15:47 martedì 26.11.2024
Fly Afghanistan fly
Nella base militare di Shindand gli uomini dell'Aeronautica Militare Italiana addestrano i futuri piloti della Afghan Air Force
fotografie di: D.Papagni e F. Orsini

06-08-2012 - Si chiama A.S.A.A.T (Airbase Support Air Advisory Team) al comando del colonnello pilota Efrem Moioli che opera in collaborazione con l'838th Air Expeditionary Advisory Group dell'USA, sotto il comando del NATC (Nato Air Training Command-Afghanista).
Quotidianamente il personale specializzato dell'Aeronautica svolge attività di addestramento al personale afghano a Shindand che è e sarà polo addestrativo dell'intera Aeronautica Militare Afghana.
Siamo accompagnati dai responsabili per l'Afghansitan P.I., Andrea e Francesco.
Parla il colonnello Moioli, laurea in scienze aeronautiche, con alle spalle una carriera trascorsa come pilota su F104 e F16 , e con lui cerchiamo di fare il punto della situazione.
"Innanzitutto, l'intero personale del A.S.A.A.T. viene selezionato direttamente in Italia sulla base di specifiche caratteristiche presso il centro per l'abilitazione che si trova a Firenze, sotto il nome di CE.FO.DI.MA. (Centro di Formazione Didattica e Manageriale) comandato dal colonnello Pierluigi Girogino.
Naturalmente, le cose sul campo possono cambiare ed essere impreviste: immaginatevi che stiamo realizzando l'Arma dell'Aeronautica Afghana partendo praticamente da zero.
Per questo, al di là di tutto l'iter preparativo, abbiamo bisogno dei nostri migliori soldati, sottufficiali e ufficiali, personale specializzato formato da donne e uomini con intuito operativo ed iniziativa."
Nella base di Shindand, giungono i futuri piloti, ma anche tutto il personale che sarà di supporto alle attività di volo; e per prima cosa gli allievi devono conoscere la lingua inglese che viene loro insegnata da personale madrelingua selezionato anche in ambiente civile.
La lingua parlata è insegnata da mr.Maddok, un Americano residente da tempo in Italia, che insegna con passione e simpatia la nostra madre lingua; da due tecnici britannici per le terminologie tecniche, strumentali e per la parte informatica, fondamentale per il buon funzionamento delle attività .
La genialità e l'esperienza viene messa in campo da un team di informatici dell’Aeronautica, che adattano i software alle necessità delle attività.
Per la medicina Aeronautica, il colonnello medico Pier Andrea Trivelloni coordina il suo team nella struttura ospedaliera adiacente la pista.
Egli è addirittura riuscito a farsi consegnare da Kabul una sedia rotatoria, che serve ad una valutazione dei cambiamenti psicofisici mediante prove di sforzo, propedeutico al volo dei futuri piloti .
Al momento, la base ospita una dozzina tra piloti, tecnici di volo e specialisti, dedicati all'elicottero Mi 17; è importante sottolineare la presenza di soli quattro piloti dell’A.M. italiana abilitati negli U.S.A.
Un esemplare di Mi 17, una macchina ben conosciuta nei cieli afghani sin dai tempi della occupazione dell’Unione Sovietica e terrore dei Mujaidin, ora si trova parcheggiato sulla pista dell'aeroporto; per l'ala fissa invece c'e il Cessna C182 e Il Cessna Caravan .
Incontriamo anche la prima donna pilota afghana, che per motivi di sicurezza non vuole essere ripresa , ma che ci dice che sta lottando con tutte le sue forze per raggiungere l'obiettivo che si era prefissata sin da bambina, quando il suo Paese era ancora sotto la dittatura talebana: lottare per la democrazia e per la libertà.
Una donna pilota, simbolo di tutte le donne afghane che vogliono essere libere di volare e non solo con la fantasia.
A testimonianza del tutto, la vecchia torre di controllo sovietica costruita nel 1961, ora quartier generale delle operazioni, e vicino ad essa il cimitero dei velivoli sovieticii Mig e Sukhoi.
Poi un tipico forno afghano.
Il vento forte di questo periodo porta ai nostri soldati la fragranza del pane appena sfornato.
Si sentono così più vicini a casa e alle loro famiglie e quando spezzano il pane insieme agli Afghani compiono il gesto più bello al mondo: dividere e condividere tutto, a volte anche la stessa vita.
Daniel Papagni


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