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Shona ba shona, Resolute Support Mission continua la collaborazione con l'Afghanistan
Una visione generale della situazione attuale del Paese: interviste con rappresentanti istituzionali
fotografie di: Daniel Papagni

27-01-2015 - Per la nostra redazione, il 2015 è incominciato nella base di Herat, a Camp Arena, con brindisi di capodanno insieme al contingente italiano, nella sala mensa, allestita per l'occasione in salone delle feste: tavola imbandita con cotechino e lenticchie e divise mimetiche spagnole, americane ed italiane ad abbracciarsi per amichevoli auguri.
E, nella cappella della base, con la messa celebrata da padre Mariano, il ricordo di Matteo Miotto, caduto proprio il 31 dicembre del 2010.
Con l'inizio del 2015, l'Afghanistan realizza quanto appreso negli anni di cooperazione con la comunità internazionale, nel corso della missione Isaf che, chiusa ormai, è sostituita dalla missione RS (Resolute Support).
La capacità del Paese di governance, sicurezza e sviluppo, in autonomia gestionale, appresa in tredici anni di solidarietà NATO, durante i quali l'Italia ha lavorato "shona ba shona" con gli Afghani, sarà sostenuta da collaborazione, in caso di reale emergenza, contro i nemici dell'Afghanistan.
La missione RS ha portato alla riduzione di mezzi e personale, non più necessari in numero e forza, ma sufficienti per una conduzione quotidiana delle attività in base, come ci ha spiegato il comandante della TAAC WEST (Train Advise Assist Command-West) colonnello Maurizio Angelo Scardino.
La riduzione, però, ha fatto sì che non sia stato possibile, per mancanza di mezzi e di personale adibito alla sicurezza, essere accompagnati in visite istituzionali nella città di Herat, come spesso era invece successo durante la misisone Isaf.
Questa volta, abbiamo potuto incontrare rappresentanti istituzionali in base, per colloquiare sulla situazione attuale della provincia di Herat.
Intanto, sottolineiamo alcuni cambiamenti avvenuti con l'insediamento del nuovo presidente afghano Ashraf Ghani: destituzione del governatore di Herat, Sayed Fazlullah Wahidi, del procuratore del tribunale di Herat, Maria Bashir e di alcuni capi della polizia di circa 15 distretti provinciali.
L'intervista con il vice governatore di Herat, Abdul Naser Aswad
www.cybernaua.it/rubriche/rubricadett.php?idnews=4812
riportata sul nostro giornale, ha già messo in luce alcuni aspetti relativi ai progetti di sviluppo del territorio. "Senza sviluppo non vi è pace", ha affermato Abdul Naser.
La situazione delle donne afghane, invece, pare avere una possibile "flessione", se valutiamo quanto detto da Maria Bashir, che abbiamo "per caso" incontrato a Camp Arena, mentre, accompagnata dalla scorta, era in visita all'ufficio Nato del rappresentante civile in HQ (head quarter), Andrea Angeli, peace keeper da sempre, che da luglio 2014 gestisce l'ufficio in Camp Arena.
Nel corso dell'intervista "al volo", che riportiamo integralmente, Bashir, oltre a sottolineare come il suo impegno verso la difesa dei diritti delle donne afghane continuerà, ha ancora chiesto aiuto alla comunità internazionale:
"La situazione delle donne è peggiorata; il futuro non sarà migliore, ed io ne sono l'esempio, visto che posso muovermi soltanto sotto scorta, se la comunità internazionale non ci aiuterà".
www.cybernaua.it/video/video.php?idvideo=90
Parlando, invece, con il rettore dell'Università di Herat, professore Abdul Zahir Mohtasebzade, abbiamo avuto la conferma della volontà delle istituzioni di accrescere la capacità di migliorare la situazione.
Nel caso dell'università, il professor Abdul Zahir, chimico, che con orgoglio ricorda lo scambio culturale in accordo con l'Università di Sassari, ha esposto dati relativi a studenti e docenti, in crescita rispetto al recente passato.
Attualmente, frequentano l'Università 14.400 studenti, di cui il 40% donne; su 500 docenti, sessantacinque sono donne; e nel collegio universitario femminile, costruito dagli Stati Uniti, sono ospiti 370 studentesse.
"Mai andare indietro, sempre avanti" è la massima del rettore, che, sorridendo, ha però sottolineato come l'aiuto della comunità internazionale e dell'Italia in modo particolare, sia ancora molto importante.
"La prossima volta che verrete ad Herat, come turisti, siete invitati a visitarci; siamo pronti a ricevervi, senza problemi".
Maria Clara Mussa


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