03:25 mercoledì 27.11.2024
Una donna tra i soldati afghani
Testimone della gratitudine dei soldati dell’Afghan National Army verso gli Italiani che li addestrano
fotografie di: Daniel Papagni

20-12-2010 - Chissà cosa ne penserebbero gli Insurgents, gli irreprensibili Talebani, se sapessero che una donna, giornalista italiana, ma sempre e soltanto una donna, ha stretto la mano al comandante del 207° Corpo d'Armata, generale Jalandar Sha Behnam e lo ha intervistato; cosi come ha intervistato il comandante del kandak, maggiore M.Asghur, che fu braccio destro del "leone del Panjshir", l'eroe afgano Massud, divenuto mito del XXI secolo
L’incontro con il generale Jalandhar e con il maggiore Asghur, è avvenuto nel luglio 2010, dopo una visita a Camp Stone, una delle maggiori basi militari create dagli Americani in territorio afghano, a circa 20 chilometri da Herat.
E grazie alla Task Force OMLT (Operational mentoring liason team), l’unità multinazionale a guida italiana che accompagna i reparti dell’esercito afgano nelle attività addestrative e operative sul campo.
E’ stata un’esperienza interessante, per aver potuto constatare i risultati della cooperazione tra Isaf e Forze Armate Afghane (ANA) (Afghan National Army).
Costituite da veri guerrieri, forti della propria tradizione e del ricordo del loro eroe, il "leone del Panjshir", Ahmad Shah Massud, necessitano di esperienze già consolidate, volte al perfezionamento dell'organizzazione del loro esercito.
A questo è destinata la task force OMLT (Operational mentoring liason team), che coopera con l'esercito afgano, nella prospettiva dello sviluppo di un esercito nazionale pienamente autosufficiente e in grado di svolgere un'ampia gamma di operazioni per il controllo del territorio e la sicurezza della popolazione.
L’esercito afgano, dispone da oggi di una brigata di élite, di stanza a Herat e destinata a operare con i militari italiani del Regional Command West.
La 1a brigata del 207mo Corpo d'Armata ha superato le verifiche di piena efficienza operativa da parte dell’Operational Mentoring and Liaison Team (OMLT).
La certificazione ottenuta – la più alta conseguibile – è il risultato di una serie di valutazioni effettuate da speciali team costituiti da militari dell’esercito afghano e di ISAF, i quali valutano il grado di autonomia raggiunto dalle unità in termini di capacità di combattimento e di sostegno logistico.
Ed il comandante, generale Jalandar Sha Behnam, ha dato ampia conferma della solidale collaborazione con l'ANA.
Non pare per nulla infastidito che sia una donna a porgli domande, alle quali risponde con grande cortesia e disponibilità.
Quali sono i rapporti con il contingente italiano e quali cambiamenti si sono verificati dall'inizio delle operazioni di ISAF?
"Molti sono i cambiamenti, da quando sono incominciate le attività ISAF in Afghanistan.
I talebani erano una minaccia per il Governo e la società; il popolo non aveva diritti. ISAF ha aiutato il Parlamento e il Governo, rafforzando la sicurezza nel Paese e incominciando a creare nel popolo una certa stabilità e fede nei propri diritti".
Ed il lavoro compiuto a fianco della Task Force italiana dà ottimi risultati, afghani ed italiani rappresentano un Team in cui le due componenti sono molto legate e affiatate.
Quale sistema di addestramento è in uso, data la diversa provenienza delle reclute?
"E' una cosa gratificante vedere come le varie etnie, Tagiki e Pastun, soprattutto, che si son sempre contrastati, nell'Afghan National Army trovano il luogo d'incontro per contribuire alla crescita e al rafforzamento del proprio Paese.
La formazione e l'addestramento ogni giorno trovano motivo di esercitazione "dal vero", in situazioni in cui i soldati devono contrastare gli attacchi degli insorgenti e mettere così in atto quanto appreso".
