19:32 lunedì 25.11.2024
Esercito del sole: sono le donne combattenti Peshmerga
Forti e determinate nell'apprendere le tecniche insegnate loro dal contingente italiano di addestratori ad Erbil
fotografie di: Daniel Papagni

15-07-2016 - Ad Erbil, capitale della Regione del Kurdistan iracheno, nel comprensorio dell’aeroporto internazionale, è situata la base del contingente italiano, per la maggior parte attualmente costituito da Bersaglieri, adibito all’addestramento di ufficiali Zeravani e donne Zeravani; a cui si affiancano soldati Peshmerga, donne e uomini.
Abbiamo visitato la base a maggio e giugno scorsi, interessati ad assistere alle varie fasi dell’addestramento di cui sono responsabili gli esperti del contingente italiano, che hanno testimoniato in modo favorevole riguardo le capacità e la volontà di apprendimento dei propri “discepoli”.
Entro la metà di giugno il corso è terminato, con la consegna degli attestati ai partecipanti che hanno così lasciato il posto ai prossimi.
Sotto un sole cocente, abbiamo potuto constatare sia il sistema adottato dagli addestratori, sia l’atteggiamento e la forza dei Curdi, impegnati ad apprender le varie forme di comportamento, di uso delle armi, di attenzione alle insidie, di assistenza ai feriti: le attività compatibili con chi è in guerra.
E le donne Peshmerga che abbiamo incontrato, ventisei in quel periodo, erano costituenti il plotone di Zaravane reduci da diciotto mesi di attività presso la diga di Mosul, quando la diga era in mano al Daesh; quelle che hanno anche respinto gli attacchi, affrontando gravi situazioni, uccidendo molti di coloro che le avevano circondate a Sinjar, al confine con la Siria.
Curde siriane, “Rajani”, formano l’Esercito del sole, sono determinate nell’impegno per la difesa del proprio territorio e sostengono con forza il presidente Barzani, uomo carismatico da loro molto amato, che conduce il Paese attraverso il rispetto di tutte le religioni professate dalle varie componenti della popolazione, che a sua volta è molto unita, contro il nemico comune.
Intervistate, hanno confermato che i terroristi del Califfato le temono, “temono di essere da loro uccisi, provano terrore, perché in caso di morte per mano delle donne non possono entrare nel paradiso promesso”.
E secondo loro il Daesh è “frutto di gente malata, malata di crudeltà”.
Esse hanno un’ottima base di istruzione di fanteria, ci dice l’istruttore italiano, che migliorano con l’addestramento appreso nel corso di addestramento.
Le osserviamo al poligono di Bnasalawa, sotto il caldo afoso che a giugno già regala 40 gradi: in gruppi di sei si cimentano con la ricerca e rimozione degli IED ( ordigni esplosivi improvvisati) che sono ancora il pericolo più insidioso per coloro che si muovono nei terreni.
Imparano le tecniche di assistenza medica a feriti, con l’uso della benda israeliana; o di controllo di sicurezza con la perquisizione di macchine o persone; o delle fortificazioni campali.
Tutte sono addestrate al tiro diretto a lunga distanza, con mortai da 60/82, nel quale sono particolarmente efficaci, avendone già dato dimostrazione contro gli attacchi a Mosul.
Molto orgogliose, le donne dell’Esercito del sole, anche generose nell’offrire la propria simpatia verso coloro che le avvicinano, le apprezzano e commentano con loro quanto esse stiano facendo per il proprio Paese.
Maria Clara Mussa


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