12-04-2010 - Madame Dobrilla ci riceve insieme ai nostri accompagnatori, il comandante del 9° Reggimento Fanteria "Bari" ora al comando in Kosovo del neonato Multinational Battle Group West, e del suo portavoce, capitano Francesco Frigiola, e pare soddisfatta di incontraci.
Schiva e minimalista, pare, ma si presta agli scatti fotografici e sale in cattedra a spiegare la storia del patriarcato, mostrandoci le architetture ed i tesori storici e religiosi.
E' una donna minuta, con lunghi capelli grigi che raccoglie in un berretto di lana, alta poco più di un metro e cinquanta, tutto pepe, come si suol dire, che pare dominare le sorelle che affollano la struttura in loro custodia.
Quanti anni avrà? E' già questo un primo mistero. Ella non dice, ma fa capire, nel suo modo umile ma chiaramente impositivo, di essere il fulcro della "casa".
Parliamo del Patriarcato di Pec/Peja, un complesso religioso architettonico stupendo. Sede del patriarchi serbi e patrimonio dell'Umanità. E, tuttora, protetto dalle forza di KFOR, in particolare dal contingente italiano.
Madame Dobrilla controlla la situazione del Patriarcato dal 1999.
Era appena scoppiata la guerra quando ella decise di tornare a casa da Parigi dove viveva con il marito.
La considerano tutti la custode del Patriarcato, dove per tradizione viene incoronato il patriarca ortodosso serbo, nel cuore della Serbia ortodossa, ora ridotta ad un'enclave in una regione abitata quasi esclusivamente da kosovari di origine albanese.
Il luogo in cui ha sede il Patriarcato è stato teatro di duri combattimenti, essendo una postazione dell'UCK, contro la resistenza dei serbi che, ad un certo punto, son dovuti fuggire di fronte alla forza delle milizie albanesi.
Il "luogo sacro" merita di essere protetto. Meritano le ricchezze culturali che troviamo all'interno e che madame Dobrilla ci illustra con dovizia di parole. E' la Storia con la s maiuscola che scorre davanti ai nostri occhi con le parole di colei che, ci accorgiamo, è appassionata amante di questo luogo di culto.
Non possiamo capire se il suo amore sia per la forza del luogo o per la sua fede in una maggiore affermazione del culto ortodosso nel territorio.
Le due cose si sommano. E la "piccola donna" ci sembra grande, tanto intenso è il suo desiderio che si possa ristabilire una vera pace, un vero equilibrio, una distensione che anche il popolo, fuori dalle mura del Patriarcato e semplicemente contadino, desidera da tanto tempo.