14-04-2009 - La prima reazione è di non poter pronunciare parole, al vedere le case collassate, i cumuli di macerie e le strade percorse da veicoli di Vigili del Fuoco, Polizia, Carabinieri, Protezione Civile, unici autorizzati ad entrare nelle città devastate.
Poi arriviamo al campo, COM6, di Navelli. Una distesa di tende blu. Tavoli, sedie e cucina da campo e tante persone, donne, uomini di ogni età, ordinati e composti, cittadini fuggiti da Navelli.
Poche le case lesionate, una vittima, forse uno dei paesi meno colpiti dal terremoto, ma tanta paura. Meglio stare al campo, all’aperto, lontano da strutture pericolanti. E ne comprendiamo tutte le ragioni, parlando con loro. Ma nelle loro parole non avvertiamo sconforto e abbandono. Sentiamo la descrizione delle sensazioni di paura e di vulnerabilità di fronte alla forza della natura, ma con la consapevolezza di essere meno sfortunati di tanti altri, di quelli che hanno perso tutto, anche la vita.
Il campo che li ospita, ove incontriamo il responsabile del coordinamento di Navelli, Mario Giampietro, è di alto livello. In poche ore è stato allestito da uomini addestrati alle emergenze ed alla prontezza operativa, paracadutisti del Primo Nucleo Protezione Civile di Cinisello Balsamo, sezione di Milano, unico Nucleo abilitato appartenente all’ANPd’I (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia), tutti soci ordinari, paracadutisti che hanno servito nei reparti della Folgore, o abilitati al lancio con brevetto ANPd’I.
Coordinati dal segretario tecnico nazionale, Dario Macchi, al cui appello ogni sezione d’Italia ha risposto inviando propri rappresentanti, i paracadutisti a Navelli, uomini e donne, che si sono resi disponibili anteponendo la gara di solidarietà ai loro impegni, hanno preparato un ambiente in cui gli sfollati si sono subito sentiti come a casa, circondati da affetto sincero, sorrisi e disponibilità. Non solo il punto medico, ma anche un servizio di parrucchiera per signore, che hanno allestito in una tenda, fanno parte di quelle attenzioni che restituiscono la quotidianità interrotta dal terremoto.
Mentre ascoltiamo i racconti della gente, nella cucina da campo fervono i preparativi per la cena: un grande fuoco per cucinare la carne, il riso che vien cotto nei pentoloni da campo, i ragazzi cuochi improvvisati che discutono di ricette come grand gourmet con la gioia di poter essere utili…. e gli uomini di Navelli che partecipano alla preparazione dei tavoli per la cena… E questo è un momento che si ripete tre volte al giorno, colazione, pranzo e cena, senza sosta.
Ceniamo insieme al sindaco, Paolo Federico, sindaco anche di Civitaretenga, ed al vice sindaco, maresciallo comandante la Stazione dei Carabinieri, Ercole Angelone. E da loro ascoltiamo parole di ammirazione per il lavoro che i paracadutisti svolgono e per la celerità con cui le operazioni di soccorso sono iniziate, dando precedenza alle situazioni di emergenza.
Alle nostre domande sul futuro di Navelli, il sindaco sottolinea come per ora si dovrà aspettare un minimo assestamento, per poi intervenire con 1500 tecnici inviati da tutta Italia sul territorio abruzzese per effettuare rilevamenti strutturali e perizie che dovranno stabilire come procedere per riportare la normalità in Abruzzo, il cui capoluogo, L’Aquila, città testimonianza della devastazione del sisma, è presidiata giorno e notte dalle Forze Armate, Vigili del Fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Protezione civile, Polizia Provinciale e locale, che la sorvegliano da qualsiasi attività non preventivamente autorizzata e controllata.
La nostra visita coincide con la festività pasquale: le campane non suonano, ma la S.Messa viene celebrata nel campo in cui è allestito tutto quanto possa creare gioia e serenità: uova di cioccolata, dolci di pasticceri del luogo, colazione tradizionale… in questa domenica di resurrezione c’è anche la volontà di scambiarsi gli auguri, con lagrime di emozione.
Lasciamo l’Abruzzo, dove abbiamo incontrato forza di reagire, volontà di tornare a vivere, dignità di chi ha perso tutto, ma non la speranza che dagli errori e dalle superficialità dell’uomo, possa sorgere il senso di rispetto che dobbiamo avere nei confronti della natura.