono 100.000 km2 di mare di differenza, ma soprattutto, sono quanto divide Ankara dalle proprie aspirazioni.
9. Cosa determina l'attuale EEZ che Ankara odia?
Castelrosso ed il suo piccolo arcipelago (Kastellorizos, Stroggily e Ro). Un'isoletta minuscola. Tale però da far perdere ad Ankara 100.000 km2 di mare, la contiguità con la EEZ cipriota e....il sonno.
Nella foto si può vedere come Kastellorizos sia adiacente alla costa turca. Capite quindi quanto la Turchia ambisca a tale isola ed all’enorme braccio di mare che questa controlla.
10. La Turchia zona di passaggio o produttore? Il sogno dell’hub energetico mediterraneo.
Il sogno di Ankara? Essere l’Hub energetico del Mediterraneo
La minaccia turca alla sicurezza ed indipendenza energetica italiana (ed europea). L’offshore del bacino levantino ed egiziano ed la pipeline Eastmed.
Uno dei grandissimi problemi della politica energetica italiana è il rischio di approvvigionamento, ovvero la provenienza geografica delle nostre forniture di gas e petrolio, da zone a rischio. Evidente il vantaggio di potersi assicurare una quota consistente di tale approvvigionamento da aree "a rischio zero o limitato".
Ecco dove nasce il problema:
Eastmed ed il suo corollario di piattaforme e stazioni di compressione (LNG) ha proprio questo valore: Israele, Cipro, Grecia, Italia (ovvero quanto di meno 
rischioso possibile per noi);
2. Quanto contribuirebbe Eastmed alla nostra sicurezza ed indipendenza energetica?
Vediamo: 
Dall’area Eastmed e dai Balcani, passa una quantità decisiva della forntitura di gas naturale, che può raggiungere un valore superiore al 70% del consumo nazionale. Il dato diventa ancor più importante se contiamo che il gas copre il 40% dell'elettricità e il 70% dell'energia termica richieste dall’industria, il 20% dell'elettricità e il 25% del termico residenziali. L'89% della fornitura di gas è di importazione (90% per il petrolio). Di questo il 7% è LNG.
Nei due grafici, vediamo il mix produttivo italiano e la posizione preminente del gas naturale a fianco delle rinnovabili.
Ma quanto gas importiamo in termini fisici? Secondo il MinSvi la previsione per il 2018 è pari a 68,95 Bmc. Arriviamo quindi a Eastmed: la capacità di Eastmed è pari a 20 Bmc a regime, ovvero Eastmed da solo, se mantenuto in un ambiente stabile, ci garantirebbe da solo il 25% dell'import di gas. Inclusa la produzione nazionale (10%), il LNG (7% in aumento con le nuove strutture in Eastmed) e forniture di provenienza Norvegia/UK (9% massimo, oggi in realtà al 4%), otteniamo un dato interessante davvero:
1. Eastmed 25% + Produzione Nazionale 10% + LNG 7% (assumendo che non aumenti la quota, cosa che invcese succederà, ma usiamo il worst case) + 9% Nord Europa, abbiamo fonti di approvvigionamento "sicuro", pari al 51% della domanda nazionale di gas, ovvero: 
2. saremmo indipendenti per la produzione di elettricità per il 37% + 39%*51% = 57% 
3. saremmo indipendenti per la produzione di energia termica per il 28% + 62%*51%= 60% 
4. Eastemed di darebbe la possibiltà di essere meno dipendenti da eventuali minacce russe e turche di chiusura dei “rubinetti del gas”. Infatti va notato che Eastmed e TAP hanno la stessa capacità (20 Bcm/anno). In altre parole Eastmed rende il TAP una minaccia spuntata in mano russa e turca.
Conclusione:
la stabilità dell’area Eastmed ci garantirebbe una posizione sufficiente per garantire la capacità di sopravvivenza strategica del paese in caso di crisi, rendendoci strategicamente indipendenti da minacce russe e turche.
Marco Florian


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