04:41 martedì 26.11.2024
Difesa del territorio e sicurezza ad Herat
A Camp Zafar, intervista con il comandante del 207° Corpo d'Armata dell'Esercito afghano, generale Taj Mohammad Jahed
fotografie di: Daniel Papagni

09-01-2015 - "Buon anno anche a voi, alla vostra nazione, agli ufficiali ed ai soldati che operano nella regione ovest….."
Ci dà il benvenuto il generale Jahed, nel suo ufficio in Camp Zafar, a pochi chilometri da Camp Arena, sede del regional Command West, al comando del generale Maurizio Angelo Scardino, comandante della brigata "Garibaldi".
Accompagnati dal colonnello Privitera, parliamo di sicurezza e di difesa del territorio, che l'esercito afghano gestisce in piena autonomia e capacità operativa.
www.cybernaua.it/video/video.php?idvideo=87
Il lavoro svolto dalla comunità internazionale in tredici anni di missione Isaf è ultimato. Ora incomincia la RS (Resolute Support).
"Siete in grado di interpretare e risolvere le esigenze di sicurezza?"
"L'Esercito afghano, per quanto riguarda il 207° Corpo d'Armata, che ha la responsabilità delle quattro province della regione ovest, garantisce la sicurezza. Quello che non tutti sanno, è che la poplazione offre grande supportonalle forze di sicurezza, E questo ci permette di essere ottimisti per il futuro".
L'impegno dell'Italia, attraverso l'operatività dei vari contingenti che si sono alternati nel corso della missione Isaf, evidenziato dal rapporto "Shana ba shana", spalla a spalla, è stato molto apprezzato non solo dai colleghi afghani, ma anche dalla popolazione.
"Il ruolo degli Italiani è essenziale ed io voglio esprimere le mie più sentite condoglianze alle famiglie dei caduti, che l'Afghanistan non dimenticherà mai".
Ora le forze armate afghane, Afghan National Army (ANA,esercito afghano) ed Afghan National Security Forces (ANSF) sono capaci di operare in autonomia; anche se obiettivo della nuova missione è quello di stare al loro fianco, impegnandosi nella continuità dell'addestramento e della consulenza.
I Talebani continueranno ad essere pericolosi?
"Abbiamo il controllo della regione Ovest, delle quattro province (Herat, Farah, Badghis, Ghor) ed i Taliban non sono in grado di compiere azioni complesse, schematiche; al massimo potranno lanciare ancora razzi o disseminare IED (ordigni esplosivi)".
E' un uomo deciso Jahed, combattivo; uno dei miglior comandanti al fianco del "Leone del Panishir, Ahmad Shah Massoud, la cui immagine è posta sulle pareti di ogni ufficio in Camp Zafar.
Orgoglioso del suo Paese, ci racconta aneddoti della sua vita.
La sua filosofia è semplice: "La vita è una sola, occorre non sprecarla"… e soprattutto occorre essere d'esempio, come ha detto ai suoi soldati, nel momento della consegna degli attestati di frequenza del corso di addestramento.
"Vi auguro, ha detto ai graduati, di essere di stimolo e di esempio per gli altri vostri colleghi, a cui potrete trasferire le capacità acquisite".
Milleduecento sono i soldati afghani attuali, addestrati da istruttori afghani; ed il corso di addestramento, durato 2 mesi, li ha resi capaci di usare le armi contro gli insurgents (ora chiamati 'nemici dell'Afghanistan').
Gli istruttori afghani sono stati addestrati dal MAT (Military Advisory Team), personale specializzato dell'Arma dei Carabinieri, per formare i formatori.
"Mi congratulo con gli istruttori, che a loro volta sono stati formati dal Mat".
Ma non solo di sicurezza e capacità operative si è parlato con Jahed.
Ospitale "padrone ci casa", ci ha invitati alla sua tavola apparecchiata con piatti della cucina tradizionale, semplici, gustosi e speziati; ed al suo fianco a tavola, il suo vice, comandante del settore logistico, presentatoci come un esperto di cui non potrebbe mai fare a meno.
Si è parlato di famiglia, di figli e nipoti e dell'amicizia.
"Con gli Italiani, non è solo una questione di rapporto lavorativo; oltre alla collaborazione vi è stima reciproca e senso profondo dell'amicizia.
Quando vorrete essere miei ospiti, o qui ad Herat o a Kabul, potrete contare su di me. La vita è troppo breve per viverla in modo infelice.
Viva l'amicizia."
Maria Clara Mussa


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