Cento anni in Terrasanta
Era il 12 dicembre del 1917 e questi militari e i loro colleghi, 150 in totale, erano appena arrivati in Terra Santa
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26-12-2017 - L’uniforme da campagna della prima guerra mondiale. Al posto degli stivali, le “fasce mollettiere” e, in testa, la lucerna grigioverde.
Di questi carabinieri in posa davanti al portone del Santo Sepolcro di Gerusalemme non si conosce il nome, non si conosce la storia personale, ma lo sguardo fiero e l’impresa compiuta, sì.
Sono passati esattamente cento anni da allora, era il 12 dicembre del 1917 e questi militari e i loro colleghi, 150 in totale, erano appena arrivati in Terra Santa.
Facevano parte del corpo di spedizione italiano che doveva affiancare quello inglese per compiti militari e di polizia e contrastare, così, l’esercito ottomano.
L’obiettivo? Dare stabilità all’area a nord del Mar Morto.
Il distaccamento dei carabinieri della Palestina affrontò un viaggio lungo e difficile per arrivare a Gerusalemme. Lo sbarco a Tobruk, sulla costa libica, il trasferimento logistico a Gaza e da lì, a piedi, l’ultimo tratto di strada che li portò ad entrare nella Città Santa tra l’11 e il 12 dicembre 1917. Vigilanza ad obiettivi sensibili, acquedotti, strutture ferroviarie, luoghi sacri come, appunto, il Santo Sepolcro erano solo alcune delle loro mansioni. La presenza della Benemerita in Cisgiordania proseguì fino al 1921.
L’attività dell’Arma in queste terre è ripresa negli ultimi anni: eccoli in queste foto i carabinieri del terzo millennio davanti al Santo Sepolcro per rendere omaggio a chi li ha preceduti.
Simpaticamente nelle stesse pose di allora, a testimonianza del tempo che passa e dell’Arma che si rinnova. In questi scatti del 2017 c’è la stessa fierezza, lo stesso sguardo orgoglioso. Valori sintetizzati in una istantanea/fotomontaggio in cui un militare del 1917 è ritratto assieme ai colleghi del 2017. Una sintesi ideale dei valori di un tempo che per l’Arma restano immutati. Ma tra tutti gli scatti ce n’è uno diverso da quelli del 1917. Cinque carabinieri, tre uomini e due donne: militari dei reparti territoriali e della Seconda Brigata Mobile. Il loro sguardo è rivolto al futuro.
Alle soglie del 2018 sono due le missioni attive in queste zone: la Miadit, con base a Gerico, e la TIPH, che opera a Hebron. La Missione Miadit (Missione addestrativa italiana) ha il compito di formare le forze di sicurezza palestinesi affinché imparino a gestire e a prevenire derive terroristiche di gruppi criminali.
La TIPH (Temporary international presence in Hebron) è una missione voluta dall’Onu affinché i carabinieri italiani assieme a rappresentanti di altre nazioni favoriscano il dialogo tra i palestinesi e gli israeliani che convivono nella difficile realtà di Hebron.
Redazione
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