13-04-2013 - Saliamo sul "Freccia", per una visita al villaggio Morgholan Kohnah, con il cui Elder (capo del villaggio) il tenente Mattia Nerighi, responsabile del CIMIC, (Civil-Military Cooperation), ha fissato un appuntamento per discutere la realizzazione di un pozzo.
Accompagnati dal capitano Karim Bensellam, del 7° alpini che attualmente opera a Shindand, al comando del colonnello Stefano Mega, usciamo dalla base con la speranza di poter conversare con l'Elder.
E' un signore anziano, si chiama Haji Kaber, con barba fluente, modi gentili e grande senso dell'ospitalità.
Ci accoglie sorridendo, circondato da numerosi bambini, interessati alla nostra presenza, a cui a poco a poco si aggiungono uomini desiderosi di conoscerci.
Solo uomini, come è usanza e tradizione nei villaggi afghani. Le donne?
"Sono in casa, a cucinare per gli uomini, che si accollano ogni compito da svolgere fuori casa, anche quello delle compere; è la nostra cultura" ci dice Mike, giovane del luogo, che parla un fluente inglese, laureato e desideroso di andare a lavorare in Canada.
Con l'interprete Mammud, riusciamo a conversare amabilmente con Haji Kaber, mentre ci viene offerto un ottimo té bollente.
Dalla conversazione emerge la forza del popolo afghano e la sincera gratitudine verso il contingente italiano e verso l'Italia tutta, per il contributo, fattivo e di consulenza, che permette loro di realizzare nel Paese quanto serve per riuscire ad acquisire la propria autonomia e la capacità di gestire le proprie attività.
Nel giardino dell'abitazione in cui siamo ospiti, ci mostrano orgogliosi come funziona, con motore alimentato a gasolio, una potente pompa per irrigare il terreno coltivato.
Ma al villaggio servono ancora molte cose, non solo un pozzo.
"Lontano dalla città, ci dice Haji, il villaggio non possiede scuola per i bambini, non ha una clinica medica per le donne, soprattutto bisognose di aiuto nel momento del parto; e manca l'elettricità".
Haji ricorda l'epoca in cui Mujaheddin e Russi si combatterono all'ultimo sangue; distruzione ovunque e tragedie umane, brutti ricordi; ma ora, nei contatti con gli Italiani, sentono il calore dell'amicizia e della solidarietà.
Chiediamo al saggio Haji cosa pensa del futuro, cosa avverrà, secondo lui, dopo che nel 2014 Isaf lascerà il Paese, pur senza abbandonarlo, ma comunque riducendo fortemente la sua presenza; e che accadrà tra il popolo afghano e gli insurgents?…
"Noi speriamo che possiate ancora sostenere la nostra situazione, che vogliate ancora contribuire con la vostra assistenza e la vostra presenza alla crescita dell'autonomia del nostro Paese. In quanto ai talebani, essi non hanno nulla a che fare con l'Afghanistan. Vengono dl Pakistan.
E noi chiediamo: perché Isaf, in questi anni in cui è stata attiva in Afghanistan, non li ha del tutto eliminati? Noi lanciamo questo messaggio a tutto il mondo…..fatelo sapere".