05:34 mercoledì 27.11.2024
Herat, Afghanistan, insieme agli alpini della Taurinense (Esclusiva)
Molteplici le attività della Task Force ''Lince'', del Provincial Reconstruction Team, a favore della popolazione
fotografie di: Daniel Papagni

13-07-2010 - ll programma previsto era: visita alla fob di Bala Morghab, per seguire le attività degli alpini della Taurinense impegnati sul “fronte”.
Perché di fronte si tratta. Infatti, mentre gli F16C Fighter Falcon della Forza aerea americana attaccavano gli insorgenti nell'area di Bala Morghab, i nostri soldati erano talmente impegnati che non abbiamo potuto recarci da loro.
Elicotteri e altri mezzi, che avrebbero potuto trasportarci, erano tutti presi dall’attività operativa, non un posto libero per noi.
Negare la nostra delusione sarebbe improprio. Ma, davanti a “forza maggiore”, occorre seguire il regolamento; essere giornalisti embedded significa anche questo.
Dunque, saltato il programma Bala Morghab, abbiamo proseguito in quello dedicato ad Herat.
Ad Herat, città per altro molto bella, considerata la Milano dell’Afghanistan, che abbiamo potuto ammirare dall’alto della Cittadella, molte sono le attività svolte dal nostro contingente, mediante il Provincial Reconstruction Team, (PRT)
Sotto la responsabilità del colonnello Emmanuele Aresu, del 1° reggimento artiglieria di montagna, la PRT 13, Task Force “Lince”, si occupa della ricostruzione di strutture indispensabili, quali il ponte di accesso alla città; adeguamento dei servizi ospedalieri; costruzione di scuole e di strutture per le donne, come il Woman Social Centre, hub dedicato alle attività di e-commerce, con palestra e centro d’ascolto seguito da psicologhe dell’Esercito Italiano; assistenza sanitaria, svolta a favore di bambini, donne e anziani, con personale adeguato alle esigenze della popolazione femminile, che solo da donne può lasciarsi visitare.
I contatti con il mondo femminile avvengono tramite la tenente Silvia Guberti, a cui si rivolgono le donne afghane per trasmettere le proprie necessità.
Il servizio sanitario è molto apprezzato dalla popolazione, per la professionalità e la riservatezza dei nostri operatori.
Lo abbiamo sperimentato personalmente, con l’intervento del colonnello medico Vincenzo Piccinni, che ha suturato una ferita al ginocchio di chi scrive, caduta accidentalmente sui sassi della Cittadella e subito soccorsa con perizia e gentilezza dagli alpini del 1° artiglieria di montagna.
Quella del PRT è una collaborazione stretta con il “sistema Italia”, Organizzazioni non governative operanti sul territorio e Cooperazione del Ministero degli affari esteri, che permette un’attività completa a 360 gradi, di cui è molto grato il governatore della provincia di Herat, come ci ha spiegato il colonnello Aresu, ed anche la società civile, tanto che non passa sera che il Tg non riporti notizie riguardanti l’attività del PRT.
Un’altra operazione seguita dalla Task Force è il progetto “zafferano”, che pare stia dando buoni risultati.
I dati che il colonnello Aresu ci ha riferito mettono a confronto la resa di un ettaro coltivato a zafferano, 12.000 dollari con quella di un ettaro coltivato a oppio, 6.000 dollari.
“I progetti realizzati dal PRT, spiega Aresu, vengono realizzati sulla base di un masterplan presentato ogni anno, venendo scelti a seconda del budget a disposizione. E il lavoro svolto in questi cinque anni dai comandanti precedenti è stato veramente eccellente, tanto che la professionalità e la competenza degli italiani è molto apprezzata per la sua capacità di aiutare tutte le fasce sociali, a partire dalle più deboli.
Si cerca di aiutare la crescita dell’Afghanistan e di instillare nella sua gente la speranza di un futuro”, conclude il colonnello, mentre ci accompagna a vedere un’aquila, che, anche se non veterinari, i medici hanno soccorso, su richiesta della gente del luogo, curandole un’ala spezzata permettendole così di essere presto imbarcata per l'Italia, per essere curata da un'equipe di specialisti.
Una splendida aquila che, nel giardino della task Force, ha trovato solidarietà, affetto e un recinto accogliente, in attesa di guarire.
Anche un segno del destino, dove l'aquila, in mezzo agli alpini, si sente come a casa propria; e l'augurio finale del colonnello Aresu è la speranza di poter tornare ad Herat come un turista qualsiasi, in abiti civili, per apprezzare le bellezze del luogo, in un paese diventato libero e democratico anche grazie al contributo italiano.
Maria Clara Mussa


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