02-11-2013 - E' la bandiera di guerra del 6° reggimento a parlare, insieme agli occhio lucidi del comandante, colonnello Mauro Sindoni, che mentre passa le consegne della nostra base di Farah al nuovo comandante afgano nel Gullistan guarda lontano verso le montagne dell Indokush .
Pensa a tutto il tempo trascorso qui in Afghanistan, pensa ai suoi soldati, donne e uomini; come uomo si sente sollevato, come rappresentante dell'istituzione della difesa sa di aver raggiunto lo scopo della missione: riportare i suoi uomini a casa, salvi in Patria e lasciare la sua base agli Afghani, come previsto dalla missione Isaf.
Professionista di valore, comandante che rispetta il senso della Patria, come un padre di famiglia non ha lasciato nulla che si potesse are o risolvere; egli ed i suoi soldati hanno vissuto quello che è stato definito un momento storico per l'Italia, il momento più delicato dell'exit strategy, la consegna delle competenze agli Afghani.
Nel suo piccolo ufficio, dove per mesi ha vissuto, la bandiera di guerra pluridecorata, viene ripiegata con cura e rispetto dai suoi uomini, come una reliquia che viaggerà ancora: destinazione Bala Baluk; così ha voluto!

Il momento più intenso e delicato è stato quello della consegna delle chiavi della base ai "nuovi" arrivati, le giuste parole pronunciate con cordialità e con l'augurio che in quella base si possa decidere il futuro di quella parte dell'Afghanistan così martoriata.

Il lucchetto del cancello era tenuto stretto nelle sue mani e, prima di passarlo nelle mani del generale afghano, lo ha guardato guardando po negli occhi chi gli stava davanti.

Un semplice lucchetto .. può aprire o chiudere un mondo.