Afghanistan raccontato in ''Exit Tragedy. Pensare che volevamo la pace in Afghanistan''
Presentato il libro di Mussa e Papagni al circolo culturale ''Galileo'' di Trepuzzi, Lecce alla presenza di S.A.R. la Principessa Soraya d'Afghanistan
fotografie di: Giuseppe Lami
21-04-2022 - A Trepuzzi, piccola cittadina di circa 15mila abitanti, nella provincia di Lecce, batte un cuore pieno di energia culturale che ogni anno produce eventi interessanti. E’ il circolo culturale “Galileo”, presieduto da Salvatore Capodieci che, nel calendario degli incontri per l’anno 2022, ha anche inserito il cruciale tema che riguarda l’Afghanistan.
Il 12 aprile scorso, dunque, con un pubblico attento e interessato all’argomento in programma, il Circolo ha ospitato la presentazione del libro di Maria Clara Mussa e Daniel Papagni: “Exit Tragedy. Pensare che volevamo la pace per l’Afghanistan”, editore LoGisma e finalista al ''Premio Cerruglio'', ricco di aneddoti, di fatti accaduti sia nell’ambito dei contingenti militari internazionali, schierati nelle Fob (Forward Operating Base), quali Bala Baluk, Bala Murghab, Shindand, Farah ecc.), sia nel corso degli incontri con la popolazione civile a Kabul, a Herat, nei villaggi, nelle scuole, nelle carceri e ricco di immagini scattate da Papagni.
Al tavolo, insieme agli autori, era il giornalista Pierandrea Casto ad introdurre la presentazione, facendo un breve excursus della situazione del Paese degli aquiloni, un tempo rigoglioso e vivace, quando regnava il re Amanullah; Paese poi distrutto dalle potenze straniere e dai terroristi.
Nello spiegare i motivi per i quali è stata creata l’opera dedicata al popolo afghano e ai caduti italiani che nel corso dei venti anni di missione cosiddetta di pace hanno operato con dedizione sino al sacrificio della propria vita, Papagni ha sottolineato con passione la situazione in cui le donne afghane si trovano, ricadute nel buio e nella violenza dei talebani che hanno ripreso il potere dall’agosto scorso, a seguito dell’abbandono del Paese da parte della Nato.
"Sui diritti mancati delle donne afghane hanno stipulato accordi vergognosi", ha detto l’autore, "costringendo la popolazione femminile ad essere reclusa".
"Ma non solo le donne stanno soffrendo", ha sottolineato Mussa: "tutta la popolazione attualmente è in grave pericolo, soprattutto i bambini, che subiscono i danni da carestia e carenza di igiene. E’ un disastro umanitario quello che sta subendo oggi l’Afghanistan", popolo forte di cui Mussa ha ricordato le attività di cui è stata testimone: operai sotto il torrido caldo o sotto nevicate gelide, con indosso abiti che noi non sopporteremmo neppure sotto le pioggerelline di marzo, forti e risoluti a portare a compimento lavori estenuanti.
A sottolineare la forza e la determinazione del popolo afghano, la testimonianza dell’imprenditore Salvatore Tafuro, presidente della RI Group di Trepuzzi, l’azienda che, incaricata dalla Difesa Italiana, in Afghanistan ha costruito tutte le basi, offrendo l’opportunità di lavoro a numerosi Afghani che ancora oggi gli scrivono grati per la sua generosità.
L'intervento di Andrea Angeli, prefatore del libro, ha offerto al pubblico una ulteriore visione della situazione attuale del Paese che egli conosce perfettamente per le numerose missioni là svolte, come peacekeeper incaricato dall'ONU e dalla NATO. Ed è in Afghanistan che ha incontrato i due autori, più volte, condividendo con loro le attività dei contingenti internazionali.
La presentazione di Exit Tragedy ha visto la partecipazione, applaudita e molto apprezzata, di S.A.R. la Principessa Soraya Malek d’Afghanistan, nipote del compianto re Amanullah Khan, sovrano dell'Afghanistan dal 1919 al 1928, anno in cui dovette abdicare, cercando in seguito asilo in Italia.
Soraya, figlia di Sua Altezza Reale la Principessa India a sua volta figlia delle Loro Maestà il Re Amanullah Khan e la Regina Soraya Tarzi, sovrani ricordati per essere stati promotori di importanti riforme come l'uguaglianza dei sessi, la prima Costituzione afghana, l'introduzione della scuola dell'obbligo per maschi e femmine, ha tenuto alta l’attenzione del pubblico, raccontando, con l’aiuto di immagini storiche, il suo illustre nonno e la vita che si conduceva allora in un Afghanistan crocevia di culture diverse e punto di riferimento nella “via della seta”.
La Principessa, che vive a Roma, attivista a favore dei diritti umani, attraverso “Soraya d’Afghanistan Foundation”, e che da anni è impegnata a promuovere il lavoro e la dignità delle donne afghane e assiduamente ricerca aiuti per il proprio popolo, in quella terra martoriata in cui, ogni tanto, ritorna a testimoniare la tragica situazione, ha espresso parole di apprezzamento per “Exit Tragedy. Pensare che volevamo la pace per l’Afghanistan”, in cui sono numerosi e coinvolgenti i racconti su quanto accaduto nei venti anni di missione in Afghanistan e sulla tragedia dell’abbandono del Paese da parte della Nato, in quel fatidico Agosto 2021.
Dopo gli applausi da parte del pubblico, Papagni ha espresso il proprio desiderio: ritornare in Afghanistan non più come reporter di guerra, bensì come reporter di pace.
Redazione
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