17:47 lunedì 25.11.2024
I Cavalieri della neve
Sette giovani piloti di motoslitte dalla Val di Susa all'Abruzzo, campioni di solidarietà
fotografie di:

14-02-2017 - Sta arrivando la stagione tiepida, la primavera non è molto lontana, ma neppure lontano è il ricordo della tragica esperienza subita nel mese di gennaio dagli Italiani del Centro Italia; ancora vivido il senso di impotenza di fronte alla immensa coltre di neve che ha sepolto molti paesi e provocato il disastro mortale dell’hotel Ricopiano di Farindola.
Abbiamo seguito le vicende raccontate dai Tg, chiedendoci se sia possibile subire tali disastri senza perdere il coraggio di affrontarli.
Celebrate le esequie dei poveri corpi ritrovati sotto le macerie dell’hotel Ricopiano, non sono comunque spenti i commenti.
Dai reportage mediatici abbiamo visto il dolore di coloro che seguivano il feretro dei propri cari, abbiamo cercato di condividerne, per quanto si poteva, la disperazione.
Un dolore che non passerà mai.
Ancora rimbalzano accuse:
”si poteva evitare se”,
“perché un luogo di montagna non è attrezzato con mezzi spala neve”; “chi ha risposto al telefono ha sottovalutato la tragedia in atto”…
E con le accuse, i ricordi ancora sono vividi riguardo la situazione disastrosa degli abitanti di paesi abruzzesi colpiti già dal terremoto il 24 agosto scorso e dai metri di neve caduta nel mese di gennaio 2017.
Morto assiderato nella roulotte, isolati nelle proprie abitazioni, senza energia elettrica e senza rifornimenti; strade bloccate per incapacità di interventi di “pulizia dalla neve”; mancavano i mezzi; i mezzi c’erano, ma rotti; da quando?… da molto tempo senza manutenzione…
Nei luoghi di montagna pare assurdo che non vi sia la cultura della "previsione danni" da nevicate abbondanti. Che poi i danni non ci sarebbero, se tutto funzionasse secondo una logica, che purtroppo pare sconosciuta al nostro italico modo di pensare e di “non agire”.
I terremotati umbri stanno comprando di tasca loro i container per passare la notte, mentre dalla raccolta fondi ancora manco mezzo centesimo, questo detto al Tg3 Umbria…
In tutto questo caotico modo di “non saper gestire”, c’è stato invece un grande esempio di “saper reagire”.
Forse anche questo è Italia, in cui Italiani sono i vigili del Fuoco che intervengono anche a mani nude, le Forze Armate che sanno mettere a disposizione della popolazione i propri mezzi e le proprie grandi capacità; la Protezione civile, i volontari del Soccorso alpino, che sanno come agire nelle emergenze e nelle catastrofi.
Ed i volontari.
I volontari ricchi di sentimento, di cuore e di voglia di collaborare, che mettono in campo, a proprie spese, ciò che sanno fare e che sanno essere utile, a volte indispensabile almeno per dare un minimo di aiuto solidale a coloro che non vedono una via d’uscita a situazioni tragiche.
//www.cybernaua.it/news/newsdett.php?idnews=5511
E di questi volontari vogliamo parlare, senza retorica e senza troppe parole vogliamo raccontare la storia, costituita da tre giornate intense e soprattutto nottate, trascorse a solcare metri di neve incontaminate, per aprire la strada verso case che si trovavano isolate, coperte dalla coltre bianca, in cui i residenti erano senza contatti con il mondo esterno.
Sette giovani, esperti piloti di motoslitte, partiti dall’Alta val di Susa, che, messisi in viaggio appena terminato il proprio orario di lavoro e attrezzati come sanno esserlo i “riders di montagna”, con sci, vanghe e sacchi a pelo, hanno viaggiato senza sosta di notte, per giungere la mattina dopo nelle montagne abruzzesi innevate.
La missione, concordata con le istituzioni, perché nulla va lasciato al caso, era di raggiungere l’Abruzzo sepolto dalla neve.
E così è stato.
Abbiamo seguito le loro ore di viaggio, ricevuto le immagini scattate con il cellulare, seguito i loro entusiastici commenti per i risultati dei loro interventi a favore dei “sepolti dalla neve”. Poche frasi, secche, scarne di parole, perché certo non avevano il tempo di scrivere, ma ricche di sentimento; immagini apparivano sui social e sui messaggi in Whatsupp:
"Abbiamo spalato la neve attorno a casa e aperto la strada per raggiungerli"
Abbiamo portato la legna in casa
"Abbiamo mangiato una fetta di panettone con loro"
"Abbiamo anche telefonato al figlio che stava a Roma per avvisarlo”
"Il tg 5 ha detto che era 8 giorni che non vedevan nessuno..! Noi x 3 giorni siam andati lì."
Sono riusciti a solcare la neve con le loro motoslitte, raggiungendo anche una signora di novant’anni, che era rimasta bloccata nella sua casa, senza riscaldamento e a corto di viveri:
“Arrivati ad Aiello abbiamo portato i primi soccorsi a Valentino e a Zelinda”.
“Il primo giorno abbiam provato a portarli via con elicottero (non volevano lasciare la loro abitazione) abbiamo lasciato luci, mentre il cibo non mancava!”
Il secondo giorno faceva brutto, siam passati a trovarli, mentre il terzo giorno abbiamo portato l’insulina x Valentino; faceva ancora brutto e l'elicottero non poteva levarsi in volo…”
Questi sette giovani volontari non hanno pensato neppure per un momento che vi potessero essere difficoltà insormontabili, tranne poi trovarcisi e risolverle.
Hanno anche salvato un cervo sepolto dai metri di neve.
Hanno portato sorrisi e gioia, speranza e ottimismo, che in casi di questo tipo sono dannatamente indispensabili.
Non possiamo riportare tutti i commenti di coloro che sono stati raggiunti dai sette “riders”:
“Dirvi grazie e' riduttivo, con le vostre motoslitte ci avete riportato la speranza nel cuore.....siete dei grandi……grazie”.
“Nelle situazioni di disagio mi hanno sempre detto aiutati che dio ti aiuta. Beh questa volta è stato veramente generoso con noi facendoci conoscere non uno, ma bensì 7 angeli. Grazie ragazzi per tutto quello che avete fatto”.
“È stata un’esperienza unica – ha raccontato uno dei sette piloti di motoslitte – siamo rimasti colpiti dall’affetto mostrato dalla gente del posto, dalla gratitudine, abbiamo conosciuto tantissime persone. Ci davano i biscotti fatti in casa, preparavano merende fantastiche per rifocillarci. Ci hanno dedicato parole bellissime, tra cui una frase che mi è rimasta impressa…”grazie perché ci date la speranza”…non lo dimenticheremo mai”.
E dopo tre giorni, trascorso il week end in Abruzzo a distribuire speranza e aiuto, sono rientrati in Valle di Susa, ognuno al proprio lavoro, alcuni a partecipare a gare di motoslitta.
Campioni. Davvero.
Maria Clara Mussa


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