16-04-2011 - Grazie all'impegno e alla disponibilità del maggiore Marco Amoriello, responsabile dell'ufficio di pubblica informazione, che opera nella base di Herat, Camp Arena, Regional Command West, attualmente al comando del generale Carmine Masiello con i suoi paracadutisti della Brigata Folgore, la nostra redazione ha potuto vivere un'esperienza indimenticabile, visitando la città di Herat, accompagnata da una guida che parla italiano e che conosce ogni angolo interessante della sua città.
Herat è la Firenze afghana, città fondata da Alessandro Magno nel 330 a.C., ricca di testimonianze della cultura antica, di cui fa parte la scuola di ceramica, che fornisce le famose mattonelle blu, usate nella decorazione delle moschee, di Kabul, di Mazhar al Sharif e di Herat.
Prima tappa, la famosa Moschea blu.
Esempio superbo di architettura per il culto islamico, è difficile non essere presi dall'atmosfera ricca di spiritualità che la circonda.
Immensa, con spazi interni che possono accogliere anche diecimila fedeli, arcate imponenti e, naturalmente, suddivisa in parte dedicata agli uomini e parte dedicata alle donne.
Si distinguono immediatamente: tappeti morbidi e spessi ricoprono il pavimento della zona uomini, nudo il pavimento della zona donne che, per le preghiere, si portano appresso ognuna il proprio tappeto.
E, a lato della Moschea, il laboratorio per la creazione delle maioliche che compongono le decorazioni alle pareti.
Ci accolgono due artigiani, accanto al forno alimentato da fuoco a legna, in cui le ceramiche subiscono i vari processi di cottura, per essere poi deposte su un tavolo per la composizione dei disegni.
Il parere di un addetto del ministero della cultura darà il via all'uso della composizione.
Il giovane artigiano, che ci ha illustrato tutto il processo di composizione delle sue opere decorative, ci dona una tavoletta blu, che troverà posto sulla nostra scrivania in redazione, a memoria di un'esperienza indimenticabile.
Usciamo nell'ampio piazzale antistante la Moschea, per assistere all'uscita degli studenti dalla Madrasa, la scuola di religione, situata proprio a lato della moschea. Una miriade di giovani, appena ci vedono, si raccolgono intorno a noi, accolti dal sorriso di Philippe Leroy, nostro compagno di viaggio in Afghanistan, con il quale scambiano alcune parole.
Non son pochi coloro che parlano correttamente inglese e che ci descrivono la propria vita, con ampi sorrisi e simpatia evidente nei nostri confronti.
Anche questo è una dimostrazione dell'ottimo lavoro che svolgono i nostri militari, che aiutano la popolazione afgana nell'ambito della missione Isaf.
Ad alcuni bambini regaliamo penne biro, che sappiamo essere ben gradite.
Altri giovani, scopriamo seduti negli spazi accoglienti e silenziosi della moschea, intenti a studiare.
Un luogo aperto a tutti, alla preghiera e alla meditazione, che avvengono dopo avere eseguito le abluzioni previste: non si va a pregare senza essersi lavati.
Ecco, dunque, uno scorcio della vita afgana, che ancora descriveremo, pubblicando nei prossimi giorni immagini esclusive, scattate durante il nostro viaggio all'interno dell'Afghanistan, insieme a Philippe Leroy.