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''Missili ipersonici, satelliti e jet. Solo l’Ue ha i mezzi per farli''
Intervista rilasciata dal generale Pasquale Preziosa al giornalista Francesco Grignetti del quotidiano La Stampa
15-03-2025 - Per capire davvero che cosa sia questa fantomatica Difesa europea, il generale Pasquale Preziosa, già B]capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Militare, sul tema qualche anno fa ci ha scritto un libro.
Sentirlo è illuminante. Anche perché il generale è davvero esplicito: “Diciamo subito che occorre una deterrenza tale che nessuno possa pensare di attaccarci e vincere facilmente. Siccome l’unica minaccia non può essere altro che quella russa, ossia una potenza militare convenzionale ma anche nucleare, spaziale, e cyber, occorre mettersi in pari”.

Come arrivarci, però, è tutto da vedere. Perché è facile parlare di artiglierie, carri armati o munizioni. Altro sono le nuove futuribili ma già presenti tecnologie dell’attacco e della difesa.
Da dove iniziare?
“Possiamo iniziare con il missile ipersonico, sperimentato dai russi in Ucraina. I cinesi dicono di esserci. Gli americani, no. L’arrivo dell’ipersonico ha cambiato le carte in tavola. Mi spiego: è un missile di nuova generazione, che viaggia cinque-otto volte la velocità del suono, a circa 12mila chilometri all’ora.
Significa che impiega un tempo estremamente ridotto dal momento del lancio a quando colpisce. Ma così “buca” ogni difesa antimissile esistente. Persino gli americani sono scoperti, figuriamoci noi europei che non abbiamo quasi difese antimissile e antiaeree”.

Perché cambia le regole del gioco?
“Perché gli Stati Uniti erano convinti di avere una buona rete di difesa e invece così non è.
Pensate solo se i russi li usassero con testate atomiche. Finora la deterrenza atomica era basata sul numero di testate: russi e americani ne hanno operative circa 1500 ciascuno, poi c’è la Cina con 400 testate ma in rapida crescita, infine Gran Bretagna e Francia con qualche centinaio.
La deterrenza però si basa sul fatto che se tu mi spari un missile, io ne sparo uno uguale a te. Con il missile ipersonico di colpo la deterrenza pende a sfavore degli americani. Io glielo avevo detto già dal 2016 di prepararsi. Ne avevo scritto per tempo e quelli del Dipartimento di Stato vollero incontrarmi riservatamente.
Ora sono alla rincorsa. Ecco, sul missile ipersonico e su come difendersi, nessun Paese europeo da solo potrebbe farcela. Occorrono investimenti giganteschi. Forse ci si riesce come Unione europea”.

Poi c’è la questione dei satelliti. Avere una copertura ormai è cruciale altrimenti non si comunica, non si guidano i droni, e nemmeno si vede più la minaccia che ti arriva dal cielo.
“Del ritardo europeo si è già detto tutto. Quel che viene sottaciuto è che lo spazio è ormai un dominio dove si combatte già una guerra atipica. Sono giornalieri gli attacchi ai satelliti per accecarli o danneggiarli. Vengono sottaciuti, ma ci sono.
Ci sono missioni segrete americane e cinesi nello spazio con navicelle che vanno, vengono, stanno due anni, tornano… Lo spazio va considerato come un dominio operativo.
Quindi l'Europa, se vuole difendersi sul serio, dovrà avere anche una sua capacità spaziale. Va da sé che è un’altra questione che si affronta solo su scala continentale”.

Altri guai?
“La dimensione digitale. Tutto passa per il digitale, anche la guerra. Se l'Europa deve raggiungere la sua autonomia strategica, ebbene, il campo cyber oggi lo dominano le grandi aziende americane. Sono loro che possiedono oggi la maggior parte dei dati, mica l'Europa. La stragrande maggioranza dei data center è negli Stati Uniti.
Basta farsi un giro per vedere come chiudono i supermercati e li trasformano in data center. In Europa quasi nulla. Siamo in un ritardo pauroso. Però facciamo tanti regolamenti…”.

C’è però un ritardo pauroso anche negli armamenti convenzionali, no?
“Dovremmo in qualche modo ridurre quella che è la competizione all'interno dell'Europa altrimenti dei famosi 800 miliardi ne sprechiamo 600. Prendiamo i carri armati: abbiamo un polo italo-tedesco con Leonardo e Rheinmetall , ma poi un’altra azienda tedesca andrà con i francesi e gli svedesi per fare un prodotto diverso. Lo stesso accade con il caccia del futuro: due progetti contrapposti, uno anglo-italo-giapponese e uno franco-tedesco”.

Storia vecchia, vero?
“Quando facemmo l'Eurofighter, furono invitati anche i francesi. Ma siccome volevano fare tutto loro, le altre nazioni non furono d'accordo. E così ora i francesi hanno un loro modello che tutto sommato, parliamo almeno di numeri, non ha avuto lo stesso successo dell’Eurofighter”.

E torniamo al male oscuro dell’Europa. Gli egoismi nazionali possono convivere con una Difesa europea?
“Prima di ogni altra considerazione, è di questo che si deve parlare. I militari si preparano rispetto a una minaccia, ma è l’autorità politica che ci deve dire qual è. L’ultima versione del Concetto strategico della Nato identifica la Russia come una minaccia. Toccherà all’Europa definirne uno suo”.



Redazione
 
  
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