15-07-2011 - Non vogliamo dire parole che già abbiamo pronunciato tante, troppe volte.
Ma non possiamo, comunque, non esprimere la nostra commozione, che va al di fuori della testimonianza giornalistica, sulla morte di un nostro soldato, nel compimento del suo dovere.
Le parole di monsignor Vincenzo Pelvi, le lagrime di famigliari, amici e commilitoni; la presenza di autorità civili, militari e politiche; e tanta gente, che ha voluto portare il suo omaggio, il suo ultimo saluto al caporal maggiore Roberto Marchini, ucciso da un ordigno, mentre eseguiva il compito di scovare ordigni esplosivi e annullarne gli effetti devastanti; egli era paracadutista, dell'8° Reggimento Genio Guastatori della Brigata Folgore, attualmente in missione in Afghanistan.
Un altro atto di morte si è compiuto, un altro gesto dei talebani che stanno mettendo in atto tutte le proprie operazioni per tentare di annullare gli effetti positivi della presenza dell'ISAF in Afghanistan, facendo temere per la transizione che ci si augura avvenga entro il 2014.
Una data che faceva sperare, ma che da tempo fa tanto pensare, soprattutto se si manda la memoria agli eventi che costrinsero al ritiro delle truppe sovietiche dal Paese afghano.
Ci uniamo al dolore di tutta l'Italia, augurandoci, come tutti, che la morte di Roberto Marchini quarantesima vittima italiana dall'inizio della missione, possa non essere inutile.