Meccanici in prima linea
Nella base di Herat, Afghanistan, lavora un Team di meccanici specializzati tra cui ''U professore''
fotografie di: Daniel Papagni e archivio
22-02-2015 - Il caporal maggiore scelto Pasquale Cosentino si è guadagnato l'appellativo di "u professore" negli anni, dimostrando oltre alla sua professionalità ed esperienza, anche la propria passione per il delicato lavoro che svolge e che non lo fa dormire.
"Anche quando sono a letto, mi sveglio e mi alzo per andare in officina e controllare se quel bullone è serrato nel modo giusto….."
Quando i mezzi entrano in officina, "u professore" non si limita a verificare il guasto dichiarato, ma controlla l'intera efficienza, pensando al mezzo come l'unico supporto per affrontare la missione e rientrarne incolumi.
La sua preoccupazione principale è di pensare ai "ragazzi e alla loro incolumità; dare loro un mezzo efficiente significa riportarli a casa".
I suoi colleghi non sono da meno, anch'essi con il medesimo scrupolo e senso di responsabilità e attaccamento alla specialità e pronti a dedicarsi a tutto ciò che viene ricoverato in officina, sia per un semplice controllo, sia per un guasto importante, come un triage.
Essi provengono dal BLM (Battaglione Logistico di Manovra) ed il Reparto di provenienza, per tutti, è il Reggimento Logistico “Garibaldi” di Persano (SA), dipendente dalla Brigata Bersaglieri “Garibaldi”.
I veicoli che vengono manutenzionati/riparati, sono tutti i veicoli ruotati in carico al Contingente, compresi quelli di supporto a terra dell’aeroporto.
Il comandante di Battaglione è il tenente colonnello Roberto Mancuso, comandante di plotone Trasporti e Materiali è il tenente Paolo Rizzo, capo Officina è il sergente maggiore capo Martino Famiglietti e sottufficiale meccanico Enzo Angellaro
Oggi, con il Resolute Support, al comando del generale Maurizio Angelo Scardino, comandante del TAAC West, Herat sono impiegati i VTLM LINCE, gli APS/95 ed i mezzi per la movimentazione dei carichi (fork lift).
Centinaia di migliaia di chilometri sono stati percorsi in Afghanistan dai mezzi militari.
Le officine di Shindand, Kabul, Farah, Herat ecc hanno lavorato a ritmi incessanti, per la manutenzione dei mezzi sottoposti a stress operativo, consumi di peneumatici, usura, temperatute estreme, strade sconnesse, pieno carico….
Progettisti ed ingegneri hanno realizzato i mezzi, basandosi su prove eseguite su terreni, sì sconnessi e impegnativi (Monte Libretti, Monte Romano) ma non cosi impegnativi come i terreni afghani, mettendo a dura prova i meccanici delle Forze Armate che, con dedizione ed un pizzico di fantasia, quando serviva, hanno risolto problemi insormontabili.
Un esempio: per riparare l'alternatore del Lince (guasto molto frequente nell'uso del veicolo in Afghanistan), sanno gli ingegneri progettisti che occorre smontare quasi tutto il mezzo? Cosa non difficile in un'officina attrezzata in Italia, magari a fianco dell'industria produttrice….
Un po' più complicato sotto un tendone, a cinquanta gradi, rispettando tabelle operative ed orari di consegna.
Dall'inizio della missione Isaf, tredici anni, i meccanici militari hanno acquisito grande capacità lavorativa, cresciuta in maniera esponenziale in base alla loro preparazione, alla voglia di approfondire e di misurarsi con puntiglio con le avversità, che li rende capaci di confronto vincente con le altre realtà internazionali impegnate nella missione.
Non dimentichiamo che da loro passano anche Cugar e Buffalo, mezzi impiegati dagli americani, che anche i contingenti italiani ora hanno in dotazione.
Per questi uomini, la vera felicità è vederli rientrare, in modo autonomo, anche dopo aver subito un violento attacco a fuoco.
Gli accadimenti tragici nel corso della missione sono serviti anche a far comprendere ai costruttori che l'aggiunta di piccoli suggerimenti fanno la differenza per la sopravvivenza.
Nel 2012, questo il titolo dei giornali italiani: Afghanistan, un Lince si ribalta nel guado di un fiume: morti annegati tre soldati italiani, tutti del 66esimo Reggimento fanteria "Trieste", di stanza a Forlì, impegnati nella Task Force Center di Shindand.
Annegati perchè intrappolati all'interno del VTLM Lince, sprofondato nel guado di un fiume.
Si sarebbero potuti salvare?
U professore ci dimostra che con l'applicazione di una maniglia verticale avvitata sulla portiera del Lince, l'apertura in caso di incidente può avvenire con maggiore facilità.
E questo ci dimostra come, con semplicità e uso della voglia di fare e con un po' di fantasia italiana, si possano ovviare alcuni problemi, non sempre previsti in fase di progettazione.
Siamo certi che i mezzi in dotazione siano stati studiati per la maggiore efficienza, ma siamo altresì certi che il contributo di questi uomini fornisce e fornirà supporto necessario alla Difesa e all'Industria per migliorare le forniture future ed affrontare nuovi scenari di impiego.
Ne è testimoninza la versione aggiornata del nuovo Lince, in cui la tecnologia sempre più accompagna la meccanica.
Ma il vecchio caro bullone, la chiave inglese e lo straccio sporco di grasso nelle mani giuste faranno sempre la differenza.
Maria Clara Mussa
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