19:17 martedì 26.11.2024
Missione Unified Protector conclusa
A Trapani, celebrato il rientro di uomini e mezzi che hanno partecipato
fotografie di: Daniel Papagni

15-12-2011 - “Grazie, grazie per aver compiuto il vostro dovere; perchè è questo che ci si aspettava da voi, perché voi avete il dovere di fornire al Paese le vostre capacità, la vostra professionalità. E’ questo il nostro dovere; e questo è un grazie che richiama al dovere”.
Le parole del ministro della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, erano rivolte ai militari schierati nell’hangar dell’aeroporto di Trapani, mercoledì 14 dicembre scorso, base da cui prese il via sette mesi or sono la missione in difesa della popolazione libica, "Unified Protector" sotto il comando NATO, incominciata con il nome "Odyssey Dawn".
Nella stessa base, terminata la missione il 31 ottobre scorso, la cerimonia per accogliere tutti coloro che son stati impegnati nell’assolverla.
Insieme al ministro Di Paola, il capo di stato maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate e il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, generale Giuseppe Bernardis.
Davanti ai loro aerei, i piloti e gli specialisti di Aeronautica e Marina, che, insieme al comandante della base di Trapani, colonnello Gabetta, hanno risposto alle domande dei giornalisti.
Missione interessante, hanno sostenuto gli “attori” di questa operazione; missione ricca di esperienze, dette in gergo “lesson lerned”, (lezioni apprese) utili per affrontare future iniziative, per migliorare sempre più le prestazioni di uomini e macchine.
E le famiglie che vedevano partire i loro cari ?
Le famiglie ci hanno supportato, hanno risposto piloti e specialisti; i nostri cari sanno quale è il nostro compito ed il nostro dovere….
E come vi sentite, ora, al rientro da questo impegnativo lavoro?
Siamo tornati con accresciuta esperienza, utile per le nostre future missioni.
Una missione importante, come ha sottolineato il generale Bernardis: “servita a dimostrare le capacità di reazione immediata, la capacità di non creare danni collaterale e l'interoperabilità con i vari mezzi”
Così come si è dimostrata l'efficenza del munizionamento di precisione (come i missili da crociera su Tornado), usato per la prima volta in questa missione, in cui per la prima volta anche i Predator B, i velivoli con pilota remoto, son stati utilizzati per la ricognizione sul territorio libico. Naturalmente ancora non armati; anche se l'armarli è "un'opzione estremamente interessante e a basso costo", ha detto il capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, sottolineando come i costi contenuti siano da tener presente.
Nel suo saluto, il generale Abrate ha sottolineato come i sette mesi senza sosta, in cui i soldati hanno dovuto spendere energie fisiche e mentali, hanno dimostrato la capacità delle Forze Armate di affrontare una missione decisa dal Governo italiano in tempi stretti.
Piloti cacciabombardieri, sui velivoli armati di munizioni di precisione, intercettori, a difesa dello spazio aereo per il rispetto della “no fly zone”, ed i loro aerei: Tornado, F16 Falcon, Eurofighter 2000, AMX, Predator, G-222VS, KC-767 aerofornitori, per la prima volta usati per rifornimento in volo; velivoli Breguet, 1150 Atlantic.
Piloti e specialisti in sinergia, in joint e combine con le altre forze aeree e di terra e di mare e di altre nazioni…un’esperienza di coinvolgimento nello stesso linguaggio e nello stesso sistema, per il raggiungimento dell’obiettivo.
La Marina Militare, oltre alle missioni aeree, è stata impegnata in operazioni di embargo navale, con la portaeromobili Garibaldi, il cacciatorpediniere Andrea Doria, la nave Etna, le navi anfibie San Giusto e San Marco; le fregate Libeccio, Bersagliere ed Euro.
L’impegno dell’Aeronautica Militare nelle operazioni si è mostrato in vari ambiti, primo tra tutti, nel mettere a disposizione sette basi aeree (Trapani, Gioia del Colle, Sigonella, Decimomannu, Aviano, Amendola e Pantelleria), a beneficio sia degli aerei italiani sia di quelli alleati, a cui hanno dato supporto tecnico, logistico a sostegno di ogni missione.
Ciascuna Forza Armata è stata impegnata: l’Esercito, nel settore dell’addestramento, la Marina e l’Aeronautica negli interventi a supporto della risoluzione 1973, che stabiliva la “No fly zone” e a difesa della popolazione libica.
Ora la missione è conclusa, la popolazione libica ha raggiunto il suo primo obiettivo, liberarsi dal dittatore Gheddafi, grazie al contributo delle forze alleate che hanno risposto alla richiesta delle Nazioni Unite.
L’Italia ha dimostrato di possedere professionalità adeguate alle richieste di intervento, anche in tempi stretti.
E tale capacità si può mantenere con addestramento quotidiano. Naturalmente in linea con le capacità economiche del Paese……ma questo è un altro discorso
Maria Clara Mussa


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