17:49 lunedì 25.11.2024
Photographs of Life in Khanke Camp
Inaugurata la mostra fotografica al Maxxi di Roma, con gli scatti realizzati da ragazze yazide, grazie ad un progetto dell’Unicef sostenuto dal Governo italiano
fotografie di: Daniel Papagni

26-01-2017 - Sino al 29 gennaio prossimo sarà aperta al pubblico la mostra al Maxxi, che racconta tramite le immagini il dramma della comunità yazida sfuggita al Daesh.
Il racconto avviene attraverso le fotografie realizzate da ragazze yazide, le stesse incontrate nel giugno del 2016 dalla ministra della difesa Roberta Pinotti allorché visitò, insieme al suo staff, il campo profughi di Khanke, in Kurdistan iracheno, dove i militari italiani sono impegnati nell’addestramento delle Forze di Sicurezza locali.
Da quel momento, l’idea di dare opportunità a codeste donne che subirono esperienze tragiche di ritrovare uno spiraglio di ritorno ad una vita normale grazie ad una attività quale l’arte della fotografia, si è trasformata in realtà.
L’iniziativa nasce dal “Corso di tecniche fotografiche destinato a ragazze yazide”, cui ha dato contributo fattivo lo staff del ministero della Difesa, con un progetto realizzato dall’Unicef in collaborazione con i partner locali del Research and Development Organization e finanziato dal Ministero Affari Esteri e delle Cooperazione italiano.
L’obiettivo è stato quello di dare ad un gruppo di giovani donne, vittime di guerra e sopravvissute ad atti di violenza di genere, uno strumento espressivo e un approccio al mondo del lavoro. 
Nel 2015 ha preso così il via un laboratorio pratico di fotogiornalismo, che ha visto la partecipazione di 25 ragazze.
Dodici di loro hanno continuato a fare corsi di fotogiornalismo e ora quattro di esse lo praticano da professioniste.
Il Maxxi ospita la mostra: 40 fotografie raccolte nella mostra “Photographs of Life in Khanke Camp”, presentate il 24 gennaio scorso, con una cerimonia a cui ha partecipato la ministra della Difesa Pinotti:
“Ho avuto modo di conoscere questa iniziativa in occasione di una visita al contingente italiano impegnato in Iraq nell’ambito della coalizione anti Isis e ho avuto immediatamente la percezione che si trattasse di qualcosa di unico e importante perché in essa ho visto il germe della rinascita di popoli sconvolti dalla follia pseudo religiosa oggi incarnata dai terroristi del Daesh”.
All’evento hanno preso parte, tra gli altri, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, i vertici delle Forze armate, la presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Melandri e l’ambasciatore iracheno in Italia, S.E. Ahmad A.H. Bamarni.
Le fotografie esposte al MAXXI sono state scattate nel campo profughi di Khanke, nella provincia di Dohuk, Kurdistan Iracheno. E’ il luogo in cui le autrici, sei giovani appartenenti alla comunità yazida - Khawla Shamo, Klood Khedada, Bushra Qasim, Samia Jendo, Manal Barakat e Zina Hassan - abitano oggi ed in cui si è svolto il corso.
Le ragazze provengono tutte da Sinjar che si trova nella parte nord-occidentale della provincia di Ninive, nell’Iraq settentrionale, in un’area che nel 2014 fu oggetto di devastazioni e violenze da parte dei terroristi del Daesh.
Nota
Agosto 2014: oltre 400.000 componenti della comunità yazida hanno dovuto abbandonare le proprie case mentre Daesh conquistava devastandole ampie estensioni di territorio iracheno.
Coloro che erano rimasti intrappolati a Sinjar (nord ovest della provincia di Ninive) furono fatti prigionieri o assassinati.
Migliaia di donne e bambini ridotti in schiavitù.
Alcuni riuscirono a fuggire, trovando rifugio nei campi profughi del Kurdistan iracheno.
Un aiuto a reagire in modo concreto è stato dato ad un gruppo di ragazze yazide, che nel campo profughi di Khanke, provincia di Duhok, hanno seguito un corso di fotografia.
"Quando una Yazida fotografa una donna del suo stesso gruppo etnico, di cui condivide lingua e cultura, è in grado di sentire e capire i traumi di quella persona più di quanto potrebbe fare un estraneo".
E Zina, la portavoce del gruppo, dice: "Nella società yazida non esiste una cultura dell'immagine e la stragrande maggioranza delle donne non si occupa di attività economiche".
La sfida, di cui queste giovani donne sono protagoniste, potrebbe aiutare a mutare ill corso della vita della società yazida.
Maria Clara Mussa


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