Erano soldati semplici, eroi che hanno compiuto il proprio dovere
Commemorazione della battaglia di El Alamein, a Livorno, con la brigata Folgore
fotografie di: Cybernaua
03-11-2014 - Nella Caserma “Vannucci” di Livorno, sede del 187° reggimento, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale di Corpo d’Armata Claudio Graziano, delle massime autorità civili e religiose, è avvenuta la cerimonia di commemorazione del 72° anniversario della Battaglia di El Alamein, che vide 3500 paracadutisti italiani battersi strenuamente contro preponderanti forze avversarie, mostrando dedizione, abnegazione ed amor di Patria.
Cerimonia che nel pomeriggio si è conclusa con una mostra statica alla rotonda dell'Ardenza.
"Benvenuti, benvenuti in questa casa che non è la mia casa ma la nostra casa"…con queste parole il generale Lorenzo D'Addario, comandante della Brigata paracadutisti Folgore, ha salutato l'immensa folla convenuta nel piazzale della caserma, composta da baschi amaranto di ogni età, accompagnati dalle famiglie, da figli e nipoti, accomunati nello stesso entusiasmo.
Non è facile raccontare una cerimonia di questa portata, assistendo alla quale si è presi da emozione e commozione.
Sin dalle prime parole del comandante: "Erano soldati semplici, eroi; ed uno di loro, un leone
della Folgore, mi ha detto recentemente una frase che ho sentito più volte da uomini del suo pari: "Non abbiamo fatto niente di speciale, solo il nostro dovere. Ma come fanno a pensare di non aver fatto niente di speciale questi eroi? In queste parole vi è tutto il valore della Folgore."
Il passaggio degli stendardi e dei gonfaloni, delle dodici bandiere di guerra accompagnate dall'inno eseguito dalla banda della Folgore; le voci dei paracadutisti di ogni età ammassati sugli spalti, numerosi con le tempie grigie o i baffi bianchi, animati dallo stesso spirito, dal medesimo ardore, come se il tempo si fosse fermato.
Un grido : "Folgore al Governo", ad un certo punto si è sentito da una scalinata, mentre la brigata si stava schierando.
E poi la staffetta.
Come ogni anno, un gruppo di parà ha compiuto in due giorni il percorso Tarquinia-Livorno, portando la fiaccola che, nel corso della cerimonia, ha dato la fiamma al braciere che arde accanto al monumento ai caduti.
I valori quali l’onore, il sacrificio e la fedeltà propri del soldato italiano, che hanno contribuito a rendere grande il nostro Paese, sono stati il tema principale negli interventi delle autorità militari.
"Siate orgogliosi di essere quello che siete, ha detto Graziano, mai abbiamo visto cosi numerose bandiere di guerra; esse costituiscono la nostra Storia, di cui essere un giorno all'altezza, sia nella vita professionale sia nella vita privata".
Un saluto particolare ai famigliari dei caduti, tra i quali Annarita Lo Mastro, la mamma del caporal maggiore David Tobini, caduto a Bala Murghab nel luglio 2011.
Un altro momento di forte commozione è stata la presenza dei reduci di El Alamein: Santo Pelliccia con la divisa bianca del regio esercito e Gino Compagnoni, che ha espresso parole toccanti …"viandante arrestati e riverisci ai martiri, agli eroi…." seguito dal grido dei parà: "Folgore".
E presenti anche i reduci dell’Afghanistan, come Simone Careddu, il caporalmaggiore dell’8° genio paracadutisti, costretto in carrozzina da un attentato, che ha letto la preghiera del paracadutista.
A conclusione della cerimonia, la perfetta discesa dal cielo di sei specialisti di lancio di precisione, atterrati con magnifica perizia di fronte alla tribuna.
Graziano, durante il suo saluto, ha evidenziato come la "Folgore", sin dalla sua costituzione, ha dimostrato, in addestramento come in operazioni in Patria e all'Estero, altissimo livello di efficienza e di motivazione che ne fanno un indiscutibile punto di riferimento nell'intero panorama della Difesa Italiana.
Nell'incontro con la stampa, il capo di SME ha detto:
"Tantissimi vogliono entrare nella Brigata paracadutisti, ma non tutti ci riescono".
Ed alla nostra domanda su come si ponga la brigata di fronte alle nuove campagne in Africa, ha risposto:
"La brigata paracadutisti per sua natura si dispiega in pochissimo tempo, opera con quello che c'è, garantisce l'arrivo e la preparazione delle altre forze; il loro spirito è di partire e di essere fuori per primi. Sono già in attività in Centrafrica i guastatori paracadutisti…..; non dimentichiamo che i paracadutisti hanno quasi una tradizione di operare in Africa, dalla Somalia a tutte le altre operazioni."
"Certo, ha aggiunto Binelli Mantelli, ci sono reparti delle forze armate strutturati per quello che si chiama 'forza di primo impatto' che mette le condizioni per poter entrare con più forza. Hanno capacità che consentono loro di entrare più facilmente in teatro. Ci sono tante prospettive in futuro…credo che sentiremo ancora parlare della Folgore".
A conclusione, Binelli Mantelli ha dichiarato: «El Alamein è una battaglia persa con grande onore, facendo fronte ad armi soverchianti con i mezzi più poveri, ma con grande spirito e capacità di resistere e di tenere alto l'onore dell'Italia. Questo è il valore che noi militari tramandiamo alle nuove generazioni.
Nonostante i tagli di bilancio necessari, noi teniamo alto il morale, teniamo alta la bandiera, perché siamo sicuri di rappresentare il meglio di questa Nazione ed i paracadutisti sono il meglio del meglio".
Maria Clara Mussa
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