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Memoria, Ricordo e Vittoria: l'Italia di oggi e i conti con la propria storia
Convegno nella sala Nilde Iotti, Camera dei deputati a Roma, organizzato dal Centro Studi Machiavelli
fotografie di: Cybernaua

31-01-2018 - La ricorrenza internazionale del “giorno della memoria”, che si celebra il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto, è stata designata dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.
Prevedibile, sin dal primo giorno, che nella definizione di “memoria” si inserisse la volontà di ricordare tutte le vittime di tragedie accadute a causa delle guerre e dell’astio sanguinario tra popoli in varie epoche della storia dell’uomo, trasformando la giornata della memoria in “Giornate della memoria”.
Così, il 29 gennaio scorso, presso la Camera dei Deputati, il convegno "Memoria, Ricordo e Vittoria: l'Italia di oggi e i conti con la propria storia", organizzato dal Centro Studi Machiavelli e da Nazione Futura con media partner "Il Diario del Web”, ha dato spazio a relatori che hanno testimoniato al pubblico in sala accadimenti indimenticabili, che fanno parte della Storia e che, secondo noi, dovrebbero essere tramandati a cominciare dall’insegnamento nelle aule scolastiche.
Relatori: il generale (aus) Giorgio Battisti, il professor Claudio Siniscalchi (ISGAP – Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy) e Oliviero Zoia (già dirigente dell’associazione degli esuli giuliano-dalmati); moderatore Dario Citati, del Centro Studi Machiavelli, che ha introdotto un breve intervento di Francesco Giubilei, in rappresentanza di Nazione Futura, che ha accennato come la società attuale viva di “odiernità”, senza dar peso al passato e senza pensare al futuro; è necessario formare docenti, redigere libri di testo che narrino la storia, per evitare fenomeni di rimozione storica, quale quello che ha riguardato le foibe.
Il convegno delle Giornate della Memoria e del Ricordo ha incluso il ricordo della Grande Guerra, (quest’anno si celebra il centenario della vittoria).
Dario Citati, nella sua introduzione, ha spiegato l'intento dell’incontro, non prettamente commemorativo o storiografico.
“La ricorrenza di Vittorio Veneto può ricordare agli Italiani la necessità di un'identità comune, di coesione e di fiducia, mentre la memoria della Shoah, introduce alla questione dell'Islam radicale come principale minaccia odierna alla sicurezza degli Ebrei in Europa”.
Infine, con riferimento all'esilio giuliano-dalmata, l'esponente del Centro Studi Machiavelli ha sottolineato come la medesima cultura politica di sinistra, che oggi predica accoglienza incondizionata verso immigrati stranieri, all'epoca fu ferocemente ostile verso connazionali profughi che fuggivano dalla pulizia etnica praticata dai comunisti jugoslavi.
Giorgio Battisti, quale esperto di uomini d’arme e di strategia militare, ha cercato di sfatare alcuni falsi miti sulla partecipazione dell'Italia alla Grande Guerra.
Il ruolo dll’Italia fu molto importante nella vittoria dell’Intesa.
Il conflitto rappresentò per l'Italia un momento di industrializzazione ed emancipazione femminile; le donne ebbero un ruolo determinante nel corso del conflitto: donne al fronte, donne nella CRI, donne a casa a sostituire gli uomini che combattevano.
Fu un momento di grande valore in cui si rafforzò la coscienza dell’appartenenza ad una nazione.
Un’esperienza collettiva a cominciare dalla mescolanza di Italiani di diversa mentalità e cultura; un esempio significativo il momento della mensa: chi proveniva dal Nord amava il riso e non la pasta, chi del Sud non conosceva il riso e chiedeva la pastasciutta, ma poi la questione si chiudeva con il pasto uguale per tutti.
E non dimentichiamo che numerosi furono i soldati ebrei, tra i quali la prima e l'ultima medaglia d'oro italiane.
Ha infine sottolineato come sia un insulto, per il sacrificio dei combattenti la Prima Guerra Mondiale, affermare falsamente ch'essi combatterono solo per costrizione, o che si trattò di una "inutile strage".
Si è chiesto se la memoria della Grande Guerra resisterà negli anni, quando parte della popolazione in Italia sarà composta di persone d'origine straniera, i cui avi dunque non l'hanno combattuta.
Secondo lo storico Claudio Siniscalchi, negli ultimi tre anni gli insegnamenti storici nelle università italiane sono diminuiti del 30%, a dimostrazione che la storia non sta attraversando un periodo fortunato.
Ripercorrendo la vicenda delle leggi razziali, cui si opposero Balbo e Grandi, ha fatto notare come per Mussolini esse dovevano avere un ruolo rivoluzionario, ottenendo infatti consenso entusiastico tra giovani e intellettuali. Oggi, ha concluso Siniscalchi, l'antisemitismo ha pochissima presa in Italia, ma talvolta riesce a ripresentarsi sotto mentite spoglie presentandosi come "antisionismo".
Un compito importante della politica è quello di rievocare la Storia, senza la quale non è possibile un corretto processo di modernizzazione
Oliviero Zoia ha offerto un'emozionata narrazione biografica delle persecuzioni e dell'esilio patiti dalla sua famiglia, esuli dalmati, a guerra finita, dal 1945 al 1954, con l'ostilità e l’indifferenza da parte di molti Italiani.
Trattenendo le lacrime, Zoia racconta la storia del padre salvato, dall’essere gettato in una foiba, da una zia che riuscì a convincere i persecutori che egli non era italiano.
La strage nelle foibe, la cui giornata del ricordo cade il 10 febbraio è una pagina di storia che dovrebbe esser raccontata a scuola. Zoia ha provato a suggerire di introdurla, chiedendo ai responsabili della scuola in Italia, a présidi e a politici, di inserirla nei programmi scolastici e di far redigere libri di testo con la storia vera di quanto accaduto.
“Ho bussato, tempo fa, alla porta di numerosi responsabili della Scuola italiana: la risposta è stata che la Scuola non può fare nulla sui programmi scolastici, perché legati al mondo dell’editoria che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo”.
NOTA
Perché il 27 gennaio
//www.controcampus.it/2017/01/storia-del-27-gennaio-1945-giornata-della-memoria-origini-e-significato-shoah/
La scelta della data non fu casuale, perché è in quel giorno che ricorre l’anniversario della liberazione dei deportati del campo di sterminio di Auschwitz.
La storia del 27 gennaio 1945 è raccontata dal filmato del capitano Aleksander Vorontsov, che con la sua cinepresa, ha raccontato al mondo l’orrore che si nascondeva nei lager nazisti. In questa data vengono spesso riproposti documentari storici e video che raccontano quanto avvenne in quei difficili anni. Perché il mondo non dimentichi le oltre 15 milioni di vittime dell’Olocausto.
Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche della 60° Armata del 1° Fronte Ucraino arrivarono per prime nella città polacca di Auschwitz, scoprendo il famoso campo di concentramento. In questa data si celebra la liberazione dei superstiti del campo, e si ricordano tutte le vittime del nazismo. A partire da quel giorno, il resto del mondo venne a sapere dello sterminio nazifascista. E attraverso foto e testimonianze venne raccontato quanto era avvenuto all’interno dei lager.
Maria Clara Mussa


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