Settore Multinazionale Ovest di Unifil (Esclusivo)
E' la base di Tibnine, dove risiede il Comando Operazione ''Leonte 5''
fotografie di: Daniel Papagni
21-04-2009 - La giornata è trascorsa tra visita ai vari reparti, briefing dedicato al programma da svolgere nei giorni a seguire ed incontro con il generale Flaviano Godio, dal 28 novembre 2008 comandante del Settore multinazionale Ovest di Unifil, Missione "Leonte 5" .
Il Settore Multinazionale Ovest di Unifil, è un territorio di circa 25 per 30 chilometri di estensione, delimitato dal Mar Mediterraneo, a Ovest, dal Settore a guida spagnola a Est, dal confine (Blu Line) con Israele a Sud, e dal fiume Litani a Nord.
Nei nostri reportages abbiamo già descritto le attività operative dei vari settori del contingente italiano, sia della zona di confine con Israele, sia della parte a Nord, sul fiume Litani.
Il Sector West a Tibnine, in cui risiede il comando del Contingente, che, ancora sino a Maggio, è a guida Brigata di Cavalleria "Pozzuolo del Friuli", fa parte del gruppo di tre basi operative del Continente Italiano, tra cui quella di Marakah, di cui abbiamo già parlato descrivendo le attività dei Lagunari, e quella di Al Mansouri, dove operano i Lancieri di Novara.
Nella base di Tibnine, dedicata a Massimo Ficuciello, vittima dell'attacco a Nassiryah, risiede anche la sezione dedicata all'aggiornamento delle carte geografiche del territorio.
Geosat è il nome dell'ufficio, in cui operano il tenente De Benedetto e due tecnici, i quali, in base ai rilevamenti delle squadre che operano sul territorio ed ai dati provenienti dal satellite, sono in grado, ogni mese, di elaborare le informazioni sul computer ed aggiornare le mappe del territorio.
Le carte geografiche, così realizzate sono date alle amministrazioni locali libanesi, che altrimenti nulla saprebbero della situazione geografica del proprio paese.
Grazie al Geosat, è stato anche possibile creare un navigatore in grado di indicare le zone bonificate o quelle ancora pericolose, per la presenza di cluster bomb o mine.
Interessante osservare come, per la situazione politica in atto, di rapporti ancora non stabilizzati, le carte geografiche prodotte per le amministrazioni locali non riportino il territorio di Israele, ma la parte è lasciata in bianco.
Sempre accompagnati dai rappresentanti della Pubblica Informazione, il luogotenente Pino Flebus ed il maresciallo Roberto Maddeddu, dopo aver visitato la postazione, incontrato il Nucleo dei Carabinieri della 2a Brigata Mobile, e constatato la professionalità con cui son state realizzate le strutture adibite alla vita quotidiana dei soldati che là operano, siamo ricevuti dal generale Godio.
Comandante, a breve lascerà l'incarico per rientrare alle attività in Patria. Facendo il punto della situazione, cosa ha trovato in eredità nel teatro operativo libanese, quando siete arrivati al Sector West HQ e cosa lascerà in eredità alla Brigata che vi succederà?
"Mi ritengo uno dei pochi fortunati ad aver comandato una Brigata di Cavalleria in attività operative, il massimo dei sogni. Mi dispiacerà lasciare l'incarico.
Ho trovato una Brigata compatta, con forte spirito di corpo ed armonia nel personale di staff, armonia riconosciuta anche dal personale esterno.
La Brigata è composita: Reggimento di Artiglieria, dei Lancieri di Novara, dei Lagunari, del Genio-
E le diversità, che operano con lavoro sinergico, sono un punto di forza, di cui abbiamo avuto ulteriore dimostrazione a gennaio, nel momento di grande tensione; si è lavorato con grande affiatamento. Quello che lascerò è quello che ho cercato e cerco di non rovinare, ma di mantenerne intatto il livello.
A Maggio sarà la Brigata “Ariete” a subentrare alla Cavalleria “Pozzuolo del Friuli”."
Difficoltà?
"La Brigata di Cavalleria “Pozzuolo del Friuli” è stata la prima ad essere impiegata in Libano, dopo la guerra, e la prima a ritornare lo scorso Novembre. Al ritorno in Libano, dopo solo 18 mesi, per il breve lasso di tempo trascorso, abbiamo ritrovato e ripreso i rapporti con la popolazione che avevamo lasciato ottimi. Appena giunti si sono resi immediatamente operativi, periodo difficile ma stimolante."
L'esperienza del Libano, come operazione di peace keeping, può essere riprodotta in atri territori?
"Ogni crisi ha i propri motivi di genesi; non si può pretendere di avere una ricetta comune, al di là di un approccio con basi comuni.
Ciò che può andar bene in Libano, non è detto possa funzionare in Afghanistan o in Ciad. Occorre analizzare profondamente ogni crisi, per averne una soluzione attagliata, a seconda della cultura, degli influssi esterni, delle situazioni locali. In Libano, evidentemente, questa formula funziona.
In Libano, grazie alla presenza della Brigata, son giunti in visita e a portare un proprio contributo economico a sostegno di progetti per la popolazione, i presidenti della Regione e della Provincia del Friuli ed il prefetto di Gorizia."
Constatiamo, ascoltando le parole del generale Godio, che l'attività dei nostri militari in Libano è di grande responsabilità, nel cercare di mantenere il difficile equilibrio che possa permettere alla popolazione libanese di vivere una vita accettabile.
La collaborazione con le Forze armate Libanesi è quotidiana, così come con le strutture civili, mediante i team CIMIC (Civil and Military Cooperation), in nome di una crescita del Paese, mediante iniziative volte al sostegno della popolazione, che vanno dalla creazione di un punto medico di primo aiuto sino alla realizzazione di progetti con fondi nazionali o al coordinamento con le ONG.
E con i soldati, donne e uomini italiani, partecipano a questa gara di solidarietà anche persone della riserva selezionata, architetti, medici, ingegneri, che trovano per sei mesi un diverso motivo di realizzazione della propria vita, offrendo la propria professionalità a sostegno di chi ha bisogno.
Il nostro soggiorno all'Unifil Sector West, incominciato con questa giornata, è stato molto interessante dal punto di vista giornalistico, ma ancor più ci ha coinvolti dal punto di vista umano.
Abbiamo descritto nei precedenti reportages come gli uomini e le donne del Contingente Italiano siano amati e stimati dalla popolazione libanese ed abbiamo toccato con mano il perché, seguendoli nelle loro attività: dall'installazione repentina di collegamenti telefonici e ponti radio, alle bonifiche da sostanze tossiche e pericolose; dallo sminamento con l'uso di cani addestrati, all'eliminazione delle cluster bomb; dall'assistenza a bambini e adulti bisognosi di cure mediche, alla ricostruzione di edifici necessari alla comunità....
Tutto questo e tante altre attività collegate che vengono svolte con determinazione e professionalità, fanno sì che il nome Italia sia pronunciato con affetto e gratitudine dal popolo libanese.
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