Contributo dell'Italia alla Somalia
Nell'ambito della missione EUTMSomalia, i nostri soldati offrono alla popolazione importante assistenza
fotografie di: Daniel Papagni
21-12-2015 - Il 19 dicembre scorso, un'autobomba è esplosa a Mogadiscio, capitale della Repubblica Federale della Somalia.
L’atto terroristico è attribuito al gruppo di Al-Shabaab, militanti islamisti che impongono il caos nella regione, contro istituzioni governative e organizzazioni che si dedicano ai tentativi di instaurare un benché minimo controllo sul territorio.
L’azione è stata fatale per cinque persone mentre i feriti sono una ventina, tra i quali l’obiettivo dell’attentato, Hussein Ali Weheli Cirfo, governatore della regione centrale di Galgaduud, istituita con il termine della guerra civile.
Ad aiutare la Somalia nel ripristinare equilibrio e pace, l'Europa ha istituito la missione EUTMSomalia, nell'ambito della quale l’Italia sta portando un contributo considerevole, per favorire il raggiungimento di obiettivi utili alla popolazione.
Non solo addestramento dei soldati somali, ma anche aiuti concreti rivolti alle esigenze degli abitanti di Mogadishu.
E, per capire come avviene il supporto degli italiani nella Missione EutmSomalia, abbiamo parlato con il colonnello Bernardo Mencaraglia, comandate dell’IT - NSE (Italian national support element)
L’Italia fornisce alla Missione circa il 65% del personale (proveniente da 11 diverse Nazioni dell’Unione Europea e dalla Serbia) tra cui il comandante della missione, il generale Antonio Maggi; personale di staff e del Security Support Element e numerosi Trainers, Mentors e Advisors tra cui il Consigliere strategico del ministro della Difesa.
www.cybernaua.it/photoreportage/reportage.php?idnews=5172
Il compito dell'IT-NSE è partito il 14 febbraio 2014, con il generale Mingiardi, quale comandante della missione Eutmsomalia, che ha quasi imposto l'inserimento di un "Italian national support element" a supporto della Mission commander, ma anche della componente nazionale presente a Mogadiscio.
“Ora, dice Mencaraglia, la componente è aumentata nei suoi ranghi, così come il numero degli uomini e degli automezzi, per il supporto attivo alla mission commander.
L'Italian NSE è costituita da 21 elementi, suddivisi in cellule; la cellula C4, per le comunicazioni; la logistica, che garantisce lo spostamento di materiali, armamenti ed equipaggiamento, trasportati con i vettori militari; la gestione del personale, la gestione amministrativa; ogni cellula, con le proprie caratteristiche, assolve compiti prioritari nelle singole funzioni.
Ogni settore garantisce il supporto alla componente nazionale".
Il vostro impegno è rivolto anche ad altre attività?
"Una delle attribuzioni affidate direttamente dal COI, è di portare avanti con fondi di Stato Maggiore Difesa attività CIMIC, (Civil Military Cooperation) a favore della popolazione somala.
Ad oggi sono stati realizzati 53 progetti, in svariati settori: dalla distribuzione di cibi alla ristrutturazione del medical center; consegna di medicinali a favore di varie fasce della popolazione, consegna di libri alle scuole che ancora insegnano lingua italiana; i Somali sono molto legati all'Italia, di cui ricordano la collaborazione degli anni Cinquanta, Sessanta, in cui la lingua scritta era insegnata proprio dagli Italiani".
A favore delle donne, vedove con alto numero di figli, è istituito un corso per la riparazione di reti da pesca: la Somalia con 3800 chilometri di costa è un Paese molto pescoso.
Queste attività vi danno soddisfazione?
"Molta, la nostra soddisfazione è di veder realizzati e apprezzati i progetti, nell'ambito cittadino, dal sindaco e da altre autorità.
Essi hanno raggiunto velocemente l'obiettivo, in breve tempo. Sono progetti semplici e di veloce realizzazione.
Lo scopo principale è di essere realizzati in tempi brevi."
Da come si evince dalle immagini, il Paese necessita di tutto. Dai rifugiati ai residenti, non si può certo dire esistano situazioni di benessere. Occorre agire, fare, costruire, ristabilire l'ordine e l'equilibrio.
I progetti dedicati alla popolazione offrono in ritorno la simpatia e l'affetto della gente somala, che prova maggior sicurezza, grazie alle attività del Cimic.
"Questa missione non è diversa dalle altre ed il riconoscimento ci viene non solo dalla parte civile, ma anche dalla componente europea, perché le attività da noi svolte vanno a favore di tutta la missione".
La realizzazione dei progetti rivolti alla popolazione, ai quali non partecipano altre nazioni impegnate nella missione, è peculiarità della componente italiana, con fondi dedicati.
La Somalia è un Paese musulmano, quindi ci chiediamo se le donne riescano a comunicare le proprie esigenze con gli uomini del Cimic, senza richiedere l'assistenza di donne.
"Come capita in tutti i Paesi, dice Mencaraglia, occorre avere rispetto delle tradizioni e della cultura ed i nostri militari sono preparati a questo; l'approccio è sempre educato e sensibile".
La realizzazione di molti progetti è stata curata nei minimi particolari, anche cercando di coinvolgere nell'attività organizzazioni internazionali e altre società e stimolando anche la volontà dei Somali, soprattutto quelli della Diaspora, che vivendo e lavorando lontano inviano aiuti i propri cari, a riprender le attività nel Paese, che già imprenditori italiani fecero grande il secolo scorso, come narrano le vestigia che ancora si trovano in città.
E la soddisfazione si rivela anche nella volontà del Coi (Comando Operativo Interforze) di raddoppiare il budget del 2014 per il 2015 ed un ulteriore aumento ci sarà nel 2016 dei fondi destinati agli interventi verso la popolazione.
Anche la cura dei rifugiati, che si contano a centinaia di migliaia, fa parte del programma dell'IT-NSE, che invia aiuti anche in zone in cui non molti amano recarsi per la scarsa sicurezza dei luoghi, recandosi nei vari campi profughi a portare di tutto, dalla pentola al pacco di farina, dalla tenda all'acqua, per garantire la sopravvivenza.
"Hanno bisogno di tutto i Somali, dal cibo all'assistenza medica e la soddisfazione nel dare loro aiuto è incommensurabile".
Questo è il nostro modo di essere Italiani.
Maria Clara Mussa
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