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C Day
Il giorno in cui, attraverso manifestazioni in piazza, l'astio contro Berlusconi ha creato il patriottismo a scoppio ritardato
fotografie di: Daniel Papagni e Giuseppe Lami

14-03-2011 - Come in molte città italiane, cosi a Roma, e precisamente in piazza del Popolo, sabato 12 marzo si è svolta la manifestazione "C Day" organizzata non da partiti, che forse non sarebbero stati in grado di riunire tante persone, data la ormai caduta di carisma che li caratterizza, ma da gente, gente che legge il Manifesto piuttosto che l'Unità, che ascolta i "magistrati democratici" e che, nella piazza non gremita come il 13 febbraio scorso, ascolta l'orchestra con coro che intona il Nabucco, dopo che le note del "Dies Irae" di Mozart hanno diffuso emozione struggente, per difendere la carta costituzionale..
E' una scoperta quasi piacevole.
Ci voleva l'astio contro il premier Silvio Berlusconi, per veder sventolare la bandiera tricolore in una manifestazione rossa.
Bancarelle itineranti, che seguivano il corteo, zeppe di magliette al Che Guevara; strilloni con il manifesto o il fatto quotidiano o l'unità, rappresentanti del pensiero unico antiberlusconi, che non potendo distruggerlo in modo democratico, cercano di limarne la resistenza in stile "gossip".
La Costituzione della Repubblica italiana, che a scuola non si è insegnata dal 1968 in poi, strumentalizzata in modo simpatico, ironico, addirittura istrionesco.
Sul palco, un nome noto, quello del magistrato Ingroia, che lavora nello Stato, ma non come politico.
E che, in nome della giustizia che, ad oggi, non è come i cittadini meriterebbero, già declama: "Il nostro stato di diritto si fonda su un equilibrio delicato di separazione dei poteri e se il potere giudiziario viene schiacciato dal potere esecutivo che tenta di conquistare il controllo diretto dell'esercizio dell'azione penale, di fatto i cittadini non saranno più uguali di fronte alla legge e non lo saranno addirittura all'interno della Costituzione. Può darsi che questa riforma non passerà, ce lo auguriamo, pare che non ci siano i tempi, ma la posta in gioco è grave, ha a che fare non tanto col nostro presente ma col vostro futuro".
E' questa la generazione di gente che vuole cambiare democraticamente la situazione italiana? E' affidabile?
A vedere il gruppo di studenti universitari che hanno sfilato in modo tranquillo, anche se "evidente" contro la manifestazione in atto e che, essendo appunto giovani e studenti, potrebbero essere lo specchio di quello che è la realtà italiana, non si direbbe.
Ascoltando poi una testimonianza sul C Day del TGLa7, vorremmo sottolineare la frase, qui riportata "E ancora il premio Nobel Dario Fo a Milano: "Io sogno di accorgermi che gli arabi sono arrivati qui e Bossi è scappato in Svizzera assieme a tutti i leghisti"".
Siamo stimolati a pensare che noi già avemmo un personaggio della Resistenza che uscì dall'Italia e che aspettò in Francia tempi migliori e favorevoli alla sua elezione a presidente della Repubblica italiana....e non era certo della Lega.
L'Italia, gli Italiani, che traggono origini dalla storia antica e che son stati padri costituenti della giustizia ed esempio per tutti gli altri popoli, l'Italia, popolo di eroi, santi, navigatori, poeti e uomini di giustizia, sono amati e ricordati proprio per la capacità di farsi apprezzare e rispettare, non per l'incarico ricoperto ma per ciò che con la loro sapienza e creatività riescono a lasciare in eredità ai figli.
Forse anche cambiando la carta costituzionale adeguandola alle esigenze.
Le leggi, se vogliamo che siano rispettate, devono rispecchiare le esigenze dell'uomo, prima ancora che l'uomo si adegui alle leggi.
E c'era pure Winnie de pooh.....
Maria Clara Mussa


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