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Operazione ''Vivaro'' il Corpo Forestale dello Stato in azione
Parco Regionale dei Castelli Romani sotto monitoraggio, soddisfazione per i risultati del blitz contro i cacciatori di frodo nell’area protetta
fotografie di: cortesia Giuseppe Lami

31-01-2011 - Roma, 30 gennaio 2011 - Moto, quad, fuoristrada, elicottero, 7 squadre per un totale di 25 uomini, sul terreno lungo i pendii boschivi del Monte Artemisio: questo il dispositivo messo in atto, sabato 29 gennaio, dal Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Roma, sotto la responsabilità del comandante Carlo Costantino, per l’”Operazione Vivaro” nel contesto della lotta al bracconaggio nel Parco Naturale dei Castelli Romani che ha portato al fermo di 4 persone.
Le ipotesi di reato contestate rientrano nell’esercizio illegale dell’attività venatoria, purtroppo ancora ampiamente praticata, soprattutto per la caccia al cinghiale, particolarmente presente nella zona, ad alimentare anche, in alcuni casi, il commercio illegale di selvaggina destinata alla catena di ristorazione locale.
L’operazione ha preso il nome dai “Pratoni di Vivaro”, la vallata che si allunga ai piedi del Monte Artemisio e da cui si accede, attraverso diversi varchi, al Parco protetto. Due dei fermati sono stati sorpresi in possesso di fucili da caccia calibro 12, sequestrati dai forestali, insieme alle munizioni. Per loro si paventa il reato penale di introduzione di armi non consentite nell’area, in aggiunta al reato amministrativo per documentazione irregolare relativa all’attività stessa e all’utilizzo dei cani da caccia, il cui accesso nel Parco naturale è vietato.
L’azione di contrasto ai cacciatori di frodo è iniziata nella prima mattinata presso il comando stazione del Corpo Forestale di Velletri. Il pool d’intervento formato da membri della Forestale di Roma, della locale stazione e dai Guardiaparco di Rocca di Papa, coadiuvato dal sostegno di una squadra aerea costituita da un elicottero AB 412 proveniente dal Centro Operativo Aeromobile del CFS di Roma Urbe, è stato coordinato dal responsabile del Nucleo provinciale di Polizia Investigativa CFS, Vice-Questore Aggiunto Marco Mei e dal Comandante della Stazione, Ispettore Capo Giuseppe Di Filippo.
Le squadre, composte da uomini e donne in divisa e in borghese, si sono distribuite nel Parco seguendo una mappatura delle zone più sensibili, delineata secondo i risultati delle costanti attività investigative degli operatori locali. La data dell’operazione coincide con l’ultimo fine settimana prima della chiusura della stagione venatoria, prevista per il 31 gennaio.
Questo tipo di operazioni, che rientrano nelle attività istituzionali del NIPAF, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Roma, hanno subìto un’intensificazione nel corso degli anni, da quando l’area protetta del Parco è stata ampliata, rendendo anche necessario aumentare il già costante impegno investigativo a livello locale.
Gli agenti impegnati nell’operazione, inerpicati lungo strade sterrate e sentieri resi particolarmente impervi e fangosi dalle piogge dei giorni precedenti, hanno ricevuto l’ausilio da parte di una squadra in elicottero che, impegnata nella perlustrazione dall’alto, forniva e segnalava agli operatori sul terreno elementi di identificazione importanti per raggiungere persone in sospette attività venatorie e postazioni costruite dai cacciatori stessi, per l’appostamento della fauna da cacciare.
Le unità che partecipano a questo genere di operazioni fanno capo al NOA, il Nucleo Operativo Antibracconaggio, che fin dal 1992 forma personale altamente specializzato sia sul fronte delle competenze sul patrimonio faunistico e orografico del territorio, sia sulle tecniche investigative e le strategie di contrasto alla violazione delle leggi di tutela, essendo a tutti gli effetti un corpo di polizia, con competenze specifiche nella lotta di alcuni fenomeni illegali e, in determinati contesti, addetto alla sicurezza e all’ordine pubblico.
In particolare, il NOA da ormai molti anni ha messo in funzione una serie di operazioni molto importanti che hanno luogo in determinati periodi dell’anno, soprattutto legati ai fenomeni di abbattimento e di commercio di specie faunistiche protette. Vi sono alcune zone “endemiche” in cui ormai la lotta a questi fenomeni è strutturata in azioni scadenzate e complesse per risultati più efficaci e duraturi. Tra queste, ricordiamo l’operazione "Adorno" nella provincia di Reggio Calabria, atto alla prevenzione e alla repressione dell’abbattimento del Falco Pecchiaiolo, innocuo rapace, oggetto di uccisioni massicce e indiscriminate a causa di una credenza popolare che li vede come vittime sacrificali propiziatorie di fortune per il suo abbattitore. L’operazione "Pettirosso" invece impegna i nuclei della Forestale di Brescia, con un focus particolare sulla Val Trompia, dove è ancora molto frequente la caccia e il commercio di selvaggina alata protetta ai fini della ristorazione, che la vede protagonista di alcuni piatti della cucina tipica locale, ma anche del commercio di animali vivi, utilizzati come “richiami” per la caccia.
L’operazione "Isole Pontine" vede invece impegnate le unità del NOA nell’Arcipelago Pontino, con particolare ausilio delle unità aero-navale del CFS,soprattutto durante le migrazioni di avifauna nel periodo primaverile.
Molto importante è anche l’operazione "Margherita di Savoia", nelle saline di Savoia, in provincia di Foggia, dove ha luogo una massiccia opera di contrasto al bracconaggio di uccelli acquatici migratori, in particolare tra settembre e aprile.
Negli ultimi anni, il NOA ha fermato e denunciato più di 150 persone, sequestrato oltre 3400 mezzi illeciti di caccia, tra cui archetti, lacci e reti, confiscato circa 60 armi da fuoco, principalmente fucili di grosso calibro, che hanno causato complessivamente più di 800 decessi tra diversi esemplari di fauna protetta. E parliamo di quelli rinvenuti ufficialmente. Risulta, dalle statistiche rilevate nel corso delle operazioni, che circa il 53% delle persone fermate non è in possesso della licenza di porto di fucile.
L’antibracconaggio diventa ancora più importante dunque nel novero della lotta ai fenomeni illegali, quando previene morti accidentali purtroppo non infrequenti nelle “battute di caccia” illegali.
Come quella avvenuta l’anno scorso proprio nel Parco Regionale dei Castelli romani, per mano del compagno di caccia che, spaventato dal rumore sentito tra i cespugli, non ha esitato a sparare senza verificare se fosse un uomo o un cinghiale, sulla cui testa oggi pende anche un’imputazione di omicidio colposo.
Considerata l’alta frequentazione delle zone boschive del Parco da parte di famiglie e di cittadini comuni che vanno a fare passeggiate ed escursioni nel tempo libero, possiamo anche capire l’importanza e la responsabilità di fermare quanti non rispettano le regole, mettendo in pericolo, la fauna, se stessi ed altri ignari cittadini. A conferma di quanto emerso dagli ultimi dati Eurispes del 2010, che attesta al terzo posto i Forestali, subito dopo Polizia e Carabinieri, che hanno superato la Guardia di Finanza nella fiducia degli italiani.
In particolare, la ricerca registra l’alto apprezzamento dei cittadini per l'impegno in favore della difesa dell'ambiente e del territorio e di una sempre più marcata sensibilità degli italiani verso i temi della qualità della vita e della tutela dell'habitat naturale.

cortesia Giovanna Scotton
Giovanna Scotton


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