21:37 martedì 26.11.2024
Predator, protagonista nel teatro operativo
Per ora non ancora armato, ma con la possibilità di esserlo
fotografie di: Mauro Masini e Daniel Papagni

30-06-2011 - Ci sarà un momento in cui il volo umano, quello del pilota seduto sul velivolo, risultato del sogno leonardesco e sviluppato nei secoli sino alle più sofisticate realizzazioni, diverrà un ricordo?
Il tempo pare giunto.
Protagonista ora è il Predator, velivolo a pilotaggio remoto (Unmanned Aircraft System) silenzioso ed operativo, capace di leggere i più piccoli indizi, usato per ricognizioni in tempo reale.
Per ora non ancora armato, ma con la possibilità di esserlo.
L'avevamo visto in azione nella base di Herat, in Afghanistan, ne abbiamo constatato ulteriormente le capacità durante una visita alla base di Amendola, presso il 32° Stormo, dove volano gli AMX e dove opera il 28° gruppo, "Le Streghe", centro del comando operativo del Predator, il cui comandante è il maggiore Matteo Molari e il suo vice è il maggiore Yuri Topini.
Le Streghe gestiscono l'attività del Predator, pilotando, dirigendo l'obiettivo a riprendere quanto serve, trasferendo i dati trasmessi dal suo Pod RecceLite e inviando le interpretazioni delle immagini al centro che le utilizza.
E tutto questo a migliaia di chilometri di distanza.
Il Predator in Afghanistan, le Streghe ad Amendola.
Due sono le versioni del velivolo: A plus, con motore Rotax 1000, a benzina e il B, turboelica, con motore Honeywell, tutti e due con sensori in grado di operare con ogni tempo meteo ed in ogni condizione di luce.
Dopo l'esaustivo briefing del comandante del 32°, colonnello Fabio Giunchi, che ha illustrato le caratteristiche dell'AMX e dei Predator, abbiamo seguito l'attività di un Predator B in volo, rendendoci conto della perfezione delle immagini trasmesse dal suo Pod RecceLite, che rimanda in tempo reale tutto quanto gli capita "sotto tiro"
Gente speciale, professionisti che, chiusi in shelter resi adatti ai complessi strumenti informatici, manovrano velivoli stando a chilometri di distanza; esperti che inviano immagini ad altri esperti che le interpretano, fissandoli in files che poi inviano a coloro che gestiscono la sicurezza del territorio.
E se parliamo di sicurezza del territorio, pensiamo non solo agli interventi dei nostri militari in teatri operativi, Afghanistan in primis; pensiamo anche alla protezione civile, a quanto succede nel nostro territorio patrio, che si potrebbe prevenire se controllato dall'alto, in modo sicuro.
E se il Predator fosse anche armato, potremmo dire di avere il massimo dell'efficienza.
Sotto le ali già sono allocati punti di attacco di possibili bombe o missili, che darebbero al velivolo a pilotaggio remoto la capacità di difesa a 360°.
Il Predator osserva la scena e la riporta a chi potrebbe intervenire immediatamente, senza rischi di vite umane.
E' un futuro che ci auguriamo non troppo lontano, che dipende dalla volontà politica congiunta di Stati Uniti ed Italia. Gli uni, titolari esclusivi del progetto, armi comprese; la seconda, utilizzatrice dello strumento.
Perchè non intervenire con i Predator armati in situazioni che si rivelano estremamente pericolose per l'uomo?
E'una domanda lecita, soprattutto se si pensa che le armi previste in dotazione potrebbero essere usate anche per affrontare problemi di Protezione civile, quali incendi estesi, strutture pericolanti da distruggere, ecc ecc.
La risposta alla domanda potrà giungere solo dalla politica, da una politica che non abbia paraocchi e che veda un pò più in là del domani.
Per ora Le Streghe intervengono dove è richiesta la loro attività, offrendo notevole supporto ai soldati impegnati in Afghanistan.
E per ora la gratitudine dei colleghi è motivo di stimolo per continuare, seppur senza armi.
Maria Clara Mussa


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