03-10-2011 - Bakwa ci accoglie tra la soffice polvere che la circonda.
È sicuramente una delle zone più difficili dell’Afghanistan, al confine tra il Gulistan e l’Helmand.
Un avamposto che è casa e patria degli insurgents, dove, come confermano le Forze Armate, la minaccia è altra, sia quella di un Ied, sia quella che arriva dai tiri diretti.
Qui lavora il Reggimento San Marco della Marina Militare e in molti staranno a chiedersi cosa ci faccia la Marina tra le montagne dell’Afghanistan.
A rispondere è direttamente il comandante del San Marco, capitano di vascello Giuseppe Panebianco che spiega come i suoi uomini siano preparati e pronti a muoversi anche sul territorio impervio, come quello afgano, dove di mare neanche a parlarne.
La forza da sbarco è comunque opportunamente integrata con altri assetti necessari per renderla idonea all’assolvimento della specifica missione: i 422 fucilieri di Marina della Task Force Leone (TFL) affiancheranno gli altri Gruppi Tattici dell’Esercito Italiano, posti alle dipendenze della Brigata “Sassari” a cui è ora stata assegnata la responsabilità del settore Ovest (Regional Command – West) nell’ambito della missione in Afghanistan.
In un reparto operativo e altamente qualificato, non mancano le professionalità di spicco. Tra queste, abbiamo incontrato il sottotenente di vascello Edoardo Luzzi, 25 anni.
Arruolato a 18, figlio di impiegati, ha alle spalle una carriera importante. È stato perfino selezionato in California per formarsi con i Marines americani e, ricevendo un importante riconoscimento militare, ha anche ottenuto il brevetto Marsoc.
Il sottotenente di vascello Silvia Russo, invece, è l’unica donna della base; sono in due, in tutto il Reggimento.
“Sono orgogliosa di questo lavoro – spiega la militare di Latina – e dell’incarico che mi ha conferito il comandante. Mi occupo della logistica – fa sapere – ed è un ruolo di grande responsabilità.
A casa?
Non sapevo come dirlo ai miei, temevo si preoccupassero, invece hanno capito subito. È importante per me avere anche il loro sostegno”.
Gli addetti alla Pubblica Informazione, poi, ci accompagnano da Haji Esmail Kan, il sub-governatore di Bakwa.
Ci accoglie nel suo ufficio e parliamo con lui.
“E’ importante l’aiuto degli italiani – dice Kan – ed è prezioso il loro lavoro. La loro presenza è fondamentale per questo speriamo nell’apertura di una nuova base (si tratta di una C.O.P.) sulla strada per Farah”.
Ci giriamo e vediamo Akim (n.d.r. nome d fantasia).
Ha 14 anni e imbraccia un fucile.
Lavora con l’Ana, l’esercito nazionale afgano. Rifletto sulla sua età e sul suo lavoro…penso a quanti si occupano del fenomeno dei “bambini-soldato”, e di quanti in giovane età combattono invece di giocare o studiare.
Ma qui siamo in Afghanistan: qui, si combatte.
Qui si cresce in fretta.
nota
A Bakwa il capitano di vascello, Giuseppe Panebianco, del Reggimento San Marco della Marina Militare è subentrato al colonnello Lorenzo Daddario, del 186° Reggimento Paracadutisti Folgore