La sicurezza è una necessità, l'Europa continui ad aiutare la Somalia
Intervista con il generale Sheikh Issa, consigliere militare del Presidente della Repubblica Federale della Somalia
fotografie di: Daniel Papagni
26-11-2015 - Un uomo che ha vissuto l'epoca storica somala sotto l'A.F.I.S. (Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia) dal 1950 al 1960; ha studiato la lingua italiana frequentando le scuole italiane, dalle elementari sino alle superiori; poi scuola a Lecce in Puglia, quindi la Scuola di applicazione all'Accademia di Modena, seguita dalla Scuola di guerra di Civitavecchia; quindici anni di Italia che hanno contribuito non solo ad una conoscenza perfetta della lingua italiana, ma anche ad una connessione profonda, culturale, emozionale e di amicizia.
E' il generale Abdirahman Sheikh Issa Mohamed, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente della Repubblica federale della Somalia, che abbiamo incontrato a Villa Somalia, in Mogadishu.
La Somalia ha attraversato un periodo che chiamare difficile è un diminutivo: guerra civile e lotte tra clan e tuttora atti terroristici da parte di Al Shabab, il gruppo dissidente terroristico che impone al Paese una situazione quantomeno instabile.
Quali progetti da parte del governo federale, cosa si aspetta la popolazione per il proprio futuro?
"La Somalia ha attualmente una storia molto difficile e anche complessa; dopo la dittatura degli Anni 70 e 80, vi è stata una guerra civile che ci ha insegnato molte cose, è stata una grande lezione; intanto puoi dire come comincia una guerra civile, ma non puoi predire quando finisce. Una lezione che abbiamo capito e che ha anche consolidato la nostra aspirazione di sicurezza e stabilità.
Il nostro focus ora è la ricostruzione di un governo stabile, che rispetti le leggi e dia l'opportunità ai suoi cittadini di vivere in pace, con sé e anche con le regioni limitrofe".
Ogni terapia necessita di operazioni collaterali che portano effetti positivi.
Le atrocità della guerra possono, forse, rivelarsi "catartiche"; quasi un modo per capire come si possa raggiungere uno sviluppo sociale, economico e tecnologico, superando percorsi difficili, anche drammatici.
Lo ha insegnato la Storia, ricorda Issa: "Una testimonianza esemplare è stata la Prima guerra mondiale, quando ci si ribellò al sistema dei governi imperiali, per sostituirli con Stati democratici ed ottendendo diritto di voto alle donne. Anche da noi la guerra civile ha tale aspetto".
Sappiamo che lentamente qualcosa si sta muovendo in senso positivo; lentamente, ma con determinazione, la Repubblica federale della Somalia sta cercando di costituire le regioni somale future.
Nel 2016 sono previste le elezioni in Somalia; si presentano coalizioni per governare il Paese? Cosa si aspetta la popolazione?
"Uno dei cardini della "missione 2016", il punto principale, dopo la decadenza delle sessioni pubbliche, era quello di restaurare il governo e quindi fare una revisione della Costituzione, riforma e formazione dei comitati che include una Commissione elettorale per l'agosto del 2016.
Il Paese è pronto, per quanto è possibile; ora come ora non è ancora possibile avere "one man one vote, one persone one vote". Non si sono ancora fatti i lavori basilari per queste elezioni; ma ci stiamo lavorando".
Ancora lunga è la strada per dare le giuste fondamenta alle prossime elezioni, il suffragio universale, la partecipazione maggiore del popolo per ora è un sogno, ma sarà un momento diverso da quelli precedenti: saranno coinvolte le regioni, ma gli individui che parteciperanno saranno in numero inferiore.
Finora, qual è stato il ruolo di Eutmsomalia e quali benefici la missione ha portato al suo Paese?
"Molto positivo. Io son stato uno degli artefici, insieme all'addetto militare che è qui con noi, a lottare per trasferire la missione dall'Uganda in Somalia, per molte ragioni: quando si addestrano i militari e si gettano le basi, le istruzioni che si danno ai soldati devono essere molto fondate sul carattere del Paese; non si può insegnare ai soldati attraverso interpreti dall'inglese al somalo… ecco perché, insieme all'addetto militare qui presente, abbiamo chiesto all'Europa, quando siamo andati a Brussels, di trasferire Eutm in Somalia: Il suo ruolo qui è molto positivo".
Il momento della sua istituzione, in seguito alla Risoluzione 1872 delle Nazioni Unite, porta la data del 15 febbraio 2010, la decisione del Consiglio Europeo ed il mandato attuale scadrà il 31 dicembre 2016.
Lei si augura che la missione continui in futuro, si prevede un tempo limite?
"I limiti sono sempre rinnovati, a seconda dei fabbisogni; per ora la presenza di EutmSomalia è ancora molto importante; sia il ministero della difesa e della sicurezza, come il governo somalo apprezzano il lavoro che i Paesi impegnati hanno fatto e che continueranno a fare; la decisione dipende dalla commissione europea e noi speriamo che la permanenza continui per completare l'azione cominciata.
"La sicurezza è una necessità, per garantire al popolo di vivere in pace, con la possibilità di sviluppare e consolidare la stabilità del Paese. Speriamo che l'Europa continui ad aiutare".
Nel salutare Issa, abbiamo espresso il desiderio di ritornare presto a Mogadishu come turisti:
"Il popolo somalo è molto ospitale, abbiamo un litorale con l'Oceano Indiano per tremila km e più; dal punto di vista turistico è un luogo meraviglioso, quando lo vedi ne rimani affascinato.
Occorre fondare un futuro più stabile e prospero, per dare l'opportunità ai nostri amici italiani ed europei di visitare il nostro Paese in una situazione migliore e più agevole di ora."
Lasciamo Villa Somalia. Percorriamo alcune strade della città dove permangono resti di architettura italiana a ricordo di quanto l'Italia ha collaborato per dare al Paese prosperità, in anni che ormai appartengono alla Storia…..ma ne parleremo in seguito, c'è molto da raccontare.
Maria Clara Mussa
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