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Centenario Grande Guerra: Diciotto mesi di guerra del generale Maurizio Moris
Note, del generale Pesce, tratte dal testo redatto dall’ingegner Luigi Azzariti, generale di Corpo d’Armata e dal generale di Corpo d’armata Stefano Degiani, per la tipografia regionale Roma 1945
21-04-2018 - Ho avuto la fortuna di entrare in possesso di un breve scritto realizzato dal generale pilota Giuseppe Pesce, entrato in Aeronautica nel 1939 con il corso Urano, prendendo parte alla seconda guerra mondiale con l'8° Gruppo Caccia e meritando una medaglia; fondatore del Museo dell’Aeronautica; deceduto il 14 Aprile 2009.
Un’opera sintetica, la sua, ma molto significativa che riguarda Maurizio Mario Moris, considerato il padre dell’Aeronautica Italiana.
E quest’anno, ricorrendo il centenario della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, è importante dare visibilità a quello che fu non solo il padre dell’Aeronautica Italiana, ma anche un valoroso soldato per il suo impegno da Aprile 1917 al Novembre 1918)
Ora leggiamo le parole del generale Pesce, che descrive Moris, riportando note biografiche segnalate dal generale Azzariti e dal generale Degiani.
Maurizio Moris, nato a Parigi il 13 ottobre 1860 e spentosi a Roma, il 19 settembre 1944, comandante del genio di un’armata, già distintosi, specialmente in momenti difficili, per l’illuminata perizia, geniale iniziativa e feconda attività…
“Quando il 24 maggio 1915 entrammo nella Grande Guerra, scrive il generale Pesce, l’Italia aveva aeroplani, scuole, officine e campi di aviazione.
Avrebbe potuto avere molto di più di quanto vi era, se il generale Moris, nella sua opera creatrice dell’aviazione italiana, non avesse dovuto lottare contro lo scetticismo e l’incomprensione dei tanti che non credettero alle possibilità della navigazione aerea e tanto meno agli immensi e decisivi servizi che poteva rendere in guerra e, se non avesse dovuto lottare contro i pochi che, tutto comprendendo, anziché aiutarlo, si prodigarono nel dargli imbarazzi al fine di sostituirlo, per livore o per trarne vantaggi.
Al generale furono limitati i mezzi.
Ma quando poi la guerra dimostro necessità, gli fu fatto carico di non avere provveduto tempestivamente e, ripetendosi le ingiustizie di cui sono piene le storie dei creatori, il 23 dicembre 1915 veniva esonerato dall’incarico di Direttore generale per l’Aeronautica al ministero Guerra, la cui Direzione era stata proprio lui a farla costituire, per agire in modo più proficuo a contatto diretto con il ministro.
Al suo posto fu messo il generale Marieni, distintissimo ufficiale dell’Arma del Genio, ma allora senza preparazione in materia, perché non se n’era mai prima occupato.
Fu questa un’offesa atroce per il generale Moris e per i suoi valenti discepoli e collaboratori, tra i quali mi è grato ricordare l’amico generale Crocco divenuto luminare delle scienze aeronautiche e il generale Nobile, che andò a piantare la bandiera italiana al Polo Nord e di là, con generoso gesto, inviò a Moris il radiogramma: “senza di lei non sarei qui”.
Fu grande la sofferenza di Moris.
E quando il 15 aprile 1916 venne nominato comandante del Genio del I Corpo d’Armata non disse: ‘’ingrata Patria non avrai le mie ossa’’, ma si votò con slancio ai nuovi compiti.
Raggiunse il Corpo d’Armata nel Cadore; il suo comandante, generale Segato, apprezzò presto le sue qualità ed entrambi, forti marciatori in montagna, percorsero il Settore di quella Grande Unità in larghezza e in profondità, minutamente esaminarono il terreno e stabilirono l’organizzazione difensiva da realizzarsi, ai lavori della quale Moris dette subito forte impulso.”
Il generale Pesce continua nella sua descrizione dell’uomo leale e determinato che compie il proprio dovere con senso di dedizione alla Patria, partecipando con ardimento agli eventi che si susseguirono quale comandante della 4a, della 6a, dell’8a Armata
In una pagina Pesce riporta un ordine del giorno di Moris:
Comando Genio 8a Armata: Ordine del giorno n.64
<Pontieri del Piave! Foste messi ai miei ordini per gettare passaggi sul Piave; ivi nelle condizioni più avverse, per furia d’acqua e fuoco avversario dominante dalle altre, assolveste l’arduo e glorioso compito. Il nemico, che per prova fatta, riteneva difficilissima l’impresa, rimase sorpreso dai passaggi, fu sgominato, perdette province invase e terre irredente, implorò l’armistizio. Nel grandioso successo voi aveste grande parte. La vostra opera è ora richiesta altrove. Nel lasciare il Piave, a voi sacro per il sangue versato, per i compagni che vi trovarono gloriosa tomba, vi accompagna la benedizione delle donne, dei fanciulli e dei vecchi che al di là del Piave per i vostri ponti, hanno ricevuto pane, libertà, amore; e il ringraziamento della Patria diletta alla quale i vostri ponti aprirono le vie che portarono al raggiungimento di un’Italia più grande!
Zona di guerra, 4 novembre 1918 il maggior generale comandante del Genio dell’Armata, Maurizio Moris>
Continua il generale Pesce a ricordare Moris:
“La promozione a tenente generale per merito di guerra e la successiva nomina a senatore del Regno premiarono il Soldato e patriota indimenticabile.
Una sola chiusa può avere, penso, la mia modesta ma commossa rievocazione di quello Spirito Eletto, di quel Gigante del pensiero e dall’azione che fu Maurizio Mario Moris: possa la nostra Patria avere ancora e sempre uomini simili, così generosi e nobili figli!
Roma 25 ottobre 1945”










Maria Clara Mussa
 
  


 
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