Ad ulteriore conferma della solidità di questi guerrieri la perole del maggiore M. Asghur, comandante del kandak 4-1 (battaglione) della 1a brigata:
Fiero dei suoi uomini e grato al contingente italiano per il contributo che l'OMLT fornisce ai responsabili dell'addestramento dei suoi soldati, il maggiore Asghur sottolinea come i mentor italiani si rapportino in modo efficace con i militari afghani.
Il battaglione, che comprende artiglieria, ricognizione e supporto logistico, è molto apprezzato anche dai civili per la capacità di rendere sicure le strade, ripulendole dagli ordigni esplosivi posti dagli insorgenti nei percorsi che conducono alle città
Grato all'OMLT, il maggiore Asghur mostra anche di apprezzare la nostra volontà di far conoscere la situazione dell'Esercito afghano, sottoposto a grandi sacrifici nella sua fase di strutturazione e addestramento. Sarà nostra cura, promettiamo, descrivere le loro attività, i progressi compiuti, i sacrifici volti a preparare un esercito che vuol difendere in modo professionale il proprio Paese.
Asghur viene da un'alta scuola. Il suo esempio è stato l'eroe Ahmad Shah Massud, di cui è stato il braccio destro e con il quale partecipò a molte battaglie, riportando anche gravissime ferite, che non hanno ridotto il suo portamento. Ed è con fierezza ed orgoglio che, dopo l'intervista, mi fa dono del "pakol", il berretto che Massud usava portare e che rappresenta l'emblema della loro volontà di risorgere e dare stabilità al Paese. E nel momento in cui, con grande rispetto e grande orgoglio da parte mia, ricevo dalle sue mani il pakol, il mio pensiero va a colui che ha sacrificato la vita per il proprio Paese, un Paese in cui ancora stanno creando terrore e disordini gli “insorgenti”, quelli che mai darebbero considerazione ad una donna e che se vedessero che una signora viene "onorata" con un simbolo afgano e che stringe la mano ad un uomo afgano, sicuramente lancerebbero non solo anatemi.
La stessa fierezza di Asghur riscontriamo nel battaglione e nei ragazzi che stanno agli obici, pronti a dimostrare la loro efficienza, al comando del loro capitano paracadutista brevettato presso la Brigata Folgore a Pisa, Akil Mohammed.
Ragazzi dai venti ai venticinque anni, provenienti da varie e lontane città afghane, dove hanno lasciato fidanzate, mogli e figli che per mesi non potranno riabbracciare.
Mentre parliamo con loro, un militare scatta fotografie.
Notiamo lo smalto colorato sulle unghie delle sue mani e ne chiediamo il motivo: è “promesso sposo” e la fidanzata attende il suo rientro per il matrimonio.
Sono ragazzi di varie etnie, soprattutto Tagiki e Pastun, giunti ad Herat per costituire l'Esercito afghano. Perchè? Ed è sempre una donna che parla con loro, che pone domande, che sorride loro, li guarda negli occhi, come certo non permetterebbero i talebani.
La risposta unanime di Tagiki e Pastun:
"Perchè vogliamo rendere libero e più forte la nostra terra, l'Afghanistan".
E quando questo progetto sarà realizzato, quando in autonomia potranno gestire le proprie attività a beneficio della comunità afghana, anche il compito dell'OMLT potrà dirsi concluso con soddisfazione.
Un compito non facile, compiuto da gente che crede nella missione, consapevole della responsabilità che li investe in tale situazione.
E' un'operazione impegnativa, ma di grande soddisfazione, quando, oltre ai risultati evidenti, si hanno anche riconoscimenti da parte dei gradi più alti del comando dell'ANA, quale il generale Jalandar She Behnam, che ha esplicitamente dichiarato alla giornalista italiana la profonda gratitudine sua e dei suoi uomini verso il contingente italiano.
Possiamo dire di esserne testimoni orgogliosi, nella speranza che i sacrifici compiuti portino alla realizzazione del progetto afgano di stabilità e di autonomia di governo.
Maria Clara Mussa


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